Partita IVA forfettaria: cos’è e come funziona

La partita IVA forfettaria è un regime fiscale agevolato che semplifica la gestione fiscale per professionisti e imprese con determinati requisiti.

Pubblicato: 20 Febbraio 2025 12:14

Enzo Claudio Calanducci

Dottore Commercialista e Revisore Contabile

Iscritto all'Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano, si occupa principalmente di fiscalità ordinaria e straordinaria d'impresa e svolge attività di consulenza tributaria, societaria e contabile.

La partita IVA in regime forfettario rappresenta un’opzione fiscale agevolata per i lavoratori autonomi e le piccole imprese in Italia. Questo regime offre semplificazioni contabili e una tassazione ridotta, risultando particolarmente vantaggioso per chi avvia una nuova attività o per chi ha ricavi contenuti.

Cosa significa regime forfettario in partita IVA

Il regime forfettario è un sistema fiscale che prevede una tassazione agevolata e semplificazioni negli adempimenti contabili per le persone fisiche titolari di partita IVA che esercitano attività d’impresa, arte o professione in forma individuale.

A differenza del regime ordinario, nel quale le imposte sono calcolate sul reddito effettivo con aliquote progressive IRPEF a partire da un 23%, il regime forfettario applica un’imposta sostitutiva fissa:

Una delle principali differenze rispetto alla partita IVA in regime ordinario riguarda la gestione dell’IVA. Nel regime forfettario, l’IVA non viene applicata sulle fatture emesse, semplificando così la contabilità e gli adempimenti correlati. Inoltre, nel regime forfettario non è possibile dedurre le spese sostenute per l’attività, poiché il reddito imponibile viene determinato applicando un coefficiente di redditività ai ricavi o compensi, stabilito in base al codice ATECO dell’attività svolta.

Come funziona la partita IVA con regime forfettario

Il funzionamento del regime forfettario si basa su criteri specifici:

Per accedere al regime forfettario, è necessario rispettare specifici requisiti:

I requisiti per accedere al regime forfettario

Per accedere al regime forfettario, è fondamentale soddisfare specifici requisiti stabiliti dalla normativa fiscale italiana:

Quanto puoi fatturare con il regime forfettario?

Il regime forfettario prevede un limite massimo di ricavi o compensi pari a 85.000 euro annui. Se durante l’anno si supera questo limite, ma non si oltrepassano i 100.000 euro, si rimane nel regime forfettario per l’anno in corso, ma si è obbligati a transitare al regime ordinario a partire dall’anno successivo.

Tuttavia, se i ricavi o compensi superano i 100.000 euro in un anno, l’uscita dal regime forfettario è immediata. Ciò significa che, dal mese successivo al superamento di tale soglia, si applicano le regole del regime ordinario, con tutti gli obblighi contabili e fiscali correlati, inclusa l’applicazione dell’IVA sulle operazioni effettuate.

È quindi fondamentale monitorare costantemente l’andamento dei propri ricavi o compensi per evitare sorprese e garantire una corretta gestione fiscale della propria attività.

Come aprire la partita IVA forfettaria e quanto costa

L’apertura della partita IVA forfettaria segue alcuni passaggi chiave, che richiedono attenzione per garantire la conformità fiscale. Ecco i principali step:

Per quanto riguarda i costi per avviare una partita IVA, invece, variano in base alla tipologia di attività. Ecco un riepilogo dei principali costi:

Oltre ai costi diretti, è necessario prevedere spese per strumenti obbligatori come PEC e firma digitale:

Pagamento dei contributi nel regime forfettario

Anche nel regime forfettario è previsto il pagamento dei contributi previdenziali, essenziali per garantire la copertura pensionistica e assistenziale. I contributi da versare vengono calcolati sulla base dell’imponibile, che può essere individuato moltiplicando quanto si è incassato durante l’anno per un valore percentuale, che varia in base alla tipologia di attività.

Chi si trova in regime forfettario può accedere ad una riduzione del 35% dei contributi fissi e variabili, rispetto a chi invece è in un regime ordinario. In linea generale, la quota di contributi da versare varia di anno in anno: per il 2024, ammonta al 26,04% del reddito imponibile.

Cosa si può scaricare con la partita IVA forfettaria?

Nel regime forfettario, la determinazione del reddito imponibile avviene in modo semplificato, senza considerare le spese effettivamente sostenute. Questo significa che non è possibile dedurre o “scaricare” tutte le spese che un contribuente standard potrebbe detrarre. Tuttavia, ci sono alcune eccezioni. Infatti, i versamenti effettuati alle casse previdenziali di appartenenza possono essere dedotti dal reddito imponibile, riducendo così la base su cui viene applicata l’imposta sostitutiva.

Tutte le altre spese professionali, come acquisti di beni strumentali, spese di formazione o viaggi di lavoro, non sono deducibili in questo regime. Inoltre, i contribuenti forfettari non possono beneficiare delle detrazioni IRPEF per spese personali, come quelle mediche o per ristrutturazioni edilizie, poiché non sono soggetti al regime ordinario dell’IRPEF.

Come chiudere la partita IVA forfettaria

Chiudere una partita IVA può essere necessario per diverse ragioni, come la cessazione dell’attività, il passaggio a un’altra forma giuridica o l’interruzione temporanea del lavoro autonomo. Per farlo in modo corretto, è necessario seguire una procedura ben definita.

Ecco i principali passaggi per chiudere la partita IVA forfettaria:

  1. Compilazione del modello AA9/12: bisogna utilizzare il modulo ufficiale dell’Agenzia delle Entrate per dichiarare la cessazione dell’attività. Il modello deve essere compilato con attenzione, riportando tutti i dati richiesti.
  2. Presentazione del modello: il modulo può essere presentato:
    1. Online, tramite i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, se si dispone delle credenziali necessarie;
    2. Di persona, recandosi presso un ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate;
    3. Tramite intermediario, come un commercialista o consulente fiscale.
  3. Cessazione delle posizioni previdenziali: è fondamentale notificare la cessazione dell’attività agli enti previdenziali di riferimento, come l’INPS o eventuali casse professionali, per interrompere l’obbligo contributivo.
  4. Adempimenti presso la Camera di Commercio: se l’attività è iscritta al Registro delle Imprese, è necessario comunicare la cessazione anche alla Camera di Commercio, utilizzando la procedura ComUnica.

Per chiudere correttamente la partita IVA, è importante considerare alcuni aspetti:

Seguire con precisione ogni passaggio è essenziale per evitare problemi futuri. In caso di dubbi o difficoltà, affidarsi a un consulente esperto può essere una scelta vincente per gestire l’intero processo in modo fluido e senza errori.

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