Il saldo totale sui conti correnti degli italiani ammonta a 1.151 miliardi di euro. Ma secondo un rapporto della Federazione Autonoma Bancaria Italiana (Fabi), si è registrato un calo del 3,6% dal 2023 al 2022, con una diminuzione complessiva di 43 miliardi di euro. Il rapporto ha anche esaminato le disparità nei rendimenti ottenuti dai risparmiatori nelle regioni del Nord e del Sud.
Le regioni più ricche d’Italia
A livello regionale, la Lombardia si distingue per detenere il record nazionale di liquidità depositata nei conti correnti, con un totale di 234 miliardi di euro, equivalenti al 20% del totale nazionale. Anche il Lazio e il Veneto si collocano sul podio, con rispettivamente il 10,5% e il 9,2% della liquidità nazionale depositata nei loro conti correnti. Seguono nell’ordine l’Emilia-Romagna, il Piemonte, la Campania e la Toscana, con quote comprese tra il 6,3% e l’8,5%. Alle estremità della graduatoria si trovano Basilicata, Molise e Valle d’Aosta, con quote di liquidità inferiori all’1%.
Di seguito, ecco la classifica con il saldo dei conti correnti e la percentuale della liquidità nazionale
- Lombardia: 234,4 miliardi (20,4%)
- Lazio: 120,9 miliardi (10,5%)
- Veneto: 105,4 miliardi (9,2%)
- Emilia Romagna: 97,7 miliardi (8,5%)
- Piemonte: 90,1 miliardi (7,8%)
- Campania: 87,7 miliardi (7,6%)
- Toscana: 72,9 miliardi (6,3%)
- Puglia: 60,4 miliardi (5,3%)
- Sicilia: 58,1 miliardi (5,1%)
- Liguria: 32,1 miliardi (2,8%)
- Marche: 30,3 miliardi (2,6%)
- Trentino Alto Adige: 28,7 miliardi (2,5%)
- Friuli Venezia Giulia: 26,1 miliardi (2,3%)
- Calabria: 25,6 miliardi (2,2%)
- Abruzzo: 23,1 miliardi (2,0%)
- Sardegna: 22,7 miliardi (2,0%)
- Umbria: 14,3 miliardi (1,3%)
- Basilicata: 10,8 miliardi (0,9%)
- Molise: 6,1 miliardi (0,5%)
- Valle d’Aosta: 2,7 miliardi (0,2%)
Sud penalizzato rispetto a Centro e Nord
Le regioni a Sud della Capitale vantano assieme il 25% del portafoglio di liquidità dell’intero Paese. Ma per Fabi non c’è parità di trattamento per tutti i clienti nelle regioni, anche quando si parla di risparmio. Secondo l’analisi, il tasso di interesse medio nazionale praticato dalle banche per i conti correnti fino a 50.000 euro si attesta allo 0,21%. Tuttavia, a livello territoriale, si osservano notevoli differenze di rendimento.
Ad esempio, ipotizzando un saldo di 5.000 euro sul conto corrente, si guadagnano 18,2 euro l’anno a Trento e Bolzano, 15 euro a Firenze, 13 euro a Roma, 11 euro a Milano e Perugia. La stessa somma, invece, frutta appena 6,5 euro a Napoli, 7 euro a Trieste, 8 euro a Catanzaro, Potenza, Genova e Aosta. Poco più fortunati i correntisti di Torino con “incasso” annuo da 8,5 euro. Le banche ad Ancona e Cagliari assicurano 10 euro, mezzo euro in più di Bari, Bologna, Campobasso e Palermo che si attestano a quota 9,5 euro. A 9 euro tondi si trovano Venezia e Pescara.
Questo dimostra come gli interessi praticati dalle banche sui 1.151 miliardi di euro depositati nei conti correnti – seppur particolarmente contenuti, nonostante l’aumento del costo del denaro portato dalla Banca centrale europea al 4,5% tra il 2022 e il 2023 con 10 rialzi in 14 mesi – non sono tutti uguali nel Paese.
«Si registrano ampie divergenze territoriali e regionali nei rendimenti che le banche riconoscono sui salvadanai della loro clientela – si legge nel rapporto – La classifica delle remunerazioni dimostra che, da Nord a Sud, non ci sono le stesse opportunità di guadagno per i risparmi delle famiglie italiane: la media nazionale del tasso d’interesse praticato dalle banche alla clientela per un conto corrente fino a 50 mila euro, a fine 2023, è dello 0,21%, ma nelle 20 Regioni del Paese vi sono livelli assai diversi».
Complessivamente, le famiglie del Centro e del Nord Est Italia godono di condizioni più favorevoli, con tassi medi sulla liquidità del 0,48% e dello 0,35% rispettivamente. Il Trentino Alto Adige si distingue con il tasso più elevato, toccando lo 0,64%. Per i risparmiatori del Sud, invece, le notizie non sono positive, con un tasso medio dello 0,29% su tutti i depositi e la Campania in fondo alla classifica, con uno scarno 0,24% per i suoi risparmiatori. Le banche del Nord Ovest offrono in media lo 0,32% sui depositi, con variazioni che vanno dallo 0,22% della Valle d’Aosta al picco dello 0,36% per le famiglie della Lombardia.
In media, i tassi passivi sui conti correnti e depositi bancari in Italia si situano allo 0,21% per importi fino a 50.000 euro, raggiungendo lo 0,63% per cifre superiori a 250.000 euro. Per i depositi compresi tra 50.000 euro e 100.000 euro, il tasso medio è dello 0,27%, mentre per le somme fino a 250.000 euro si avvicina allo 0,35%. Le remunerazioni più alte sono riservate agli importi più consistenti, ovvero per conti correnti e depositi superiori a 250.000 euro.
In un anno prelevati dai conti correnti 43 miliardi di euro
Eccetto per la Sardegna e la Basilicata, che hanno visto un aumento di 21 milioni di euro (+0,1%) e di 50 milioni (+0,5%) rispettivamente tra il 2022 e il 2023, in tutte le altre regioni si è registrata una diminuzione nei saldi dei conti correnti negli ultimi 12 mesi, contribuendo complessivamente a una perdita nazionale di 43 miliardi di euro.
La Lombardia presenta il deficit più significativo, con una diminuzione di 13,7 miliardi (-5,5%). Seguono l’Emilia Romagna con un deficit annuo di 5,4 miliardi (-5,2%), il Piemonte con 4,7 miliardi in meno (-5,09%), il Lazio con una riduzione di 3,9 miliardi (-3,2%), il Veneto con 3,3 miliardi in meno (-3,1%), la Toscana con 3,2 miliardi in meno (-4,3%), la Liguria con un decremento di 1,8 miliardi (-5,4%), le Marche con una diminuzione di 1,4 miliardi (-4,9%), la Campania con un calo di 1,2 miliardi (-1,4%), la Sicilia con 1,1 miliardi in meno (-2,0%), e la Puglia con 1 miliardo in meno (-1,8%).
Sette regioni si trovano al di sotto del miliardo di deficit: 557 milioni in Friuli Venezia Giulia (-2,1%), 552 milioni in Abruzzo (-2,3%), 535 milioni in Umbria (-3,6%), 220 milioni in Trentino Alto Adige (-0,8%), 136 milioni in Valle d’Aosta (-4,7%), 97 milioni in Calabria (-0,4%), e 50 milioni in Molise (-0,8%).
Disoccupazione, al Sud il tasso si attesta al 14,3%
Fabi dedica una parte del rapporto anche al tema della disoccupazione, con il Sud che risulta penalizzato anche in questo ambito. Se il tasso di occupazione medio in Italia è salito al 62,1% nell’ultimo trimestre del 2023, in crescita rispetto al 60,7% del 2022, permangono significative disparità regionali.
Nel Nord Italia, secondo gli ultimi dati Istat, il tasso di occupazione raggiunge il 69,9% a fine 2023 (in crescita rispetto al 69% del 2022), con punte del 70,7% nel Nord Est, dove la provincia autonoma di Bolzano tocca il 74%, la Valle d’Aosta il 71,8% e l’Emilia Romagna il 71,4%.
Nel Centro Italia, il tasso di occupazione registrato è del 66,1%, con la Toscana al 69,3% (in crescita rispetto al 68,6% del 2022) e il Lazio al 63,5% (62,1% nel 2022).
Al Sud, il livello di occupazione si ferma al 49,1%, con l’eccezione dell’Abruzzo che si distingue con il 62,2%. Tuttavia, la Campania risulta fanalino di coda a livello nazionale con il 45,3% (seppur in crescita rispetto al 43,4% del 2022), seguita dalla Sicilia al 45,9% (43,2% nel 2022) e dalla Calabria al 47,6% (43,7% nel 2022).