Pensioni a 62-63 anni, poi scalone fino a 67 anni: come funziona il sistema a doppia uscita

Il Presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, ha proposto un nuovo sistema di pensionamento: cos'è e come funziona la doppia uscita

Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

In pensione a 62-63 anni con il sistema contributivo, con uno scalone di 5-4 anni che permette poi di ricalcolare l’assegno pensionistico a 67 anni seguendo i criteri del sistema retributivo. Questa la riforma voluta dal Presidente dell’Inps Pasquale Tridico, che ha proposto una sorta di sistema a “doppia uscita” per andare a sostituire Quota 100, ormai in scadenza.

Pensioni a 62-63 anni con sistema contributivo

Se la riforma di Tridico dovesse passare, i lavoratori potrebbero andare in pensione a 62/63 anni – quindi anticipatamente – accettando di ricevere un assegno calcolato con il sistema contributivo. Questo vorrà dire in pratica che, ai fini del calcolo si terrà conto:

Al montante contributivo, poi, dovrà essere applicato il coefficiente di trasformazione, che varia in funzione dell’età del lavoratore, al momento della pensione.

Attualmente, per esercitare la facoltà di opzione è necessario che i lavoratori abbiano un’anzianità contributiva inferiore a 18 anni al 31 dicembre 1995 e possano far valere, al momento dell’opzione, una anzianità contributiva di almeno 15 anni, di cui cinque successivi al 1995.

Pensioni, assegno ricalcolato a 67 anni con il sistema retributivo

Una volta passati i 4-5 anni, con il nuovo sistema voluto da Tridico, al contribuente potrà essere riconosciuta la pensione di anzianità tramite sistema retributivo. Tale sistema di calcolo si basa su tre elementi:

L’importo della pensione in questo caso si compone di due quote:

Pensioni, come funziona il sistema a doppia uscita

Attualmente l’ordinamento previdenziale prevede il pensionamento tramite:

Inoltre, l’Inps riconosce ai lavoratori anche il ricorso al cd. “montante contributivo”, che rappresenta il capitale che il lavoratore ha accumulato nel corso degli anni lavorativi.

Il nuovo sistema proposto da Tridico, quindi, riconoscerebbe una sorta di doppia uscita ai contribuenti, che – come anticipato sopra – riceverebbero un assegno pensionistico calcolato seguendo i criteri del contributivo dai 62/63 anni fino ai 67 anni. L’importo, poi, verrebbe ricalcolato al raggiungimento dell’età pensionabile, con un assegno calcolato questa volta sulla base dei criteri del sistema retributivo.

Le proteste dei sindacati

La soluzione proposta allo scadere di Quota 100, così come prospettata, non piace però ai sindacati. I segretari di Cgil, Cisl e Uil, nello specifico, si sono dichiarati contrari alla proposta di Tridico, bocciando completamente il nuovo sistema a doppia uscita.

“Ci opponiamo all’introduzione di sistemi penalizzanti nel calcolo dell’importo della pensione. Non ci piace l’ipotesi di spacchettare in due l’assegno come propone Tridico”, ha dichiarato Roberto Ghiselli, segretario Cgil.

“Non ci sembra idonea l’idea di una pensione pagata in due rate. La flessibilità in uscita è comunque un’esigenza colta da tutti, anche dal presidente Inps. Bisognerà confrontarsi con il Governo per capire come costruirla. Siamo fiduciosi”, ha invece commentato il segretario della Cisl, Ignazio Ganga.

Forti opposizioni sono arrivate infine da parte di Uil e UGL, favorevoli al ricorso ad un sistema più flessibile, ma contrari alla proposta del Presidente Inps.

Sul post Quota 100, dunque, tutto sembrerebbe ancora da decidere.

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