PMI, cosa è lo sharing welfare

Migliorare il benessere dei propri dipendenti dovrebbe essere l’obiettivo di ogni azienda, ma per le PMI non sembra essere così

Pubblicato: 27 Maggio 2018 14:45Aggiornato: 31 maggio 2024 07:51

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Nonostante gli sforzi del Governo che con la Legge di Stabilità 2016 prima, e con la Legge di Bilancio poi, ha cercato di facilitare progetti di welfare aziendale all’interno delle imprese, le PMI sono ancora in ritardo e la situazione in futuro non sembra migliorare. Molti imprenditori non sono a conoscenza di cosa sia il welfare aziendale e non ne conoscono i benefici che potrebbe apportare: miglioramento del benessere dei dipendenti con conseguente aumento della produttività. Secondo alcune piccole e medie imprese, il welfare aziendale è solamente uno spreco di denaro che indebolisce la posizione dell’azienda rispetto al lavoratore. Retaggi del passato che non fanno altro che perdere di competitività in primis all’economia italiana e poi alla stessa azienda.

Welfare aziendale, un problema da affrontare per le PMI

Ma la colpa non è solo delle piccole e medie imprese. Se una PMI decidesse di voler introdurre soluzioni di welfare aziendale, si scontrerebbe con alcune regole imposte dal sistema. I Piani di welfare aziendale solitamente sono pensati per le grandi aziende e vengono inseriti dai sindacati e dalle imprese durante i rinnovi dei contratti. Solitamente in un’imprese con meno di 10 dipendenti, le organizzazioni sindacali latitano. E se una PMI volesse introdurre dei benefit dovrebbe trovare l’accordo direttamente con il dipendente. Inoltre, fino a qualche anno fa, i bonus fiscali sul welfare aziendale riguardavano solo i contratti aziendali e estromettevano automaticamente le PMI. Questa norma è stata corretta ultimamente estendendo la possibilità anche alle piccole imprese.

Sharing welfare, il benessere diffuso

Una soluzione per risolvere i problemi delle PMI potrebbe venire dallo sharing welfare, ovvero delle soluzioni per il benessere dei dipendenti, condivise tra più piccole e medie imprese. In questo modo le aziende risparmiano nell’acquisto dei pacchetti di welfare aziendale e i dipendenti sono felici e lavorano meglio, producendo di più. Nel Nord Italia si sono costituiti dei cluster d’imprese che hanno fatto di necessità virtù. Aziende dello stesso settore che hanno stretto delle partnership per migliorare le condizioni dei propri dipendenti attraverso lo sharing welfare.

Anche Confindustria è scesa in campo e ha stretto un accordo con i sindacati per permettere alle piccole e medie imprese di introdurre un premio di produttività che può tramutarsi in welfare aziendale. Migliorare il benessere de dipendenti per aumentare la produttività, una strategia che nei prossimi anni adotteranno sempre più PMI.

I vantaggi del corporate wellbeing

L’Italia necessita di un rafforzamento dell’impalcatura legislativa del welfare aziendale e, al tempo stesso, potrebbe beneficiare da una cultura organizzativa orientata al corporate wellbeing. Con quest’espressione si fa riferimento all’insieme di interventi che agiscono sull’esperienza di vita lavorativa. Ciò vuol dire sostenere il dipendente in base alle sue differenti necessità.

In questo modo il welfare aziendale può fare un importante salto in avanti, evolvendosi da semplice beneficio fiscale a strategia di benessere organizzativo e personale. Avere un piano di corporate building vuol dire partire dai bisogni dei dipendenti per raggiungere una strategia di servizi concreti, come gli asili nido aziendali ad esempio. Le aziende sono chiamate a svolgere un ruolo attivo nella creazione delle condizioni ideale per i dipendenti, così da consentire loro di realizzarsi anche nei progetti di vita. Una combinazione ideale di tempo lavorativo e privato.

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