Consiglio dei Ministri, c’è l’accordo sul fotovoltaico, ma le associazioni protestano

Il CdM approva decreto per agricoltura e pesca, con supporto alle imprese. Gli accordi sul fotovoltaico limitano nuovi impianti a terra. Critiche dall'Alleanza Fotovoltaico.

Pubblicato: 7 Maggio 2024 07:48

Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera allo schema di decreto legge sugli aiuti all’agricoltura, includendo disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale.

Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha sottolineato l’importanza straordinaria di questo decreto, rivolto al mondo agricolo e della pesca, orientato verso la salvaguardia del settore per evitare la sua desertificazione. Durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi tenutasi dopo il Consiglio dei Ministri, Lollobrigida ha evidenziato le difficoltà affrontate dal settore agricolo, accentuate dai conflitti in atto, che hanno colpito duramente le aziende, nonostante continuino a produrre eccellenze. Ha anche citato la situazione della pesca, indicando che mentre in Europa la media di perdita delle marinerie si attesta intorno al 28%, in Italia si avvicina al 40%.

In cosa consiste l’accordo sul fotovoltaico

L’accordo prevede il via libera al fotovoltaico avanzato, con gli impianti installati a un’altezza che non interferisca con l’attività agricola. Questa soluzione, nota come “agrisolare”, prevede anche l’installazione di impianti sui tetti degli edifici delle aziende agricole e agroindustriali. Sarà messo però uno stop ai nuovi impianti di fotovoltaico a terra che occupano terreni agricoli, garantendo che questi restino a disposizione degli agricoltori. Le opere già in corso non subiranno modifiche.

Nonostante l’accordo, restano pressioni affinché il decreto legge non includa il concetto di “aree non idonee”, come evidenziato nella lettera indirizzata a Giorgia Meloni.

Anie ed Elettricità Futura hanno fatto appello alla premier e ai ministri coinvolti affinché il decreto non limiti lo sviluppo degli impianti fotovoltaici in zone classificate come agricole.

Il ministro Lollobrigida ha affermato che non si stanno vietando gli investimenti nel fotovoltaico, ma si mira a garantire la compatibilità con l’attività agricola. Ha evidenziato anche i finanziamenti già erogati a migliaia di imprese e il potenziamento previsto, smentendo eventuali dissapori con il ministro Pichetto Fratin. Si privilegiano, come detto poc’anzi, soluzioni come l’installazione di pannelli sui tetti di strutture agricole o a un’altezza che non ostacoli la produzione.

La reazione dell’associazione di settore

L’Alleanza per il Fotovoltaico, rappresentante delle imprese italiane del settore, ha espresso forte preoccupazione riguardo l’approvazione: questa mossa, stando alla nota diramata, rappresenterebbe un colpo grave alla transizione energetica, evidenziando una mancanza di discernimento critico sulle posizioni ideologiche e populiste promosse dall’associazione nazionale dei coltivatori diretti.

L’Alleanza fa pochi giri di parole, e sottolinea che il conflitto tra lo sviluppo delle energie rinnovabili e l’agricoltura è una falsa dicotomia. Attualmente, dicono, solo una minima parte della superficie agricola, circa 17.000 ettari, è occupata da impianti fotovoltaici. Anche considerando l’eventualità di installare tutti gli impianti previsti entro il 2030 per raggiungere gli obiettivi del Pniec, sarebbe necessario utilizzare solo un ulteriore 0,6% della superficie agricola nazionale, ossia circa 80.000 ettari in più.

Nella nota poi si legge un tono di sorpresa per il fatto che appena una settimana dopo il G7 sul clima, durante il quale è stato sottoscritto un documento per triplicare entro il 2030 l’energia prodotta da fotovoltaico, il governo italiano stia agendo in contrasto con gli impegni internazionali. Se il decreto in discussione fosse approvato, oltre l’80% degli impianti fotovoltaici necessari sarebbero bloccati, vanificando investimenti per oltre 50 miliardi di euro e senza alcuna riduzione dei costi dell’elettricità, una priorità per famiglie e imprese.

Infine, l’Alleanza sottolinea che le imprese del settore fotovoltaico non perseguono scopi politici, non si coinvolgono in attività sindacali e non ostacolano la vita pubblica con proteste, ma contribuiscono attivamente alla transizione energetica, generando occupazione e sviluppo in aree che ne hanno bisogno, investendo capitali privati senza gravare sulle finanze pubbliche.

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