Per diventare un bravo dottore – sia esso il più classico dei medici di base o l’oncologo più illuminato del settore – è davvero utile sapere che Dario Fo è l’autore dell’opera teatrale Mistero Buffo, o che Niccolò Machiavelli si prodigò nella scrittura de Il Principe, mentre in Italia imperversavano le guerre tra Stati? Per diagnosticare un disturbo specifico o per somministrare una cura ad un paziente, è necessario conoscere l’anno di emanazione delle leggi razziali o ricordare quando è avvenuta la strage di Capaci?
Tutte queste domande – che di primo acchito si tenderebbe a considerate con leggerezza, ma che in realtà celano una questione di grande importanza per milioni di giovani italiani – stanno facendo il giro del web a seguito dell’ultimo test di ammissione svolto su base nazionale per accedere ai corsi di laurea di Medicina e Chirurgia. Una prova che ogni anno rappresenta un vero e proprio scoglio per tantissimi ragazzi del nostro Paese con l’ambizione di esercitare la professione del medico.
Test di medicina, scoppiano le polemiche sui quesiti: perché vengono contestati
Il dibattito che ciclicamente si solleva dopo che vengono svelati i quesiti del test – composto da 60 domande a risposta multipla a cui va data una risposta entro un limite massimo di 100 minuti – riguarda sia lo scarso lasso di tempo che viene messo a disposizione dei candidati, sia le tematiche su cui vertono i quesiti stessi, in particolare quelli che rientrano nella categoria che viene classificata come di “Ragionamento logico e Cultura generale” (quest’anno erano i primi 22 problemi).
Ad un livello invece più organizzativo e di gestione delle dinamiche della professione a livello statale, i forti malumori ogni volta riguardano il meccanismo tramite cui vengono selezionati gli studenti meritevoli di partecipare al corso di laurea. I posti messi a disposizione sono infatti da sempre molto inferiori come numero rispetto ai candidati che ambiscono a superare la prova: sotto questo punto di vista il 2022 non ha fatto eccezione, dato che per un totale di 65 mila candidati erano a disposizione solamente 15.876 posti, suddivisi nei vari atenei del territorio nazionale in base alle disponibilità logistiche e spaziali registrate presso il dicastero dell’Istruzione, il cui attuale inquilino è il ministro Patrizio Bianchi.
Le proposte di chi vuole cambiare il test di medicina: da Salvini a Bassetti, quali sono le modifiche
E così già da tempo si sono moltiplicati gli appelli in tutta Italia affinché il sistema di selezione venga modificato per i concorsi futuri, soprattutto in virtù del fatto che nel giro di qualche anno il nostro Paese si ritroverà a soffrire una mancanza terribile di medici abilitati alla professione, con la malaugurata ipotesi (già sperimentata durante la crisi pandemica, quando l’emergenza prese il sopravvento su ogni normale ragionamento) di dover richiamare parte dei dottori che oggi hanno già scelto di “appendere il camice al chiodo” e andare in pensione, facendo rischiare la paralisi al settore.
Il desiderio di modificare la procedura che impedisce a decine di migliaia di studenti di accedere al corso di laurea prescelto è stato espresso anche da alcuni rappresentanti della politica. Uno tra tutti Matteo Salvini (qui la sua posizione ai sondaggi), che anche in questa campagna elettorale ha rilanciato l’esempio della vicina Francia come modello da imitare: nell’apparato legislativo d’Oltralpe, infatti, non esiste alcuna prova d’ingresso, ma lo sbarramento interviene dopo il primo anno di studi, nel caso in cui la persona iscritta abbia dimostrato di avere un’attitudine allo studio della professione – frequentando con costanza le lezioni e superando gli esami con buoni profitti, senza finire nella categoria dei fuoricorso – allora può proseguire la facoltà e compiere il percorso completo della durata di sei anni, altrimenti viene invitato ad abbandonare e scegliere un’altra strada.
Critiche e punti di forza dell’attuale prova scritta: perché si vuole cambiare il test di medicina
In questo modo, sottolinea il leader della Lega, vengono premiati gli studenti più disciplinati e volenterosi che – in una prova molto articolata e difficile come quella presente oggi, oltretutto concentrata in nemmeno due ore di tempo – rischiano di poter svolgere il compito nelle migliori condizioni, vedendo penalizzata la propria performance. Un pensiero condiviso anche da una parte non irrilevante della comunità scientifica, uno tra tutti il celebre virologo Matteo Bassetti, che si è detto d’accordo con il capo del Carroccio.
Intanto però il senso di irritazione di chi reputa estremamente ingiusto questo meccanismo di selezione è sfociato in un malcontento che ha coinvolto centinaia di migliaia di studenti di molti atenei da Nord a Sud. Manifestazioni di protesta sono state organizzate a Milano come a Napoli, a Torino come a Palermo. L’apice si è raggiunto all’Università la Sapienza di Roma, dove l’Unione degli Universitari (UDU) – uno dei più grandi gruppi associativi italiani al livello accademico – ha svolto un sit-in al grido di “Università aperta e accessibile a tutte e tutti“, chiedendo che vengano stanziati nuovi fondi statali per “aumentare il personale docente, predisporre nuove aule, attrezzare i laboratori e garantire a tutti una didattica di qualità”.
In arrivo la nuova modalità TOLC: ecco cosa prevede la modifica al test di medicina voluta dal ministro Speranza
Intanto, come annunciato mesi fa dal titolare del ministero della Salute Roberto Speranza, quelli appena conclusi saranno gli ultimi test effettuati con tanto di foglio cartaceo e crocette apposte a penna. Dal prossimo anno infatti entrerà in vigore la riforma che introduce la cosiddetta modalità TOLC, che prevede una prova di valutazione svolta completamente online. Una misura che dovrebbe permettere una massiccia semplificazione delle procedure sia durante la fase preliminare della presentazione dei documenti necessari a partecipare, sia nel successivo momento di correzione e relativa pubblicazione delle graduatorie.
A beneficio dei meno esperti in materia, è bene ricordare come non esista un punteggio soglia sopra il quale si ha la certezza di essere ammessi al corso di laurea. L’elenco dei “vincitori” e degli esclusi viene infatti compilato tenendo conto della media nazionale dei risultati: di conseguenza, mantenendo l’esempio di quest’anno, i primi 15.876 classificati d’Italia verranno collocati negli atenei in base alle sedi da loro indicate, mentre per gli altri sopravvive la speranza di essere ripescati in caso di rinuncia di chi li precede.