Il Tfr ovvero il trattamento di fine rapporto è la somma che il lavoratore accumula durante il suo impiego e che viene pagata alla fine del rapporto di lavoro.
Esso fa parte dello stipendio che il datore di lavoro accantona ogni mese e viene indicato in busta paga. Significa che una parte della retribuzione viene messa da parte in quanto verrà erogata al lavoratore solo quando il rapporto di lavoro finirà nel caso, ad esempio, di licenziamento, dimissioni o pensionamento. La domanda che ci si pone è se è possibile chiedere l’anticipo del Tfr. Ecco i dettagli in merito.
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Conviene davvero chiedere l’anticipo del Tfr?
Come spiegato, il Tfr è il trattamento di fine rapporto lavorativo. Esso spetta a tutti i lavoratori dipendenti, sia con contratto a tempo indeterminato che determinato e si applica sia nel settore pubblico che privato.
Funziona in modo molto semplice: ogni anno l’azienda accantona una cifra che corrisponde a circa uno stipendio in più. Più nel dettaglio, si prende la retribuzione annua e la si divide per 13,5. Per determinati rapporti di lavoro, poi, va sottratto da tale importo un contributo dello 0,50% secondo quanto prevede la Legge numero 297 del 1982. Il fondo accantonato fino al 31 dicembre dell’anno precedente, poi, deve essere rivalutato ogni anno e la rivalutazione si effettua sommando un tasso fisso dell’1,50% e il 75% della variazione dell’indice Istat Foi (prezzo al consumo per le famiglie di operai e impiegati).
Chiedere l’anticipo del Tfr potrebbe risultare un’opzione interessante in alcune situazioni specifiche, soprattutto se si ha la necessita di denaro. Accedere al Tfr in questi casi, infatti, potrebbe rivelarsi un’alternativa alla richiesta di un prestito o un finanziamento bancario con il vantaggio che si eviterebbe di sostenere interessi elevati o costi aggiuntivi tipici di tali strumenti finanziari. Tra gli svantaggi di tale scelta, invece, c’è la tassazione separata che viene applicata sulla somma che si riceverà in anticipo. L’opzione dell’anticipo potrebbe quindi risultare meno conveniente per coloro che hanno redditi alti in quanto la tassazione tende a essere più pesante. Bisogna infine ricordare che c’è un limite significativo all’anticipo del Tfr. Tale opportunità, infatti, è concessa solo una volta nel corso della carriera e non è garantita in quanto il datore di lavoro potrebbe non essere in grado di soddisfare la richiesta perché vi sono limiti precisi stabiliti dalla legge per l’accesso al Tfr.
Differenza Tfr e Tfs
Il Codice Civile sancisce il diritto dei dipendenti privati di ottenere l’anticipo del Tfr fino al 70% di quello già accumulato ma solo se la richiesta è motivata da ragioni specifiche previste dalla legge. Tra le motivazioni valide per fare tale richiesta ci sono le spese sanitarie straordinarie, l’acquisto della prima casa o la necessità di dover affrontare delle situazioni di emergenza.
Per quanto concerne i dipendenti pubblici, l’Inps nel messaggio 1628 del 25 aprile 2024 ha annunciato la sospensione delle richieste di anticipo per anticipo Tfs/Tfr per il 2024 per esaurimento delle risorse finanziarie.
Il termine Tfs si riferisce all’indennità riservata ai dipendenti pubblici assunti prima del 1° gennaio 2001 che viene liquidata alla fine del rapporto di lavoro. A chi è stato assunto, invece, dopo tale data, è applicato il trattamento di fine rapporto (Tfr). Il primo si basa sull’ultima retribuzione completa del dipendente mentre per il secondo non c’è alcuna connessione diretta con lo stipendio in essere al momento della cessione del rapporto di lavoro.
In ogni caso, negli ultimi mesi, il tema del trattamento di fine servizio è tornato al centro dei dibattiti. A giugno scorso, infatti, la Consulta ha emesso una sentenza, esattamente la numero 130/2023 del 23 giugno, con la quale ha dato un chiaro messaggio. Il pagamento posticipato della liquidazione ai dipendenti statali per chi va in pensione (per aver raggiunto i limiti di età o servizi) viola le garanzie costituzionali del lavoratore. La Consulta ha aggiunto che è essenziale e prioritario che il Parlamento intervenga affinché tale problema venga eliminato. Sotto la lente di ingrandimento ci sono infatti due norme ovvero l’articolo 3 comma 2 del Decreto Legge numero 79 del 1997 che ha introdotto il ritardo di 1 anno nel pagamento della liquidazione e l’articolo 12 comma 7 del Dl numero 78 del 2010 che ha previsto la rateizzazione del Tfs.
Casi in cui è possibile chiedere l’anticipo del Tfr
I dipendenti devono soddisfare dei requisiti specifici per poter chiedere l’anticipo del Tfr. Innanzitutto devono avere almeno 8 anni di servizio continuativo presso il medesimo datore di lavoro. Tale requisito esiste sia per tutelare il datore di lavoro (assicurando la stabilità del contratto) che il dipendente (impedendo richieste troppo anticipate). Per richiederlo, poi, è necessario fornire, come spiegato, una valida motivazione coma la necessità di dover affrontare spese mediche straordinarie o l’acquisto della prima casa. È inoltre necessario fornire la documentazione che giustifichi la richiesta di anticipo. Bisogna infatti dimostrare che la motivazione presentata è legittima e corrisponde a una necessità reale. Inoltre per richiedere l’anticipo del Tfr, il dipendente non deve aver mai ricevuto un anticipo nel passato per il medesimo contratto di lavoro. Infine, la Legge stabilisce che è possibile ottenere soltanto fino al 70% del Tfr maturato e non tutta la cifra per far sì che una parte della liquidazione resti disponibile al momento del termine del rapporto di lavoro.
Limiti che tutelano i datori di lavoro
Ci sono dei limiti in merito alla richiesta di anticipo del Tfr che tutelano i datori di lavoro. Per Legge, infatti, c’è un limite nelle richieste in quanto solo il 10% dei dipendenti può farne richiesta ogni anno. In ogni caso, non più del 4% del totale dei dipendenti dell’azienda. In un’azienda di 100 dipendenti che soddisfano i requisiti, il datore di lavoro può considerare massimo 10 richieste all’anno anche se è obbligato ad accettarne solo 4. Tale limite, del 4%, è importante perché le aziende che hanno meno di 25 dipendenti non hanno l’obbligo di concedere l’anticipo. Non sono poi tenute ad autorizzare quest’ultimo, le attività dichiarate in fallimento, liquidazione o in crisi nonché quelle in cassa integrazione straordinaria. Nel caso in cui il datore di lavoro riceva più richieste di anticipo Tfr sono i contratti collettivi a stabilire i criteri di priorità. Nel caso manchino indicazioni specifiche, di solito si utilizza il criterio cronologico di ricezione.
Quali sono i passaggi per richiedere l’anticipo del Tfr?
Ci sono dei passaggi specifici da seguire per richiedere l’anticipo del Tfr. Il primo è quello della presentazione della richiesta formale in via scritta. Essa deve contenere il nome del dipendente, la data in cui è stato assunto, la posizione che ricopre all’interno dell’azienda e la richiesta specifica di anticipo Tfr. Come detto, va prodotta in forma scritta in quanto la comunicazione orale non è accettata.
Insieme alla richiesta, poi, deve essere fornita una motivazione valida. Ad esempio che si deve acquistare o ristrutturare la prima casa fornendo, ad esempio, come prova il contratto preliminare di acquisto o un preventivo per i lavori di ristrutturazione. La motivazione può riguardare anche la necessità di spese per terapie o interventi straordinari e in questi casi serve un certificato medico che dimostri la necessità dell’intervento o del trattamento nonché un preventivo o una fattura delle spese mediche previste. Inoltre, la motivazione può riguardare anche motivi personali senza dover per forza specificare il motivo. Questa opzione, però, è disponibile solo per le aziende con più di 25 dipendenti e la cifra che si può ottenere è più bassa, solo il 30% del Tfr maturato. È però il datore di lavoro a decidere se concedere o meno l’anticipo. Infine, c’è da attendere che venga verificata l’autenticità della documentazione fornita e se la motivazione è realmente valida.
Gli obblighi del datore di lavoro
Il datore di lavoro che riceve una richiesta di anticipo Tfr ha degli obblighi e delle responsabilità. In primis, come detto, deve esaminare la documentazione con attenzione. In seguito, dopo aver valutato la richiesta, deve informare il dipendente della decisione presa che può essere positiva o negativa. Nel primo caso si ottiene l’erogazione dell’anticipo richiesto mentre nel secondo caso ciò non è possibile in quanto i requisiti non sono stati soddisfatti.
Nel caso in cui la richiesta venga approvata, poi, il datore di lavoro deve erogare l’anticipo rispettando le regole che impone la Legge. In più, deve preparare una lettera liberatoria che il dipendente deve firmare confermando di aver ricevuto l’anticipo. Una volta ricevuto quest’ultimo, infine, l’importo del trattamento di fine rapporto accumulato deve essere ridotto della cifra erogata. Significa che quando si terminerà di lavorare, il Tfr che si riceverà sarà più basso rispetto a quello che si sarebbe ottenuto senza l’anticipo.
Tali passaggi assicureranno che la gestione delle richieste di anticipo Tfr sia chiara e conferme alla Leggi vigenti. Dato che non sempre la pratica viene accettata (ad esempio per esaurimento del limite annuale di richieste), ricordiamo che un’alternativa potrebbe essere la cessione del quinto che è un diritto che il datore non può rifiutare. Chiedendo quest’ultima si pagano gli interessi ma non si rinuncia alla rivalutazione dell’indennità che invece può continuare a crescere se il Tfr resta in azienda. Infine, facendo richiesta di cessione del quinto, non si dovranno specificare come verranno spesi i soldi ottenuti in quanto essi si potranno utilizzare come meglio si crede.