In Italia torna l’allarme smog, che mette a rischio la salute dei cittadini, costantemente esposti a concentrazioni inquinanti troppo elevate. Questa la sintesi del rapporto “Mal’aria di città 2023” redatto annualmente da Legambiente per fotografare lo stato dell’inquinamento atmosferico delle città capoluogo di provincia italiane.
Se dovessimo riassumere il 2022 dal punto di vista dell’inquinamento, in Italia, potremmo dire che diverse città hanno registrato problemi serissimi, rappresentati dai giorni di sforamento del limite giornaliero per il PM10, stabilito in 35 giorni in un anno, in cui si è registrata una concentrazione media giornaliera di polveri superiore a 50 microgrammi per metro cubo, e altre città hanno avuto problemi altrettanto gravi per le polveri sottili (PM10 e PM2.5) e il biossido di azoto (NO2).
Come sottolinea Legambiente, gli studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sui limiti delle concentrazioni da non superare per la salute delle persone rende evidente che il solo rispetto degli attuali valori normativi non basta più. Per quanto le soglie indicate dall’UE per il 2030 siano decisamente più alte dei valori indicati dall’OMS per evitare danni alla salute, possiamo e dobbiamo fare di più.
“L’inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma anche un problema sanitario di grande importanza”, dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. In Europa, è la prima causa di morte prematura dovuta a fattori ambientali e l’Italia registra, purtroppo, segna un triste primato con più di 52mila decessi annui da PM2.5, pari a 1/5 di quelli rilevate in tutto il continente.
Il tasso medio annuale di riduzione delle concentrazioni a livello nazionale è solo del 2% per il PM10 e del 3% per l’NO2. Le città più lontane dall’obiettivo previsto per il PM10, ad esempio, dovrebbero ridurre le proprie concentrazioni cittadine tra il 30% e il 43% entro i prossimi 7 anni, ma stando ai trend di riduzione registrati negli ultimi 10 anni, potrebbero impiegare mediamente altri 17 anni per raggiungere l’obiettivo, ovvero il 2040 anziché il 2030. Città come Modena, Treviso, Vercelli potrebbero metterci oltre 30 anni. Anche per l’NO2 la situazione è analoga e una città come Catania potrebbe metterci più di 40 anni. Un quadro impietoso, che non può che far lanciare un nuovo allarme.
Le città con l’aria più inquinata di polveri PM10
Scorrendo le pagine del rapporto “Mal’aria di città 2023”, notiamo come nel 2022 diverse città abbiano di fatto doppiato il numero di sforamenti tollerati: sono infatti 29 le città che hanno superato il limite di 35 giorni di sforamento previsti per il PM10. Chi fa peggio è Torino, con 98 sforamenti, seguita da Milano con 84, Asti 79, Modena 75, Padova e Venezia con 70.
Sempre per il PM10, l’analisi delle medie annuali ha mostrato come non ci siano state città che hanno superato il limite previsto dalla normativa vigente, dato che conferma la tendenza positiva degli ultimi anni, ma che non ci può far rilassare. Il 76% delle città monitorate infatti – 72 delle 95 di cui si avevano a disposizione i dati – superano i limiti previsti dalla futura direttiva Ue sulla qualità dell’aria che, di fatto, dimezza la concentrazione media annuale ammissibile, passando dagli attuali 40 μg/mc ai 20μg/mc previsti al 2030.
Come spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente, le nuove AQGs (Air Quality Goals) proposte dalla nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria impongono un notevole adeguamento rispetto ai valori guida OMS. “Le nostre analisi hanno evidenziato che il 76% delle città monitorate superano già i limiti previsti dalla futura direttiva per il PM10, l’84% per il PM2.5 e il 61% per il NO2. Questo significa che le città italiane dovranno lavorare duramente per adeguarsi ai nuovi limiti entro i prossimi 7 anni, soprattutto considerando che i trend di riduzione dell’inquinamento finora registrati non sono incoraggianti e che i valori indicati dalle linee guida dell’OMS, che sono il vero obiettivo da raggiungere per tutelare la salute delle persone, sono ancora più stringenti dei futuri limiti europei”.
Le città con l’aria più inquinata di polveri PM2.5
Anche per il PM2.5 la situazione è simile. Delle 85 città di cui si aveva a disposizione il dato, ben 71, pari all’84% del campione, nel 2022 hanno registrato valori superiori a quelli previsti al 2030 dalla direttiva Ue.
Le città che hanno già doppiato quello che sarà il nuovo valore di legge pari a 10 μg/mc contro i 25 μg/mc sono: Monza (25 μg/mc), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (23 μg/mc), Alessandria, Bergamo, Piacenza e Torino (22 μg/mc), Como (21 μg/mc).
Quali città saranno fuori legge nel 2030 per l’NO2
57 su 94 (il 61%) sono invece le città che, pur non superando il limite di legge attuale per il biossido di azoto (NO2), nel 2030 saranno fuorilegge viste le concentrazioni registrate nel 2022: il nuovo limite di 20 μg/mc sarebbe stato superato nelle 57 città riportate prima, con le situazioni più critiche e distanti dal nuovo obiettivo registrate a Milano (38 μg/mc), Torino (37 μg/mc), Palermo e Como (35 μg/mc), e Catania (34 μg/mc), che dovranno ridurre le loro emissioni per più del 40%.
Le città che devono fare di più per rispettare i nuovi target
Le città che devono quindi lavorare di più per ridurre le loro concentrazioni e riuscire a rispettare i nuovi target (20 µg/mc da non superare per il PM10, 10 µg/mc per il PM2.5, 20 µg/mc per l’NO2) sono: Torino e Milano (riduzione necessaria del 43%), Cremona (42%), Andria (41%) e Alessandria (40%) per il PM10; Monza (60%), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (57%), Bergamo, Piacenza, Alessandria e Torino (55%), Como (52%), Brescia, Asti e Mantova (50%) per il PM2.5. Le città di Milano (47%), Torino (46%), Palermo (44%), Como (43%), Catania (41%), Roma (39%), Monza, Genova, Trento e Bolzano (34%), per l’NO2.
“Per rendere le nostre città più vivibili e sostenibili, serve un cambio di passo e una maggiore attenzione da parte di Governo e amministrazioni locali” spiega Legambiente, che avanza diverse proposte, come le zone a zero emissioni, le città 30 km all’ora, il potenziamento del trasporto pubblico, l’elettrificazione degli autobus e la sharing mobility”.
“È necessario – conclude il presidente di Legambiente Ciafani – agire con urgenza per salvaguardare la salute dei cittadini, introducendo politiche efficaci ed integrate che incidano sulle diverse fonti di smog, dalla mobilità al riscaldamento degli edifici, dall’industria all’agricoltura. Chiediamo al Governo, alle Regioni e ai Comuni, di mettere in campo azioni coraggiose per creare città più pulite e sicure. La salute è un diritto fondamentale che non può essere compromesso”.