Ritornando con le immagini alla serata del 21 giugno – quando Luigi Di Maio ha tenuto una storica conferenza stampa per annunciare la fuoriuscita da quel Movimento 5 Stelle in cui è nato, cresciuto e in cui si è affermato come leader politico – lo scatto fotografico che maggiormente salta all’occhio è quello che immortala tutti i 61 parlamentari (scesi poi a 60 per il ripensamento del senatore Emiliano Fenu) schierati al fianco del ministro degli Esteri.
Scissione nel Movimento 5 Stelle, il gruppo di Di Maio in Parlamento
Un gruppo folto – 50 deputati della Camera e 10 membri di Palazzo Madama – e apparentemente molto affiatato, che il titolare della Farnesina ha selezionato e raccolto nel corso di questi mesi. Di certo non si tratta di un’operazione compiuta a caldo o all’ultimo minuto, magari in risposta alle dichiarazioni di Giuseppe Conte sul sostegno dell’Italia all’Ucraina che hanno causato diversi problemi al governo di Mario Draghi, di cui Luigi Di Maio rappresenta un elemento di spicco.
Accanto a lui in prima fila sono comparsi anche diversi volti storici del M5s, persone che hanno avuto anche ruoli importanti durante i governi dell’avvocato con la Lega e con il centrosinistra, ma che ora hanno deciso di voltare le spalle all’attuale presidente del Movimento, aderendo alla scissione: tra tutti spiccano i nominativi di Carla Ruocco (presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche), Manlio Di Stefano (sottosegretario proprio al ministero degli Esteri e fedelissimo di Di Maio) e Francesco D’Uva (già capogruppo grillino alla Camera).
La scissione di Di Maio non è la prima e non sarà l’ultima: in Italia il trasformismo parlamentare è di casa
Il sito di analisi Pagella politica ha pubblicato uno studio sul proprio portale online in cui ha analizzato tutti i terremoti parlamentari nella storia della Repubblica italiana, ossia da quel giugno 1948 in cui le cittadine e i cittadini scelsero di voltare pagina, archiviando la struttura monarchica.
Si tratta di un articolo molto interessante per gli appassionati di dinamiche politiche, dietrologie di palazzo e per i nostalgici della Prima e della Seconda Repubblica. Vengono infatti passati in rassegna diversi periodi dal Dopoguerra a oggi, con tanto di numeri e descrizioni delle scissioni più importanti.
Viene anche ricordato come – dalla dodicesima legislatura in poi, ossia da quel 1994 in cui l’elezione a Palazzo Chigi dell’imprenditore Silvio Berlusconi segnò il passaggio tra due ere politiche – il trasformismo parlamentare abbia assunto contorni sempre maggiori, arrivando allo stillicidio costante e continuo a cui assistiamo oggi, in cui un deputato o un senatore può cambiare gruppo (anche più volte) in maniera indiscriminata senza che nessuno gli ponga l’esigenza di dimettersi.
Quanto vale davvero il gruppo di Di Maio e cosa rappresenta nella storia d’Italia
E così arriviamo alla creazione di “Insieme per il Futuro“, il nuovo soggetto parlamentare di Di Maio. Come detto conterà almeno 60 tra deputati e senatori (pare siano in arrivo altri fuoriusciti da Coraggio Italia, il gruppo che fa riferimento a Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, che però si è sciolto) e rappresenta la scissione più grande di sempre.
Sul podio troviamo altri due snodi politici degli ultimi anni. alle spalle di Di Maio si piazza Angelino Alfano, la cui fuoriuscita dal Popolo della libertà nel 2013 coinvolse ben 58 parlamentari, 29 in ogni ramo del Parlamento. Al terzo posto invece l’uscita dal Partito Democratico del gruppo di Articolo Uno, che nel 2017 arrivò a contare 48 eletti tra Palazzo Madama e Montecitorio.