La pensione Quota 100 alla scadenza: perché non funziona

I requisiti agevolati per l'assegno Inps preferiti da una platea di lavoratori ristretta, ecco come cambieranno i paletti per l'uscita dal lavoro con Mario Draghi

Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

I dati sulle pensioni nei primi tre mesi del 2021 e nel 2020, durante l’epoca segnata dalla pandemia da Covid-19, offrono un’analisi significativa dei modelli di accesso al sistema previdenziale e delle tendenze emergenti in un periodo di crisi sanitaria globale senza precedenti. Questi numeri rivelano importanti considerazioni sui tempi e sui modi attraverso i quali i cittadini hanno cercato di accedere ai benefici pensionistici durante un periodo caratterizzato da restrizioni e cambiamenti socio-economici.
Durante il 2020 e i primi mesi del 2021, la presenza della pandemia ha inevitabilmente influenzato il panorama delle pensioni, con effetti tangibili sulle modalità di accesso al sistema previdenziale. Ad esempio, potrebbero essere stati osservati cambiamenti nei tempi di elaborazione delle richieste pensionistiche a causa di un possibile aumento della domanda o di interruzioni nei servizi pubblici a causa delle restrizioni legate alla pandemia. Inoltre, la necessità di rispettare le misure di distanziamento sociale potrebbe aver portato a una maggiore utilizzazione dei servizi online per la presentazione delle domande pensionistiche, con conseguenti adattamenti nei processi amministrativi.

Quota 100, la costosa misura del governo Conte I funziona?

Innanzitutto i numeri dicono che Quota 100 non è stata preferita da chi ha deciso di ritirarsi dal lavoro. La misura consente di andare in pensione a 62 anni di età e con 38 anni di contributi. Ma, dati alla mano, solo il 43% degli ex lavoratori ha sfruttato al massimo la via d’uscita più agevolata dal mondo del lavoro.

Il 57% dei neo pensionati invece ha richiesto l’assegno tra i 63 e i 66 anni, quindi dagli uno ai quattro anni in più rispetto al minimo consentito, insomma diverso tempo dopo rispetto alla soglia limite stabilita dalla riforma fortemente voluta dal governo Conte I.

Cosa succede adesso alle pensioni: le ipotesi di Mario Draghi

Adesso Mario Draghi ha intenzione di cambiare le carte in tavola e stabilire norme di accesso più rigide al servizio pensionistico. Di quali stiamo parlando? Un’ipotesi avrebbe come conseguenza la creazione di uno scaglione per l’accesso ai servizi dell’Inps, ovvero una soglia di ingresso spostata in avanti anche di cinque anni.

Sarebbe un cambiamento brusco per chi si avvicina alla pensione, che vedrebbe allontanarsi immediatamente i tempi utili a richiedere l’assegno Inps. E quindi il governo sta pensando a un passaggio graduale da un sistema più agevolato, ma molto costoso, quello appunto di Quota 100, a uno più rigido, però sostenibile.

Le ipotesi più gettonate prevedono tra i requisiti i 41 anni di contributi per tutti, indipendentemente quindi dall’età, o una quota 102, che scatta cioè a 64 e non 62 anni, fermo restando i 38 anni di contributi. Sarebbe un modo di restringere la platea degli aventi diritto, facendo, allo stesso tempo, un po’ di economia.

Le statistiche evidenziano una tendenza verso una maggiore frequenza della pensione anticipata rispetto alla pensione di vecchiaia in Italia. Circa 290.000 italiani hanno scelto la pensione anticipata, mentre 266.000 hanno optato per la pensione di vecchiaia. L’importo medio dell’assegno pensionistico è di 1.249 euro. Tuttavia, a partire da agosto, è previsto un taglio dell’assegno per alcuni beneficiari.
Tale misura è stata adottata con l’obiettivo di garantire la sostenibilità del sistema pensionistico nel lungo termine e di ridurre il peso delle pensioni sul bilancio statale. Tuttavia, è importante sottolineare che tali tagli potrebbero avere un impatto significativo sul reddito e sulle condizioni di vita dei pensionati interessati.

Per coloro che vedranno il proprio assegno pensionistico tagliato, potrebbe essere necessario pianificare in modo accurato il proprio bilancio e adottare eventuali misure di risparmio per far fronte alla riduzione dei redditi. Inoltre, potrebbe essere opportuno valutare alternative di integrazione del reddito, come l’accesso a forme di previdenza complementare o l’esplorazione di opportunità di lavoro supplementare, se possibile.

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