Accordo Volkswagen-sindacati: salve le fabbriche, 35mila uscite entro il 2030

L’accordo raggiunto tra Volkswagen e il sindacato Ig Metall permetterà di risparmiare 15 miliardi di euro all’anno

Pubblicato: 21 Dicembre 2024 19:49

Andrea Celesti

Giornalista economico-sportivo

Giornalista esperto di economia e sport. Laureato in Media, comunicazione digitale e giornalismo, scrive per diverse testate online e cartacee

Alla fine è arrivato l’accordo tra Volkswagen e il sindacato Ig Metall che eviterà la chiusura degli stabilimenti tedeschi e i licenziamenti forzati del personale. Il prezzo da pagare? 35mila uscite entro il 2030 e riduzioni della capacità produttiva.

L’accordo tra Volkswagen e Ig Metall

L’ultimo accordo con i sindacati era stato stipulato nel 1994 per sospendere i licenziamenti collettivi e poi revocato lo scorso settembre. L’azienda, il cui obiettivo primario è ridurre i costi di 17 miliardi nei prossimi due anni, spingeva all’inizio per il taglio di 55mila posti di lavoro.

Alla fine si è deciso di procedere con la riduzione delle attività produttive in cinque impianti per garantire la continuità operativa. Nello specifico, la linea di assemblaggio a Zwickau verrà chiusa e riconvertita esclusivamente alla produzione del modello elettrico Q4-etron di Audi. La ID.3 e la Cupra Born saranno trasferite a Wolfsburg, insieme alla futura Golf elettrica. La ID.4 troverà casa a Emden, mentre la produzione della Golf tradizionale verrà spostata in Messico.

Se da una parte però sono stati evitati licenziamenti e chiusure degli stabilimenti in Germania, dall’altra c’è stato un prezzo da pagare per tutto questo. Il piano, infatti, prevede cambiamenti radicali per le operazioni in Germania, su tutti il taglio di 35.000 posti di lavoro (il 29% della forza lavoro totale). Questo avverrà tramite una “riduzione socialmente responsabile”, con uscite volontarie e pensionamenti non sostituiti. Oltre a ciò sono previste riduzioni della capacità produttiva dell’azienda.

Con l’accordo siglato, Volkswagen ha scongiurato il rischio di scioperi prolungati e manifestazioni. I lavoratori hanno accettato di rinunciare a una parte dei bonus in cambio della garanzia occupazionale fino al 2030.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha giudicato l’intesa come “positiva e socialmente accettabile” che “garantisce al gruppo e ai dipendenti un futuro positivo”. L’accordo è arrivato dopo 70 ore di trattative estenuanti: “Siamo riusciti a trovare una soluzione per i dipendenti dei siti Volkswagen che garantisce i posti di lavoro, salvaguarda i prodotti e allo stesso tempo consente importanti investimenti futuri”, ha dichiarato il sindacato. “L’accordo rappresenta un segnale importante per la sostenibilità futura del marchio Volkswagen”, ha dichiarato Oliver Blume, ceo del gruppo.

L’azienda sta rivedendo la propria strategia produttiva, valutando attentamente le opzioni per lo stabilimento di Dresda e il riutilizzo dell’impianto di Osnabrück. Parallelamente, sono state messe in atto misure che genereranno risparmi annuali di 15 miliardi di euro a partire dal medio termine, senza impattare sui risultati previsti per il 2024. “Nessun sito verrà chiuso, nessuno sarà licenziato e il nostro accordo salariale aziendale sarà garantito a lungo termine”, ha detto l’italo-tedesca Daniela Cavallo, presidente del consiglio di fabbrica.

La crisi di Volkswagen

Da settembre circa 100.000 lavoratori avevano partecipato a due scioperi separati. Secondo Patrick Hummel, di Ubs, gli scioperi, se prolungati, avrebbero potuto far perdere al gruppo fino a 100 milioni di euro al giorno.

I problemi dell’azienda si legano al rallentamento del mercato cinese, i cui profitti riuscivano a coprire i scarsi risultati raggiunti in Europa, oltre alla crisi dell’auto elettrica, con la crescita della tecnologia cinese e la mancanza di un modello convincente prodotto da Volkswagen.

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