Peste suina in Italia, la situazione si aggrava: 21 Comuni colpiti

La Zona I si amplia dopo l'accertamento di un nuovo caso: ecco le restrizioni in atto per limitare il disastro

Pubblicato: 26 Settembre 2024 11:22

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Redazione

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L’allarme della peste suina è tutt’altro che rientrato. Il fatto che per il momento sia ristretto a determinati territori, grazie soprattutto ai necessari interventi da parte delle istituzioni, fa in modo che la notizia sparisca di tanto in tanto. A livello nazionale se ne parla a intermittenza, ma ciò non vuol dire che il problema sia svanito, anzi. La situazione è oggi più grave ed ecco i motivi.

Peste suina, ultime notizie

Nuovi aggiornamenti giungono dal biellese in merito all’emergenza peste suina. Era già stata prevista una zona di restrizione I per ben 13 Comuni, che riportiamo di seguito: Castelletto, Cavaglià, Cerrione, Dorzano, Gifflenga, Massazza, Mottalciata, Roppolo, Salussola, Villanova Biellese, Viverone e Zimone.

L’aggravarsi delle condizioni ha però portato all’aggiunta di altri 8 Comuni:

Si parla di zona cuscinetto, ma cosa vuol dire? Di fatto la Zona I è quella in cui non sono stati ancora evidenziati dei casi di peste suina. Tali Comuni sono però al confine con altri in cui le infezioni risultano acclarate.

I divieti

Gli allevatori di suini stanno fronteggiando una situazione molto complessa, con numerosi divieti. Gli spostamenti degli animali sono necessariamente limitati. Si richiedono, inoltre, dei controlli assidui, comprensibilmente, da parte dei veterinari e dell’Asl.

Non è minimamente pensabile allentare la presa, il che porterebbe questa condizione a dilagare in pochissimo tempo. Sono inoltre attive anche delle restrizioni per quanto concerne la caccia al cinghiale. È proprio quest’ultimo a essere considerato il vettore della peste suina.

Ecco le parole di Roberto Guerrini, presidente Coldiretti Biella e Vercelli: “La zona cuscinetto va purtroppo ampliandosi in seguito al nuovo caso di Casalvolone, che si aggiunge a quello di Lignana. Il blocco dell’attività venatoria comporta lo stop del depopolamento ai cinghiali, un vero dramma in questo periodo della stagione”.

Una situazione insostenibile, prevedendo come il proseguo della diffusione della Psa possa di fatto mettere in ginocchio l’ambito della suinocoltura a tutti i livelli. Il rischio maggiore? Un caso riscontrato nella zona Dop, come sottolineato da Guerrini. Sarebbe una vera tragedia.

Normativa sulla caccia e polemiche

La caccia al cinghiale potrebbe praticarsi, almeno in teoria, al netto di particolari restrizioni. Si richiede che gli animali abbattuti non vengano trasportati. Devono stazionare, procedendo alla eviscerazione sul posto. I resti devono poi essere posti in celle frigorifere, in attesa di analisi della milza da parte dell’Asl. In questo modo si può verificare l’eventuale presenza della malattia.

Un processo che non può di fatto essere messo in pratica, il che ha portato il dirigente del settore Caccia della Provincia a bloccare precauzionalmente la caccia al cinghiale in tutte le aree cuscinetto. Va da sé, inoltre, che sia impensabile cacciare nei territori in cui dei casi sono stati acclarati.

Se i cacciatori si sono detti disposti a deporre i fucili, la polemica sorge da tutt’altra questione. Guerrini alza la voce, sottolineando come gli indennizzi non siano ancora giunti per gli allevatori che hanno dovuto “azzerare gli allevamenti”. Il tutto a distanza di ben due anni.

“I ristori devono essere più celeri. Occorre dare un limite temporale. In sei mesi ho la forza di ripartire ma oltre i due anni non si riesce più a riaprire l’azienda.

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