Con l’approvazione definitiva della nuova legge di Bilancio da parte del Parlamento, è ufficiale l’entrata in vigore del taglio del cuneo contributivo per i lavoratori dipendenti nel 2024. Questa misura si affiancherà alla recente riforma dell’Irpef, promulgata dal governo nei giorni scorsi in seguito alle decisioni prese in autunno. Da un lato, le nuove aliquote fiscali, operative dal primo gennaio 2024, saranno vantaggiose per i redditi medio-bassi. Dall’altro, la riduzione della quota di contributi a carico dei lavoratori si rifletterà in un aumento netto nella busta paga.
Taglio del cuneo fiscale, le modifiche
Con l’approvazione della manovra del governo Meloni, è stato confermato il taglio del cuneo fiscale, o più precisamente contributivo. È importante sottolineare che questa misura è già attualmente in vigore, e la sua conferma rappresenta un elemento rilevante per le finanze dello Stato. La metà della legge di Bilancio è dedicata al taglio dei contributi per i lavoratori dipendenti, i quali continueranno a beneficiarne se il loro reddito annuo è inferiore ai 35.000 euro. In sostanza, non ci saranno cambiamenti significativi. L’aumento del netto in busta paga, già registrato nel corso del 2023 e influenzato dall’intervento governativo nel decreto Lavoro durante l’estate, sarà semplicemente confermato. La riduzione è iniziata nel 2022 con il Governo Draghi ed aumentata nel corso del 2023 fino a al 6/7%.
Le attuali misure di taglio contributivo a carico dei lavoratori, attualmente in vigore, sono state confermate esclusivamente per il 2024. Tuttavia, è importante notare che vi sarà una riduzione del risparmio in busta paga dovuta all’esclusione della tredicesima mensilità. Inoltre, dal punto di vista operativo, i limiti retributivi devono essere valutati mensilmente, considerando l’imponibile previdenziale mensile. Quest’ultimo può variare a seconda degli eventi indennizzati dall’INPS, rendendo possibile l’applicazione del taglio contributivo in alcuni mesi e l’esclusione in altri.
È confermato anche che questa diminuzione della contribuzione versata non avrà alcun impatto sul calcolo delle pensioni, poiché la differenza rimarrà a carico dello Stato.
Accorpamento Irpef, la divisione in fasce
Per quanto riguarda la riforma fiscale in dettaglio, si prevede l’accorpamento dei primi due scaglioni con l’applicazione di un’unica aliquota del 23% fino a 28mila euro. È importante notare che, in termini assoluti, gli stipendi subiranno un incremento praticamente trascurabile, dato che il taglio del cuneo contributivo è già in atto e è stato semplicemente prorogato.
A partire dal 2024, il sistema di aliquote per il pagamento dell’Irpef, l’imposta sulle persone fisiche, sarà caratterizzato da tre fasce. In particolare, i primi due scaglioni, rispetto alla struttura attuale, verranno combinati. Ecco il nuovo schema:
- Prima fascia: Fino a 28.000 euro di reddito lordo annuale, l’aliquota dell’Irpef sarà del 23%.
- Seconda fascia: Da 28.000 a 50.000 euro di reddito lordo annuale, l’aliquota dell’Irpef sarà del 35%.
- Terza fascia: Oltre i 50.000 euro di reddito lordo annuale, l’aliquota dell’Irpef sarà del 43%.
Questo cambiamento comporterà un aumento massimo di 260 euro lordi all’anno, il quale si verificherà con redditi di 28.000 euro. Al di sotto dei 15.000 euro, non ci saranno differenze, poiché il 23% rappresenta già l’aliquota applicata. Parallelamente, ci sarà un vantaggio anche nella fascia compresa tra 28.000 e 50.000 euro, poiché l’Irpef è applicata in modo incrementale (con una tassazione più bassa sui primi 28.000 euro guadagnati). Al di sopra dei 50.000 euro, tuttavia, il governo introdurrà correzioni, con un taglio alle detrazioni che annullerà il beneficio.