Nel braccio di ferro tra Occidente e Russia, per costringere il Cremlino a mollare la presa sull’Ucraina, non sono ancora arrivate le tanto temute ritorsioni russe sul gas, ma per aggirare le sanzioni il Cremlino sta provando ad escogitare alcuni stratagemmi economici. La risposta più eclatante è arrivata qualche giorno fa, quando Vladimir Putin ha comunicato che i pagamenti sulle forniture energetiche non verranno più accettati in euro o dollari, ma solo in rubli.
Gas, perché Putin chiede il pagamento in rubli: la mossa della Russia
“Ho preso la decisione di attuare una serie di misure per passare al pagamento in rubli per il nostro gas consegnato a Paesi ostili, e di rinunciare a tutte le valute che sono state compromesse”, ha comunicato due giorni fa Vladimir Putin, concedendo una settimana di tempo per l’applicazione di questo provvedimento e facendo scacco matto all’Occidente.
Gli effetti di questa decisione non si sono fatti attendere: subito dopo l’annuncio del presidente russo il rublo è risalito nelle quotazioni sia nei confronti dell’euro, da 112 a 107, sia sul dollaro, raggiungendo quota 97,75.
Anche se si tratta di livelli lontani dai quelli precedenti dall’inizio del conflitto in Ucraina, quando al cambio un dollaro valeva anche 75 rubli, il presidente russo pensa di poter riuscire con questa mossa a raggiungere l’effetto cercato: contrastare le sanzioni sempre più restrittive dei Paesi occidentali che potrebbero portare presto al default dell’economia russa.
Gli esperti hanno rintracciato a monte di questa decisione del Cremlino l’intenzione di creare domanda per il rublo e contribuire al rafforzamento della moneta russa, inevitabilmente penalizzata dalle misure economiche decise dall’Occidente.
Come spiegato dagli addetti ai lavori, la motivazione dietro la strategia di Putin è quella di costringere i Paesi europei a cambiare euro in rubli per potere effettuare i pagamenti del gas, necessari per garantire le forniture energetiche.
“Sarebbe una violazione del contratto se la Russia insistesse sul fatto che gli acquisti di gas da parte dei paesi dell’Ue debbano essere pagati in rubli d’ora in poi”, ha dichiarato il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck prima del Consiglio europeo che ha tracciato ancora di più la via verso l’indipendenza dell’Ue dal gas russo fissando nuove sanzioni.
Gas, perché Putin chiede il pagamento in rubli: il rischio default
Nonostante questa ultima mossa le agenzie di rating continuano a prospettare il default per la Russia, per l’impossibilità di riuscire a onorare il proprio debito.
In questi giorni, Mosca è stata capace di liquidare agli investitori gli interessi dovuti per complessivi 117 milioni di dollari su due obbligazioni statali, anche se in ritardo e con svariate problematiche legate alle sanzioni occidentali.
L’agenzia Moody’s, tra le ultime a analizzare il debito russo, guarda però alla prossima scadenza del 25 maggio della deroga concessa dal governo americano tramite l’Ofac (Office of foreign assets control) alle controparti statunitensi a ricevere pagamenti dalla Banca centrale, dal ministero delle Finanze e dal fondo sovrano russi, e non allontana le possibilità di default “a causa del forte deterioramento osservato nella capacità e nella volontà del governo russo di rispettare gli impegni assunti sul debito nelle ultime settimane”.