Iniziano a intravedersi finalmente i primi segnali di allentamento di questa quinta ondata, tanto che il commissario all’emergenza Figliuolo ha detto che “dovremmo essere arrivati al plateau della curva”, definendole, queste, “buone notizie”. “Si sta andando in discesa, speriamo che questo sia il trend consolidato”, e ha sottolineato che “tutto questo è molto legato al buon andamento delle vaccinazioni”.
Raggiunto il plateau: merito di Omicron e dei vaccini
I vaccini ci stanno permettendo di tornare alla vita normale, e la loro efficacia è indiscussa: chi non si vaccina ha 39 volte più probabilità di finire in terapia intensiva rispetto a chi si sottopone alla immunizzazione. “La campagna sta andando avanti secondo i ritmi che ci eravamo prefigurati”.
In questo momento abbiamo superato l’87% di persone totalmente vaccinate e siamo a 30 milioni e 300mila booster su una possibile platea di 39 milioni e mezzo di persone.
Figliuolo spiega che “siamo visti anche a livello internazionale come un punto di riferimento. Siamo un benchmark, e di questo sono orgoglioso, non per me, ma per tutti quelli che stanno lavorando incessantemente da moltissimi mesi per far sì che si possa uscire da questa emergenza”.
Le Regioni più in crisi
L’occupazione dei posti letto di terapia intensiva, a livello nazionale, da parte di pazienti Covid nei reparti di rianimazione è da due giorni ferma al 17%, secondo gli ultimi dati dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali (Agenas), aggiornati a domenica 23 gennaio.
Al momento la percentuale di occupazione più alta si registra nella Provincia autonoma di Trento al 26%, la più bassa in Molise al 5%, nonostante l’incremento nelle 24 ore.
Sale in 5 regioni ma scende in altre 6. In particolare, segnano 1 punto percentuale in più Basilicata (al 6%), Emilia Romagna (17%), Friuli Venezia Giulia ( 22%), mentre sale di 2 punti l’occupazione di posti letto intensivi in Molise (5%) e Piemonte (25%). In discesa, di 1 punto percentuale, in Calabria (16%), Campania (12%), Liguria (18%), Provincia autonoma di Bolzano (18%) e Veneto (16%). Giù di 2 punti invece in Umbria (9%).
Per quanto riguarda l’occupazione media nei reparti di area non critica degli ospedali, a livello nazionale è stabile al 30% da 6 giorni, mentre cresce in 11 regioni e province autonome. La regione con la percentuale più alta di occupazione resta la Valle d’Aosta (53%), che ha scampato la zona rossa, quella più bassa ancora il Molise (10%).
Si registra l’aumento di 1 punto percentuale in Abruzzo e Campania (31%), Emilia Romagna (28%), Lazio (31%), Liguria (41%), Provincia autonoma di Bolzano (21%), Provincia autonoma di Trento (27%), Sardegna (18%), Sicilia (38%), Valle d’Aosta (53%). Più 2 punti in Friuli Venezia Giulia (35%).
Le regioni che registrano un calo, di 1 punto percentuale, sono tre: Lombardia (32%), le Marche (28%) e Toscana (26%). Tutte le altre restano stabili.
Sistema a colori, si cambia?
“L’Italia sta facendo molto bene e in questo la Lombardia che rappresenta una bella fetta, di oltre 9 milioni di abitanti, sta facendo egregiamente la sua parte, sia sui cicli primari sia sui booster sia sui bambini” ha detto Figliuolo, che ha parlato anche del tavolo tecnico che starebbe anche “guardando” alla ridefinizione delle regole delle quarantene per la scuola. “Spero che in breve tempo riescano a dare delle risposte anche alle famiglie”, ha precisato.
Ciò che non dovrebbe cambiare invece, almeno per ora, è il sistema a colori, cioè la suddivisione delle regioni in base a differenti colori a seconda del numero di nuovi contagi e di occupazione dei posti letto. Nonostante il forte pressing dei governatori, che invocano l’addio alle zone a colori soprattutto alla luce delle nuove regole su green pass base e super, che di fatto annullano le differenze tra zona bianca, gialla e arancione, nulla da fare per il momento (qui tutte le regole valide in zona arancione).
Sul sistema a colori delle Regioni “nell’immediato” non ci sarà “nessun cambiamento” ha chiarito il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri intervenuto ai microfoni del programma “L’Italia s’è desta” su Radio Cusano Campus. “Credo in questo sistema” ribadisce, ma la sua non è una chiusura totale. Sileri annuncia infatti che potrebbero essere rimodulati i parametri alla luce della circolazione di Omicron (qui gli 8 sintomi “spia” e quando fare il tampone) e alla luce del fatto che un crescente numero di popolazione è protetto con tre dosi di vaccino.
Il picco dei contagi è stato raggiunto e “adesso vedremo un plateau, una stabilizzazione, la cupola di questa curva. Poi inizierà una discesa, così come sta accadendo in quei Paesi che hanno vissuto Omicron prima di noi, come il Regno Unito”, spiega. Prima calano i contagi, poi i ricoveri e alla fine i decessi. In questo caso, anticipa, non accadrà prima di diverse settimane da oggi. Però già un “notevole” calo dei contagi porterà il sistema ad essere più sostenibile in termini di tracciamento, “ma anche della nostra quotidianità, penso ad esempio alle scuole”.
Faremo la quarta dose di vaccino?
Alla domanda se servirà o meno fare la quarta dose di vaccino, Sileri taglia corto: “Oggi parlare di quarta dose per tutti è estremamente prematuro e fuorviante, non fa altro che portare incomprensioni”. Infatti gli esperti si sono pronunciati piuttosto chiaramente per ora, e l’indicazione sembra quella di sottoporre alla quarta dose booster al limite solo i trapiantati e le persone fragili e fortemente immunodepresse.
“Sulla quarta dose – afferma Sileri – mi sembra che si cavalchino notizie, facendole diventare più nuove di quello che realmente è. Così la popolazione pensa: ‘Oddio, ora serve pure la quarta dose per tutti’. No, è stato fatto un progetto sperimentale dove si è visto che potrebbe essere utile una quarta dose per determinati soggetti, ma questo era anche prevedibile” prosegue il sottosegretario.
I soggetti meno immunocompetenti potrebbero avere bisogno di un ulteriore rinforzo, ma bisognerà capire chi sono questi soggetti e quando dovranno fare la quarta dose.
Concludendo, a chi oggi dovesse chiedere se a ottobre dovremo fare un’altra dose di vaccino, Sileri risponde che è “ipotizzabile”: forse, dice, dovremo fare una dose stagionale come per l’influenza, forse dovranno farlo solo alcune categorie, forse servirà un richiamo che vale come quarta dose. “Quello che stiamo dicendo non è un qualcosa di sconvolgente, potrà essere necessario un altro richiamo se questo virus continuerà a circolare”.