Dopo le Marche è allarme alluvioni: le regioni a rischio

Circa 2,5 milioni di italiani vivono in aree a elevato rischio alluvione, che complessivamente rappresentano quasi un quinto del nostro Paese

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Redazione

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Ancora temporali e nubifragi in Italia, con l’allerta maltempo che prosegue anche per tutta la giornata del 17 settembre. La perturbazione responsabile della terribile alluvione delle Marche, dopo aver interessato la Sicilia occidentale, sta abbandonando il nostro Paese. Una nuova perturbazione fredda ha investito nelle prime ore della giornata la Lombardia e le regioni del Nord Est, con fenomeni temporaleschi anche intensi, e ha iniziato poi a dirigersi verso il Centro.

Allerta arancione in 4 regioni, gialla in 12

Anche nelle Marche le temperature sono crollate, e sono attesi venti di bora con raffiche fino a 90 chilometri orari. Mentre proseguono i lavori di ricerca dei dispersi e si inizia a fare la conta dei danni, gli “angeli del fango” operano tra la provincia di Ancona e quella di Macerata, aiutando le popolazioni colpite dalla catastrofe. Qua il primo bilancio dell’alluvione, ma continua la conta delle vittime.

Anche nel resto della Penisola soffieranno forti correnti fredde, che interromperanno così il lungo periodo di caldo eccezionale e causeranno eventi meteo anche pericolosi. La Protezione Civile ha emanato un avviso di allerta arancione per la giornata di sabato 17 settembre in quattro regioni.

In altre 12 regioni è invece allerta gialla per le piogge, i temporali e venti forti. Insomma il rischio che avvengano nubifragi permane anche per questo sabato di metà settembre. Nella speranza che non avvengano altre alluvioni, è bene però tenere a mente le indicazioni della Protezione Civile per le aree a rischio, che sono molte di più di quelle comprese nell’allerta meteo del week-end.

Quasi un quinto del territorio nazionale – una porzione della Penisola in cui vivono circa 2,5 milioni di persone – è a rischio elevato. In particolare le province di Cosenza, Ferrara, Reggio Calabria, Venezia e Bologna sono tra le aree più a rischio alluvione del nostro Paese.

Quali sono i luoghi a rischio alluvione

I consigli sono rivolti a chi vive, lavora o soggiorna in aree dove potrebbero verificarsi alluvioni, e servono per affrontare al meglio le situazioni di emergenza. Alcuni piccoli passaggi potrebbero fare la differenza tra la vita e la morte davanti a eventi meteo catastrofici, sempre più frequenti nel nostro Paese anche a causa del cambiamento climatico, come spiegato qua.

Anzitutto bisogna sapere che se ci sono state alluvioni in passato, è probabile che se ne verifichino altre in futuro, a causa della conformazione del territorio. Una pratica comune in Italia – e non solo – è stata quella di costruire le città sopra gli alvei dei fiumi, il cui corso veniva cambiato dall’uomo o variava per altre cause. In altri casi i torrenti venivano tombati, cioè ricoperti da strade ed edifici e ridotti a canali sotterranei senza possibilità di scolo.

Con precipitazioni eccezionali, l’acqua torna a percorrere le vie del passato o aumenta significativamente il volume dei bacini sotterranei, esplodendo in case e strade e trascinando con sé ogni cosa e persone sul proprio cammino. Facendo crollare o cedere improvvisamente anche infrastrutture come ponti e argini. In caso di alluvione l’acqua può salire di due metri in pochi minuti, e per questo è bene sempre essere pronti al peggio.

Come prevenire i pericoli di un’alluvione

Esistono misure di prevenzione che anche il cittadino può adottare.

Cosa fare prima di un’alluvione e durante un’allerta

Prima di un’alluvione o di un’allerta meteo sarebbe meglio adottare i seguenti comportamenti.

Cosa fare durante un’alluvione se si è al chiuso

Durante un’alluvione, se ci si trova in un luogo chiuso è bene seguire questi consigli.

Cosa fare durante un’alluvione se si è all’aperto

Se ci si trova in un luogo aperto, invece, meglio comportarsi come segue.

Cosa non fare assolutamente dopo un’alluvione

La Protezione Civile spiega anche cosa fare dopo un’alluvione.

Non tutti sanno che i disastri non riguardano solo le popolazione colpite, ma anche la collettività. Per la ricostruzione, infatti, si utilizzano fondi pubblici. Ad esempio stiamo ancora pagando l’alluvione di Firenze del 1966 attraverso le accise sulla benzina: qua l’elenco completo.

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