Affitti universitari troppo cari, mancano residenze per studenti

Milano e Roma guidano la classifica degli affitti delle stanze, mentre i pochi posti letto delle residenze spingono gli studenti dai privati

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web dal 2005, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Il nuovo anno accademico si apre con un problema che si ripete ormai da anni: trovare casa per gli studenti fuori sede è sempre più difficile e costoso. In Italia gli iscritti agli atenei sono quasi 2 milioni, di cui oltre 130mila stranieri, e circa un quarto del totale deve spostarsi in un’altra città per studiare. Si tratta di una platea enorme che alimenta una domanda abitativa crescente e sempre più difficile da soddisfare. Oggi i posti letto dedicati sono troppo pochi e chi mette in affitto stanze se ne approfitta: i canoni di locazione sono sempre più alti e sono un’entrata sicura, garantita dalle famiglie di origine degli universitari.

Il diritto allo studio è ancora tutelato?

La questione degli affitti per gli studenti universitari non è solo un tema immobiliare, ma un nodo sociale che incide direttamente sul diritto allo studio.

Canoni troppo alti e scarsità di residenze dedicate rischiano di trasformare l’università in un percorso accessibile solo a chi ha alle spalle famiglie con redditi alti. Molti giovani, al contrario, finiscono per rinunciare a trasferirsi e restano legati all’ateneo più vicino a casa, riducendo le opportunità di crescita e mobilità sociale.

Oggi i posti letto dedicati agli studenti sono appena 85mila, tra strutture pubbliche convenzionate e quelli messi a disposizione da atenei e operatori privati. Troppo pochi per coprire il fabbisogno reale.

Nuove iniziative di student housing dovrebbero portare l’offerta sopra quota 100mila entro il 2027, con progetti concentrati soprattutto nelle grandi città universitarie come Milano, Bologna, Torino, Roma e Padova. Una goccia nel mare se confrontata con la platea complessiva di circa 500mila fuori sede.

Dove si cercano più stanze in Italia

Chi non riesce a entrare in una residenza universitaria è costretto a rivolgersi al mercato privato, dove gli affitti restano elevati e la concorrenza con i turisti pesa ancora.

Negli ultimi anni la diffusione degli affitti brevi ha ridotto ulteriormente l’offerta, facendo lievitare i prezzi. Non sorprende che molte famiglie scelgano di acquistare un immobile, considerandolo un investimento oltre che una necessità.

Secondo l’Ufficio Studi Tecnocasa, nel 2024 il 7,9% dei contratti di locazione in Italia ha riguardato studenti universitari. La quota sale al 13,9% nelle grandi città, con punte oltre il 22% a Torino, il 18,5% a Milano e il 12,8% a Roma. Rispetto al 2023, Milano e Torino segnano un lieve calo, mentre Roma registra un incremento.

Quanto costano gli affitti delle stanze

Secondo l’ultimo report di Immobiliare.it Insights, nell’ultimo anno i canoni delle stanze singole sono aumentati del 7%, spinti da una domanda in crescita del 27% rispetto al 2023.

Milano resta la piazza più onerosa. Una stanza singola costa in media 637 euro al mese, con punte fino a 747 euro in quartieri come Garibaldi-Moscova-Porta Nuova. Seguono Porta Romana-Cadore-Montenero, 722 euro, e Centrale-Repubblica, 720 euro.

A Roma i prezzi salgono a 503 euro al mese, con un rincaro del 9% in un anno. La domanda nella Capitale, al contrario di Milano, è cresciuta del 62% in 12 mesi. Nella zona Parioli-Flaminio una singola costa 647 euro, seguita da Testaccio-Trastevere, 614 euro, e Salario-Trieste, 603 euro.

Tra le città storicamente universitarie, Bologna è la più cara con 506 euro per una singola, seguita da Firenze, 493 euro, e da Padova, 442 euro. Venezia si ferma a 417 euro, ma con una crescita annua del 10% e una domanda in aumento del 53%. Torino, invece, è più accessibile con 409 euro.

Nella top 10 rientrano anche Verona, 407 euro, Napoli, 405 euro, e Bergamo, 448 euro.

Cosa cercano gli studenti universitari

Le preferenze abitative degli studenti si concentrano su camere singole arredate, moderne e ben collegate agli atenei. La vicinanza fisica non è più l’unico criterio: contano sempre di più i collegamenti rapidi (metropolitana, trasporti pubblici) e la presenza di servizi nel quartiere.

Quanto alle tipologie, i bilocali sono i più affittati (29,9%), seguiti dai trilocali (27,9%). Monolocali (18,2%) e appartamenti più grandi (15,5%) completano il quadro, con la tendenza alla condivisione tra più studenti per contenere le spese.

I contratti più convenienti

La formula più diffusa resta quella a canone transitorio, scelta nel 70% dei casi. Crescono però i contratti a canone libero (23,8%), mentre i concordati restano marginali (6,1%).

La fascia d’età degli studenti in affitto va dai 18 ai 34 anni, a conferma che il fenomeno coinvolge non solo i neoiscritti, ma anche chi frequenta corsi magistrali o master e ha già un’occupazione per sostenere le alte spese di affitto.

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