Fringe benefit, ipotesi tetto unico a 2mila euro nella Manovra 2025

Il governo lavora all’inserimento di un tetto unico (2mila euro) della soglia di esenzione dei fringe benefit nella Manovra 2025.

Pubblicato: 2 Settembre 2024 19:31

Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Il governo italiano guidato da Giorgia Meloni lavora alla nuova Manovra che, come noto, dovrà provare a riequilibrare i conti pubblici italiani in uno scenario non proprio semplice da gestire. Tra le varie opzioni al vaglio ci sarebbe anche la possibilità di rivedere l’attuale sistema dei fringe benefit con l’inserimento di un tetto unico della soglia di esenzione che potrebbe ammontare a una cifra compresa tra i 1.500 e i 2mila euro. A spingere l’esecutivo verso questa soluzione sarebbe, secondo quanto riportato da fonti parlamentari all’Ansa, la volontà di uniformare la premialità e confermarla anche nella prossima Legge di Bilancio.

Fringe benefit, il tetto unico a 2mila euro

Per comprendere come l’esecutivo intenda intervenire sui fringe benefit nella Manovra 2025, è necessario fare un passo indietro e partire dal meccanismo attuale di questa premialità. Stando a quanto deciso nell’ultima Legge di Bilancio, la soglia di esenzione dei fringe benefit è pari a 2mila euro per i lavoratori con figli a carico mentre è a mille euro per tutti gli altri. Si ricorda, inoltre, che i fringe benefit possono essere utilizzati dai lavoratori anche per pagare l’affitto o il mutuo della prima casa.

Ora il governo Meloni vorrebbe rimodulare lo strumento così da uniformarlo e, per questo, si starebbe lavorando alla creazione di un tetto unico per i fringe benefit che, come detto, dovrebbe essere compreso tra i 1.500 e i 2mila euro. A cambiare rispetto a oggi, dunque, non sarebbe la misura unitariamente intesa, che di fatto viene confermata, ma i suoi criteri di concessione.

L’evoluzione dei fringe benefit in Italia

I fringe benefit, da intendersi come dei compensi di natura non monetaria che vengono corrisposti ai lavoratori sotto forma di beni e/o servizi, hanno subito delle profonde modifiche in Italia nel corso degli ultimi anni, dimostrandosi sempre uno strumento molto utile per le famiglie.

Nati come retribuzione incentivante, rappresentano oggi per molti lavoratori italiani una forma di vantaggio indiretto dalla grande applicazione e, non a caso, secondo The European House-Ambrosetti ed Edenred Italia, i fringe benefit sono oggi in Italia “uno strumento interessante per il benessere economico delle famiglie”. Per comprendere l’entità del fenomeno basta guardare ai numeri: nel solo 2023 questo strumento di welfare privato ha portato a una crescita degli acquisti dello 0,8 per cento.

A spingere verso questi risultati è stato anche il fermo intervento governativo degli ultimi anni. Nella scorsa Legge di Bilancio, come detto, per i lavoratori con figli a carico la soglia di esenzione dei fringe benefit era fissata a 2mila euro e a mille euro per tutti gli altri (prima era 258,23 euro).

Inoltre, dallo scorso anno, sono state esentate dalla tassazione Irpef anche le somme erogate o rimborsate dal datore di lavoro al dipendente per il pagamento delle bollette dell’acqua, della luce e del gas, così come i contratti d’affitto per la casa e gli interessi maturati sul mutuo per l’acquisto della prima abitazione. L’esonero dei fringe benefit si estende infine oltre il solo reddito imponibile, andando a includere anche la base imponibile ai fini previdenziali.

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