Scontri durante lo sciopero del 29 novembre, Maurizio Landini: “500mila contro il governo”

Scontri e tensioni a Torino durante lo sciopero generale di Cgil e Uil: occupati i binari, bruciate foto dei politici. Adesioni altissime in tutta Italia

Pubblicato: 29 Novembre 2024 15:07

Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Il giorno della resa dei conti è infine arrivato. Secondo il segretario della Cgil, in piazza ci sono oltre mezzo milione di persone. “Hanno scelto di essere in piazza per difendere la libertà e i diritti di tutti“, ha dichiarato. Lo sciopero generale di Cgil e Uil, che ha come obiettivo quello di cambiare la Manovra 2025 in favore della sanità, dell’istruzione, dei salari e delle pensioni, è in corso, ma non senza tensioni. A Torino sono scoppiati disordini davanti alla stazione di Porta Nuova, e i manifestanti sono riusciti a bloccare i binari della stazione. Il nodo dei trasporti è infatti fondamentale ed è simbolico, visto che lo sciopero generale sarà di 8 ore, ma per i trasporti è stato autorizzato solo per 4 ore.

Avvicinandosi alla fine della giornata di agitazione, iniziano ad arrivare i dati sull’adesione: nei primi turni di lavoro si parla di oltre il 70%, con le piazze piene e, in alcune aziende, l’adesione è stata anche del 100%.

Scontri durante lo sciopero e volti di politici bruciati

Era chiaro che non sarebbe stato uno sciopero tranquillo, soprattutto perché l’organizzazione è partita dall’idea di mettere i bastoni tra le ruote alla Manovra 2025. I due sindacati, Cgil e Uil, hanno affrontato diversi problemi fino alla giornata del 29 novembre, tra cui gli scontri con il ministro dei Trasporti Matteo Salvini e il Garante, che hanno limitato l’orario dello sciopero a 4 ore per il settore trasporti.

Lo sciopero partiva già in un clima teso, ma le agitazioni sono aumentate e si sono trasformate in scontri. È accaduto quando alcuni manifestanti hanno deciso di occupare i binari della stazione di Porta Susa a Torino, dopo gli scontri tra forze dell’ordine e scioperanti nei pressi della stazione di Porta Nuova.

Si trattava di gruppi organizzati di studenti e attivisti con bandiere della Palestina. I gruppi si sono divisi in due e, mentre uno affrontava le forze dell’ordine, l’altro ha occupato i binari. Questi sono diventati il simbolo della resistenza contro la decisione del garante e del ministro Salvini.

Sempre a Torino, si segnalano sagome e foto di politici italiani, tra cui Giorgia Meloni, Guido Crosetto e Matteo Salvini, bruciate. Il tutto è avvenuto sotto le grida dello slogan: “Dimissioni, dimissioni”.

Landini da Bologna: 500mila per i diritti

A parte lo scontro a Torino, sono molti i dati che emergono da questa prima parte della giornata. Sono state organizzate numerose manifestazioni nelle principali città italiane, da Roma a Bologna (50 mila persone), Milano e Napoli (30 mila in piazza), e tutte sono state molto partecipate. Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, dal palco di Bologna ha riferito:

Se mettiamo assieme i numeri di tutti quelli che oggi hanno deciso di scendere in piazza, possiamo tranquillamente dire che più di 500 mila persone in tutta Italia hanno scelto di essere in piazza per difendere la libertà e i diritti di tutti.

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Ma il segretario non si è limitato a questo e ha attaccato direttamente il governo, facendo riferimento alla repressione del diritto allo sciopero, che “non è un caso se i regimi autoritari come primo atto lo mettono in discussione”. In un discorso che ha fomentato la piazza, Landini ha dichiarato: “Se il fascismo e il nazismo sono stati sconfitti, è stato grazie al mondo del lavoro”.

Adesione allo sciopero: punte fino al 100% per alcune aziende

Il mondo del lavoro ha risposto allo sciopero generale con un’adesione molto alta. Secondo i sindacati, già nei primi turni di lavoro oltre il 70% delle lavoratrici e dei lavoratori ha incrociato le braccia in tutta Italia.

Dai primi dati raccolti emergono aziende completamente ferme, dove la punta delle adesioni ha toccato il 100%. È il caso di:

La partecipazione è alta in tutti i settori produttivi del Paese e, durante la giornata, continuano a emergere i numeri. Non al 100%, ma con valori molto alti, si segnalano:

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