Professione influencer: quando è un lavoro e si devono pagare le tasse

Come deve essere gestita correttamente l'attività di influencer? Quali sono le regole fiscali che devono essere rispettate. Ecco un breve vademecum

Pubblicato: 16 Agosto 2023 08:00

Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Una delle professioni più ambite e ricercate degli ultimi anni è quella di influencer. Il mondo del web ha aperto le porte a nuove professionalità e a nuove opportunità di lavoro: sicuramente tra queste rientra proprio quella dell’influencer.

Questa attività permette di guadagnare attraverso i social media: Instagram, ad esempio, è una piattaforma che permette di condividere molte storie e che, soprattutto, viene utilizzata da molti brand per promuovere i propri prodotti proprio grazie all’attività degli influencer. Ma per poter svolgere questa attività correttamente è necessario comprendere in quale modo debba essere gestita fiscalmente. Riuscire a farlo nel modo corretto permette di svolgere l’attività senza incappare in grossolani errori con l‘Agenzia delle Entrate, che possono portare a ricevere delle spiacevoli sanzioni.

Cos’è un influencer

Cerchiamo di capire, prima di tutto, in cosa consiste l’attività di influencer. È un professionista dotato di una determinata autorevolezza su un determinato argomento e come tale è in grado di influenzare le decisioni di acquisto degli altri proprio a causa della sua autorità, della sua posizione e del suo rapporto con il pubblico.

Nella maggior parte dei casi un influencer coinvolge una determinata nicchia di mercato e collabora con le aziende aiutandole a vendere i loro prodotti o i loro servizi. Questa attività viene sostanzialmente definita come “influencer marketing”.

È bene sottolineare che questi professionisti non costituiscono unicamente degli strumenti di marketing, ma sono dei veri e propri beni di relazione sociale, con i quali i vari brand decidono di collaborare nel tentativo di raggiungere gli obiettivi di marketing che si sono posti.

Il regime di tassazione

Come devono dichiarare i propri compensi gli influencer? Come devono gestire la propria attività? In Italia, in questo momento, non esiste una vera e propria regolamentazione giuridica e fiscale su come debbano essere dichiarati i compensi che arrivano dalla presenza online.

La gestione di un e-commerce, dei programmi di affiliazione commerciale o di vendita attraverso un sito web o un social network, secondo l’amministrazione finanziaria, è un’attività economica di tipo abituale. Per questo motivo è necessaria l’apertura di una partita Iva.

È bene sottolineare che non sempre il contribuente può ovviare all’apertura della partita Iva attraverso la prestazione occasionale. Nel momento in cui si maturano dei guadagni legati alle affiliazioni con i brand sponsorizzati, non è possibile optare per la prestazione occasionale.

Adempimenti fiscali ed amministrativi

Ma a questo punto quali sono i passi che deve compiere un influencer professionista per essere in regola? Cerchiamo di schematizzarli in pochi punti:

Aprire la partita Iva

L’apertura della partita iva deve essere effettuata direttamente all’Agenzia delle Entrate. Questa operazione viene effettuata attraverso la presentazione di un apposito modulo, che è proprio dedicato all’apertura della partita Iva. Sicuramente l’aspetto più importante di questa pratica è quello di indicare il corretto codice attività.

Il codice attività è un codice numerico che serve ad individuare qualsiasi attività economica. Le professioni digitali, però, al momento non hanno un codice attività dedicato, quindi è necessario andare a scegliere quello legato alla promozione di spazi pubblicitari in internet. In pratica, possono essere utilizzati i seguenti codice attività:

Iscrizione alla Camera di Commercio

Oltre all’apertura della partita Iva l’influencer deve effettuare anche l’iscrizione presso il Registro delle imprese, che è tenuto presso la Camera di Commercio. Questa operazione ha un costo pari a 37,00 euro per diritti e bolli.

Deve essere versato, inoltre, il diritto annuale per circa 88,00 euro per le ditte individuali o di 200,00 per le imprese iscritte nella sezione ordinaria.

L’iscrizione all’Inps

Oltre agli aspetti più propriamente fiscali, è necessario tenere nella dovuta attenzione anche l’aspetto previdenziale, che prevede l’iscrizione alla gestione commercianti dell’Inps.

Nel momento in cui viene aperta la partita Iva, infatti, è necessario procedere anche con l’iscrizione alla gestione previdenziale Inps: questa gestione prevede il versamento di alcuni contributi in misura fissa, indipendentemente dal volume di affari maturato. Il versamento è pari a 4.000 euro ogni anno. Questo versamento copre quanti hanno un reddito percepito fino a 15.000 euro: nel momento in cui viene superata questa soglia, è necessario versare degli altri contributi.

Il regime fiscale

Importante, inoltre, è procedere con la scelta corretta del regime fiscale: è opportuno muoversi con la massima cautela, perché il regime fiscale scelto può comportare una diversa tassazione che si avrà al termine di ogni anno.

Sono diversi i regimi fiscali tra i quali l’influencer può scegliere. Vediamo quelli più importanti.

Contabilità Semplificata

La contabilità semplificata è il regime ordinario che viene applicato per le imprese minori, che non hanno la possibilità di accedere al regime forfettario. Può essere applicato:

In questo caso i compensi, che verranno corrisposti all’influencer dai sostituti d’imposta, devono essere assoggettati alla ritenuta d’acconto del 20% con obbligo di rivalsa. Non si considerano compensi, quindi non concorrono a formare il reddito dell’influencer né andranno esposte in fattura, le spese di viaggio, vitto, alloggio direttamente sostenute dal committente, se relative all’esecuzione di un incarico conferito (art. 54, co. 5, TUIR).

Regime Forfettario

Gli influencer possono optare anche per il regime forfettario, che in un certo senso può essere considerato il regime naturale per la loro attività. È necessario, però, che percepiscono dei redditi inferiori a 85.000 euro l’anno.

Questo regime fiscale è una sorta di flat tax per le partite Iva, che prevede un particolare regime fiscale agevolato: non deve gestire l’Iva e i compensi non sono sottoposti all’Irpef. Per i primi cinque anni vige un’aliquota sostitutiva pari al 5%, che sale al 15% dopo il sesto anno sul reddito imponibile. Questo viene determinato applicando all’ammontare dei compensi percepiti un coefficiente di redditività variabile in base all’attività svolta e risultante dal codice ATECO che contraddistingue l’attività esercitata.

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963