Opzione donna, stretta del Governo: cambiano ancora i requisiti per la pensione

Nonostante la proroga nella manovra, diventano più selettivi i requisiti dello strumento che permette il prepensionamento delle lavoratrici

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Redazione

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Si restringe la platea delle donne che potranno accedere alla possibilità di uscire dal lavoro in anticipo rispetto all’età da pensione. Nella Legge di Bilancio il governo Meloni ha prorogato “Opzione donna” ma cambiando i requisiti dello strumento che permette oggi il prepensionamento alle lavoratrici con almeno 35 anni di contributi a a 58 anni per le dipendenti e 59 per le autonome. Nell’ultima bozza di Manovra approdata alla Camera il trattamento previdenziale viene destinato alle 60enni, con un limite di età che dovrebbe essere abbassato in base al numero di figli.

Opzione donna, stretta del Governo: la nuova bozza

Rispetto alla casella in bianco nel testo presentato nei giorni scorsi dalla premier Giorgia Meloni, la norma è stata riscritta prevedendo che i requisiti vengano maturati entro il 31 dicembre 2022, con la possibilità di un prepensionamento con oltre 35 anni di contributi e un’età anagrafica pari a 60 anni, ridotta di un anno per ogni figlio nel limite massimo di 2 anni, per quei soggetti che svolgano, da almeno 6 mesi, una attività di careviger nei confronti del coniuge o di un parente di secondo grado o un invalido oltre il 74%.

Dopo l’iniziale modifica ribattezzata “Opzione mamma” che legava l’età al numero dei figli, e il successivo dietrofront per via delle polemiche sulla possibile incostituzionalità di questo parametro, la nuova ipotesi rende più selettiva l’idea iniziale e dovrebbe limitare l’anticipo pensionistico a tre categorie.

Opzione donna, stretta del Governo: i possibili requisiti

Come spiegato nella stessa relazione illustrativa della Manovra, l’intervento del Governo opera “una selezione dei beneficiari che opera su due piani concomitanti” e, oltre all’innalzamento della soglia anagrafica, rivolge il trattamento previdenziale soltanto alle donne che:

Stando a quanto emerge dall’ultima bozza della norma, la soglia d’uscita innalzata a 60 anni dovrebbe essere abbassata di un anno per ogni figlio, fino al massimo di due: 58 anni d’età se madri di due o più, a 59 anni, se soltanto con uno. Solo per le lavoratrici licenziate o dipendenti da aziende in crisi la riduzione a 58 anni è a prescindere dai figli (qui abbiamo parlato degli aumenti sui bonus per chi va in pensione più tardi).

La doppia stretta ridurrebbe in questo modo la platea di “Opzione donna” a soltanto 2.900 beneficiarie nel 2023 per una spesa di 20,8 milioni di euro, a fronte dei 110 previsti con l’attuale versione (qui le date dei pagamenti delle pensioni di dicembre).

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