Lavoro a chiamata: come funziona, limiti e divieti

Come funziona il lavoro a chiamata (o anche lavoro intermittente), particolarmente diffuso nel settore turistico, della ristorazione o dello spettacolo.

Pubblicato: 25 Luglio 2022 11:02

Alessandra Moretti

Consulente del lavoro

Laureata, è Consulente del Lavoro dal 2013. Esperta di gestione e amministrazione del personale.

Il lavoro a chiamata (o anche lavoro intermittente) è una forma di lavoro flessibile in cui un lavoratore si rende disponibile a svolgere una determinata prestazione lavorativa secondo le esigenze del datore di lavoro, che può impiegarlo con modalità discontinue nell’arco della settimana, del mese o dell’anno. È particolarmente diffuso in alcuni settori specifici come ad esempio quello turistico, della ristorazione o dello spettacolo.

Chi può essere assunto a chiamata

E’ possibile stipulare un contratto di lavoro a chiamata con:

In quest’ultimo caso, le attività possibili devono essere individuate da ciascun contratto collettivo di settore.

In mancanza di previsioni specifiche della contrattazione collettiva, occorre fare riferimento a quanto elencato nella tabella allegata al Regio Decreto n. 2657/1923, purché il lavoro non sia svolto in modo continuo.
Alcuni esempi di attività previste dal Regio Decreto includono: camerieri, custodi, commessi, barbieri, personale addetto al trasporto, addetti al centralino ecc.

Il contratto di lavoro

Il contratto di lavoro a chiamata può essere concluso a tempo determinato oppure indeterminato.

Dà inoltre diritto a ricevere, per i periodi lavorati e a parità di mansioni svolte, un trattamento economico e normativo non inferiore a quello degli altri lavoratori di pari livello.

Il contratto deve essere predisposto in forma scritta ai fini della prova dei seguenti elementi:

Limiti e divieti

Occorre prestare attenzione alle limitazioni imposte dalla legge all’uso del lavoro a chiamata.

Esiste, innanzitutto, un limite temporale secondo cui ciascun lavoratore  intermittente può prestare attività con il medesimo datore di lavoro per un periodo complessivamente non superiore a 400 giornate di effettivo lavoro nell’arco di tre anni solari.
Se il limite temporale viene superato il rapporto di lavoro viene convertito in indeterminato a tempo pieno.
Per la loro peculiarità, restano comunque esclusi da questa restrizione i settori del turismo, dei pubblici esercizi e dello spettacolo.

Infine, in alcuni casi, l’uso del lavoro a chiamata è vietato per legge, in particolare:

Adempimenti

Oltre ad effettuare la comunicazione di assunzione al competente centro per l’impiego prima dell’inizio della relazione lavorativa, il datore di lavoro è tenuto anche a comunicare in via telematica ogni chiamata del lavoratore (o un ciclo integrato di chiamate non superiori a 30 giorni) all’Ispettorato Nazionale del Lavoro.

La comunicazione deve essere preventiva rispetto l’inizio della prestazione lavorativa (ma si può inviare anche il giorno stesso).

In caso di omissione della comunicazione è possibile incorrere in una sanzione amministrativa che va da 400 a 2400 euro per ciascun lavoratore.

Le informazioni hanno carattere generale e sono in riferimento al settore privato. Si consiglia sempre di verificare in base alla situazione specifica, al settore di appartenenza e al CCNL applicato.

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