Ten Hag esonerato, il Manchester United tra sprechi e crisi di risultati

Il Manchester United ha esonerato il suo allenatore Erik ten Hag confermando una crisi che va avanti da un decennio

Pubblicato: 28 Ottobre 2024 15:13

Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Il Manchester United ha esonerato il suo allenatore Erik ten Hag. Sarà sostituito da Ruud van Nistelrooij, ad interim, in attesa che la società scelga il prossimo tecnico della squadra. Sarà il settimo da quando Alex Ferguson lasciò la panchina del club nel 2013 dopo quasi 30 anni.

Nonostante sia da anni tra le squadre che spendono di più in Premier League, soprattutto sul mercato dei calciatori, il Manchester United viene da un decennio di profonda crisi di risultati che ha portato la società a registrare nel 2023 il terzo bilancio in perdita di fila.

La crisi, sportiva ed economica, del Manchester United

Con l’esonero di Erik ten Hag e l’entrata in carica ad interim di Ruud van Nistelrooij, il Manchester United ha cambiato il suo sesto allenatore in 11 anni, ai quali vanno ad aggiungersi tre manager temporanei. L’operazione avrà un costo significativo, 17 milioni di euro, ma si è resa necessaria dopo che in 9 partite di Premier League, il principale campionato inglese, la squadra aveva raccolto solo 11 punti. In questo momento lo United si trova al quattordicesimo posto, più vicino alla zona retrocessione che alla vetta della classifica.

Un risultato deludente anche per un club in crisi di risultati da un decennio. L’ultima vittoria di un campionato risale al 2013, quando ancora ad allenare la squadra c’era Sir Alex Ferguson. Da allora i risultati migliori sono stati due secondi posti, accompagnati da vittorie minori come due FA Cup, 2 Community Shield, una Coppa di Lega e un’Europa League. Pochissimo per una squadra che nei 20 anni precedenti si era abituata a vincere regolarmente sia in patria che in Europa.

Questi problemi di risultati hanno portato lentamente anche a una crisi economica, dovuta soprattutto agli esborsi significativi per acquistare sul mercato giocatori poi rivelatisi poco funzionali al progetto. Nel 2023 il Manchester United ha chiuso il suo bilancio in perdita per il quarto anno consecutivo. Perdite limitate rispetto agli anni precedenti, 33 milioni di euro circa, 100 in meno del 2022, ma comunque pesanti per una società che non fa utile da prima della pandemia da Covid-19.

Pesano, oltre alle scelte sbagliate sul mercato, anche gli ingaggi dei giocatori. Ogni anno il Manchester United spende 185 milioni di sterline, circa 222 milioni di euro, in stipendi dell’area sportiva, di cui circa la metà vanno ai soli attaccanti. È il secondo monte ingaggi dietro a quello dei rivali del Manchester City, che però hanno vinto sei delle ultime sette Premier League.

Perché il Manchester United non riesce più a vincere

Un lungo articolo comparso sul sito sportivo The Athletic lo scorso anno ha analizzato i problemi che hanno portato il Manchester United alla situazione attuale. Secondo quanto scritto dagli autori, la struttura della squadra e della società sarebbe anacronistica per un club di calcio. Lo United è ancora legato alla figura del “Manager all’inglese“, che era incarnata da Alex Ferguson, ma anche da Arsène Wenger, storico allenatore dell’Arsenal.

Si trattava di un allenatore che svolgeva anche ruoli dirigenziali, una figura che però, nel calcio moderno, è difficile che possa emergere. Le competenze richieste per gestire una società di calcio sono troppe per qualcuno con una formazione prettamente sportiva. I collaboratori che ruotano attorno a un allenatore sono ormai decine e si occupano degli aspetti più diversi.

Il Manchester United non avrebbe sviluppato questa struttura e sarebbe in ritardo su vari aspetti fondamentali nel calcio moderno. È l’unica grande squadra di Premier League a non aver ristrutturato di recente il proprio stadio ed è stata tra le ultime a dotarsi di una formazione femminile e di profili social ufficiali.

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