Ammonta a quasi 140 miliardi il conto, in termini di debito, che ci presenterà il Pnrr da qui al 2026. Una zavorra che supera di circa venti miliardi quella stimata inizialmente. Questi i calcoli effettuati dai tecnici di Camera e Senato contenuti in un documento, anticipato da Milano Finanza, che accompagna la terza relazione sull’attuazione del Piano.
Le stime dei tecnici
Come si arriva a questa cifra è presto spiegato. L’Italia ha chiesto 191,5 miliardi così suddivisi: 122,6 sono prestiti e 68,9 miliardi sovvenzioni a fondo perduto. Fino al 2026 – si legge nel report – restano da erogare 179,8 miliardi a fronte di 39,9 miliardi di sovvenzioni.
Nel periodo 2023-2026 a pesare particolarmente sono i “progetti nuovi”, quelli che senza il Pnrr non si sarebbero realizzati, che incidono sul debito per 81,8 miliardi di euro. Uno scenario nel quale i tecnici di Camera e Senato, per evitare di incrementare ulteriormente il debito, consigliano di utilizzare le risorse del Piano per finanziare interventi già previsti e non nuovi progetti. Nuovi progetti che, tuttavia, i ministeri non saranno facilmente pronti ad abbandonare.
“Non esistono pasti gratis”
“Non esistono pasti gratis, ma le casse dello Stato non sono in pericolo. Sapevamo tutti che il Pnrr avrebbe avuto un impatto sul debito. Ma è un debito per crescere, un debito buono, i cui vantaggi sono enormemente superiori allo sforzo richiesto – ha commentato, in un’intervista a La Repubblica il sottosegretario leghista all’Economia Federico Freni –. Rinunciare anche a un solo centesimo dei fondi europei non è all’ordine del giorno: significherebbe togliere al Paese un’occasione senza precedenti. Negare i ritardi non avrebbe senso: ma io non sono per lo scaricabarile, sono per rimboccarsi le maniche e lavorare. Abbiamo tutto il tempo per riallineare la messa a terra delle risorse alla programmazione. Contiamo di ricevere il via libera alla terza rata nei prossimi giorni oltre a inviare prossimamente la richiesta per l’erogazione della quarta tranche. Siamo fiduciosi sul fatto che la quarta rata possa arrivare entro la fine del 2023″.
La terza rata bloccata
A bloccare la terza rata relativa a dicembre 2022 da 19 miliardi (10 miliardi di sovvenzioni e 9 miliardi di prestiti) per la quale è ancora in corso l’interlocuzione con la Commissione europea, è la questione asili nido ma soprattutto lo scoglio dei 7.500 posti letto per gli studentati. La Commissione avrebbe dubbi sulle modalità di attuazione della riforma che dovrebbe portare ad aumentare i posti letto a disposizione degli studenti. Solo una volta che Bruxelles avrà verificato che l’obiettivo è stato raggiunto erogherà, nella sua interezza, i 19 miliardi che l’Italia attende.
L’iter per le modifiche al PNRR
Sarebbero ben sedici le milestone non raggiunte al 30 giugno 2023 rispetto agli obiettivi previsti per la quarta rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Di fronte all’impraticabilità di attuare tutti gli obiettivi per cui presentare la richiesta per i 16 miliardi previsti dalla quarta rata (14,1 miliardi di prestiti e solo 1,9 miliardi a fondo perduto), la cabina di regia sul Pnrr, convocata da Fitto, lo scorso 11 luglio ha approvato le modifiche a 10 dei 27 obiettivi previsti. Modifiche agli obiettivi intermedi che rappresentano l’ultima chance per evitare di perdere la quarta rata.
In attesa che richiesta di modifica per la quarta rata del Pnrr, ora al vaglio della Commissione europea, sia valutata positivamente il Governo sta lavorando al nuovo Piano con l’inclusione del capitolo Repower da presentare entro il 31 agosto. Una volta che sarà arrivato il sì dell’esecutivo Ue servirà, entro quattro settimane, il via libera anche del Consiglio Ue. Solo allora l’Italia potrà fare ufficialmente richiesta per la quarta tranche di fondi che, sempre che tutto fili liscio, non arriverà prima dell’autunno. Parallelamente, a Bruxelles attendono il nuovo Pnrr modificato e con il capitolo Repower. In questo caso non si tratta di emendamenti mirati ma di una vera e propria riconfigurazione del piano, almeno secondo le intenzioni di Palazzo Chigi. Su questo fronte almeno la metà dei Paesi membri si è già mossa. Entro fine anno la Commissione ha, infatti, l’obbligo di assegnare tutti i fondi ex Next Generation.
La posizione dell’Unione europea
“Sulla quarta rata non abbiamo preso decisioni. Abbiamo ricevuto una richiesta dal Governo italiano di modificare dieci dei 27 obiettivi, la stiamo esaminando il più velocemente possibile e sulla base di questa valutazione che, ripeto, faremo il più velocemente possibile, daremo un ritorno al governo italiano, in seguito a questo nelle prossime settimane arriverà la vera e propria richiesta formale per la quarta rata e poi scatterà il periodo dei due mesi per la valutazione della Commissione – ha spiegato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni –. Tutto questo può sembrare complicato ma è certo se dobbiamo modificare così sostanzialmente i programmi, e nel caso della quarta rata si tratta di un terzo degli obiettivi, dobbiamo farlo verificando molto seriamente le condizioni e gli argomenti e prendendoci il tempo necessario ma vi assicuro che stiamo lavorando veramente con grandissimo impegno per ridurre il più possibile i tempi”.