Pensioni, per chi potrebbe scattare l’aumento delle tasse

Per i contribuenti che vedranno aumentare le loro pensioni minime potrebbe, di contro, verificarsi un aumento delle tasse da versare, già a partire da novembre

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Redazione

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Per i contribuenti che vedranno aumentare le loro pensioni potrebbe, già a partire da novembre, verificarsi un aumento delle tasse. Il sistema di rivalutazione degli assegni, infatti, non esclude dal versamento dell’Irpef. Questo vuol dire che, superati determinati limiti Isee, anche le imposte potrebbero accrescere proporzionalmente.

Aumento pensioni grazie alla rivalutazione: come funziona

L’aumento degli assegni pensionistici non è una novità. Ogni anno, infatti, un sistema permette di adeguare le pensioni al tenore di vita, tenendo conto dell’indice dell’aumento dei prezzi Istat. La novità, questa volta, ha a che fare con i tempi. Con l’inflazione sempre più incalzante e il fenomeno caro prezzi diventato quasi ingestibile (qui le app che aiutano a risparmiare), il governo ha infatti deciso di anticipare la rivalutazione delle pensioni a novembre. Il conguaglio, quindi, vedrà alcuni assegni previdenziali aumentare, ad eccezione delle:

L’importo di perequazione eventualmente spettante sul trattamento complessivo viene ripartito sulle pensioni in misura proporzionale, con le modalità illustrate nella circolare n. 102 del 6 luglio 2004 (qui il documento consultabile).

La percentuale di aumento per variazione del costo della vita si applica:

Dal 1° gennaio 2022, invece,  l’indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato secondo il meccanismo stabilito dall’articolo 34, comma 1, della legge n. 448 del 23 dicembre 1998, ovvero:

Di quanto aumentano le pensioni e chi rischia di pagare più tasse

Con la circolare n. 15 del 28 gennaio 2022 è stato comunicato che la variazione percentuale ai fini della perequazione automatica delle pensioni, calcolata dall’ISTAT, è stata pari all’1,90%. Tale valore rappresenta l’indice di perequazione automatica da attribuire alle pensioni, in via definitiva, per l’anno 2022. Conseguentemente, si è proceduto al conguaglio da perequazione rispetto al valore dell’1,70% utilizzato in sede di rinnovo per l’anno 2022.

Proprio a ottobre, con apposita circolare (e prima degli aumenti di novembre, qui il calendario dei pagamenti), l’Inps ha reso noti i valori definitivi per l’anno 2022 (qui la tabella).

L’aumento delle pensioni, ovviamente, riguarda anche (e soprattutto) gli importi più bassi. A subire un incremento, quindi, saranno anche le pensioni minime. Il paradosso è che, con un importo maggiore, le tasse potrebbero proporzionalmente aumentare. In particolare, con la rivalutazione della pensione, rischia di pagare maggiori imposte chi:

Ad oggi, nulla è dovuto ai fini impositivi da chi ha un reddito minore a 8.145,00 euro (no tax area), ovvero chi non rientra nemmeno nel primo scaglione Irpef. Resta fermo che, anche una volta superato questo limiti, continuano a valere per i redditi bassi tutte le altre agevolazioni che invece il sistema previdenziale assicura. Bonus sociali, assegni previdenziali, reddito o pensione di cittadinanza laddove il soggetto e/o la famiglia risulta essere in possesso dei requisiti richiesti.

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