Sarebbe morto a causa delle complicazioni derivate dalla vaccinazione anti-Covid e per questo i familiari hanno ricevuto un indennizzo da oltre 77mila euro. È la storia, riportata da LaPresse, di un 72enne residente a Colletorto, comune in provincia di Campobasso. L’uomo sarebbe deceduto pochi giorni dopo aver ricevuto la dose contro il Sars-CoV-2, in piena pandemia, e secondo quanto stabilito dall’autopsia ad essere fatale sarebbe stata proprio l’iniezione anti coronavirus.
La vicenda
La vicenda raccontata dai legali della famiglia del 72enne, Giuseppe Fazio e Quirino Mescia, risale al 2021. Come diversi coetanei l’uomo si sarebbe sottoposto alla dose anti-Covid in uno dei centri per la campagna vaccinale in Molise.
Alcune ore dopo aver ricevuto la somministrazione, l’uomo avrebbe cominciato ad avvertire sintomi sempre più gravi fino a dover ricorrere alle cure del pronto soccorso.
I medici dell’ospedale San Timoteo di Termoli decisero di ricoverarlo, ma le condizioni del 72enne sarebbero precipitare rapidamente, portando il paziente alla morte dopo sette giorni. Un aggravamento dello stato di salute dell’uomo talmente improvviso da lasciare impietriti non soltanto i parenti ma anche il personale sanitario.
I sospetti sul decesso del familiare sarebbero immediatamente ricaduti sulle possibili reazioni avverse del vaccino anti-Covid e ad alimentare i presentimenti sarebbero stati i valori clinici del 72enne: solo alcune settimane prima si sarebbe sottoposto al checkup di controllo che era solito effettuare periodicamente, con risultati nella norma.
A fugare ogni dubbio sarebbe arrivata l’autopsia disposta dalla direzione sanitaria del San Timoteo, dalla quale sarebbe emerso come il paziente fosse morto a causa di un’embolia diffusa, effetto avverso della somministrazione del vaccino contro il Sars-CoV-2. La famiglia si era nel frattempo rivolta ai due avvocati Fazio e Mescia, che si erano attivati per la richiesta di indennizzo al ministero della Salute.
Come riportato dalla testata locale il Quotidiano del Molise, sul caso viene al quel punto aperto un fascicolo sottoposto a una commissione medico-ospedaliera di Bari, che conferma l’esito dell’autopsia.
Il nesso di casualità viene dunque riconosciuto dal ministero della Salute in seguito all’istanza presentata dai rappresentanti legali della famiglia, la quale ottiene l’indennizzo di 77.468,53 euro, destinato per legge “ai parenti aventi diritto, nel caso in cui la morte del danneggiato sia stata determinata dalle vaccinazioni”.
La cifra sarà a carico della Regione Molise, che ha stanziato un fondo da 150 milioni di euro destinato proprio a chi ha subito danni dalla vaccinazione anti Covid.
Come chiedere l’indennizzo
Il diritto all’indennizzo ai familiari delle vittime di effetti avversi da vaccinazione anti-Covid è stato ampliato dal legislatore nel corso della pandemia, con la modifica della L. 210/1992 in materia di “indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a seguito delle vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazioni di emoderivati”.
Con l’introduzione del comma 1 bis all’art.1, l’indennizzo è stato esteso non solo a coloro che fossero soggetti all’obbligo vaccinale, ma anche a chi si fosse attenuto alle raccomandazioni governative di sottoporsi all’iniezione contro il coronavirus (qui avevamo riportato il diritto al risarcimento danni per il vaccino sancito da una recente sentenza della Cassazione).
La procedura è indicata dal ministero della Salute sul proprio sito, nel quale si spiega che “i soggetti danneggiati possono presentare la domanda alla Azienda Sanitaria di residenza che la istruisce fino alla redazione del verbale da parte delle Commissioni mediche ospedaliere. Acquisito il parere, l’Azienda Sanitaria provvede a notificare all’interessato l’esito del predetto giudizio e, in caso di riconoscimento del diritto all’indennizzo, a emettere decreto per la liquidazione e relativo mandato di pagamento” (qui avevamo spiegato invece come funziona e a chi spetta il risarcimento per le vittime del Covid) mentre qui abbiamo spiegato perché il Covid al lavoro non dà diritto alla malattia).
La morte in seguito a effetto avverso della vaccinazione da Covid-19 rientra, infatti, nei casi elencati dal dicastero della Sanità per il riconoscimento dell’indennizzo, riguardanti in generale:
- i soggetti danneggiati irreversibilmente da epatite o da infezione da HIV derivante da trasfusione o somministrazione di emoderivati;
- i soggetti danneggiati a causa di vaccinazione obbligatoria per legge o ordinanza di un’autorità sanitaria;
- gli operatori sanitari che in occasione e durante il servizio abbiano contratto una infezione a seguito di contatto con sangue e suoi derivati;
- i soggetti non vaccinati che abbiano riportato una menomazione permanente in conseguenza al contatto con persona vaccinata;
- i soggetti che per motivi di lavoro o incarico del proprio ufficio, o per poter accedere ad uno stato estero, si sono sottoposti a vaccinazioni che, pur non essendo obbligatorie, risultassero necessarie;
- i soggetti danneggiati irreversibilmente a causa di vaccinazione anti SARS-COV-2;
- soggetti operanti in strutture sanitarie ospedaliere a rischio che si sono sottoposti a vaccinazioni anche non obbligatorie;
- coniuge contagiato da uno dei soggetti sopra indicati;
- figlio contagiato durante la gestazione da madre che ha avuto riconosciuto il diritto all’indennizzo;
- gli aventi diritto, nell’ordine: il coniuge, i figli, i genitori, i fratelli minorenni, i fratelli maggiorenni qualora a causa delle vaccinazioni o delle patologie previste dalla legge sia derivata la morte.