Allerta per il fungo killer, in Italia un’altra vittima: i sintomi

Candida auris uccide ancora in Italia: il "fungo killer" rappresenta una minaccia per gli ospedali della Penisola e per quelli di tutto il mondo

Pubblicato: 27 Maggio 2023 11:55

Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

C’è stata l’ennesima vittima del “fungo killer” in Italia. La Candida auris ha ucciso ancora a Milano. Il paziente, un 79enne, avrebbe contratto l’infezione mentre si trovava in Grecia. Era stato trasferito da una decina di giorni all’ospedale Sacco dopo essere stato ricoverato all’estero per mesi, in terapia intensiva, a causa di un ictus. Nel tempo aveva avuto una serie di complicanze, tra cui shock settici e sepsi. Dagli esami di laboratorio effettuati dalla struttura del capoluogo lombardo, è emersa la positività a diversi patogeni, oltre alla micosi.

Che cos’è il “fungo killer” Candida auris

Candida auris è una specie di fungo che è stata isolata per la prima volta nel 2009 in Giappone nell’orecchio di una paziente – auris in latino significa proprio orecchio. In retrospettiva, gli scienziati hanno scoperto di aver avuto a che fare con questo patogeno già nel 1996: è stato rilevato infatti in una raccolta di campioni provenienti dalla Corea del Sud.

A dispetto del nome, si può trovare in diverse parti del corpo, dalla pelle al tratto urogenitale, fino ad arrivare all’apparato respiratorio. Le forme invasive sono meno rare, ma questo tipo di Candida è in grado di colonizzare anche i tessuti degli organi vitali, causando pericardite e polmonite. La candidemia può essere fatale ai pazienti fragili e con condizioni pregresse.

Quali sono i sintomi di Candida auris

I sintomi dell’infezione del “fungo killer” variano in base all’area interessata e possono non essere riconosciuti subito, soprattutto in caso di patologie che possono ostacolare una corretta diagnosi. Infezioni del sangue, dell’addome e otiti possono essere segnali d’allarme per i pazienti ospedalizzati, ma solo la coltura del sangue o di altri fluidi corporei permette di identificare il patogeno.

I test di laboratorio più comuni potrebbero non servire a distinguere i ceppi di Candida auris da altre micosi, e per questo un ulteriore conferma dell’infezione può arrivare dalla resistenza ai medicinali antifungini usati per combatterle.

Perché è un problema per gli ospedali

In Europa Candida auris è arrivata nel 2015, con un focolaio in Francia. Il primo caso di infezione invasiva in Italia è stato rilevato solo nel 2019, seguito da un esteso cluster nelle regioni del Nord, esploso durante l’annus horribilis della pandemia di Covid, quando la sanità del Belpaese era già in sofferenza e le infezioni nosocomiali hanno contribuito ad aggravare le condizioni dei positivi al Sars-Cov-2.

Per la sua resistenza ai farmaci antimicotici più utilizzati – in maniera analoga a quanto avviene con i superbatteri e la resistenza agli antibiotici – e per la difficoltà di identificazione, visto che spesso anche i laboratori più all’avanguardia non dispongono di tecnologie specifiche, si è parlato spesso di “fungo killer” e di minaccia per i sistemi sanitari di tutto il mondo.

È proprio dentro gli ospedali e le RSA che Candida auris uccide maggiormente, provocando focolai epidemici: si trasmette attraverso le superfici e gli strumenti di cura e diagnosi. L’infezione può essere asintomatica a lungo, e per questo può passare inosservata anche negli ambienti più puliti e controllati. Il fungo crea una pellicola biologica che lo protegge dai comuni disinfettanti.

Casi e vittime di Candida auris in Italia

Saranno ancora necessari nuovi studi per comprendere al meglio il ciclo vitale di Candida auris, per prevenire i rischi che comporta per i singoli e tutto il sistema sanitari. Nuovi sforzi vengono fatti ogni giorno per impedire la sua diffusione epidemica, che potrebbe colpire come uno tsunami i presidi sanitari.

Da un rapporto dell’ECDC – il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie che da poco ha lanciato l’allarme su nuove epidemie – pubblicato nel febbraio 2022, è emerso che dal 2019 erano stati descritti e segnalati alle autorità sanitarie circa 300 casi collegati a un focolaio epidemico che ha interessato principalmente la Liguria e  l’Emilia-Romagna.

Il “fungo killer” si è diffuso all’interno di unità di terapia intensiva per il trattamento dei pazienti con Covid-19, aggravandone le condizioni. In diversi casi, come quello rilevato a Milano, portandoli alla morte.

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