La percentuale di giovani adulti con qualifiche avanzate in tutta l’area OCSE, spinta dalla crescente necessità di competenze avanzate nei mercati del lavoro, ha raggiunto il livello record del 48% nella fascia di età 25-34 anni nel 2021, rispetto a solo il 27% nel 2000.
Il numero di 25-34enni istruiti è più alto in Corea (69,3%) e Canada (66,4%).
Università nel mondo: quanto conviene davvero
I dati arrivano dall’ultimo nuovo rapporto OCSE “Education at a Glance 2022”, che riporta come l’aumento del livello di istruzione universitaria sia stato particolarmente forte tra le donne, che ora costituiscono il 57% di tutte le persone di età compresa tra 25 e 34 anni con istruzione terziaria, rispetto al 43% dei loro coetanei maschi.
La spesa per l’istruzione universitaria per studente è aumentata nonostante la crescita del numero di studenti. Dal 2012, il numero di studenti dell’istruzione terziaria è aumentato dello 0,4% all’anno in tutta l’OCSE, ma la spesa per gli istituti di istruzione terziaria è aumentata dell’1,6% all’anno in termini reali nello stesso periodo. Ciò ha comportato un aumento della spesa reale media per studente dell’1,2% annuo.
“Lo straordinario aumento del livello di istruzione sta fornendo un’opportunità unica per alimentare il progresso economico e sociale nei nostri Paesi”, ha affermato il segretario generale dell’OCSE Mathias Cormann. “È essenziale che i Paesi continuino a innovare e migliorare i loro sistemi educativi per garantire che tutti beneficino dei vantaggi di una buona istruzione e acquisiscano le competenze di cui hanno bisogno per avere successo”.
Avere un titolo universitario – ormai è indubbio – offre ai giovani forti vantaggi sul mercato del lavoro. I lavoratori a tempo pieno con una laurea guadagnano in media circa il 50% in più dei lavoratori con un diploma di scuola secondaria superiore, e quasi il doppio dei lavoratori senza un diploma di scuola secondaria superiore.
Laureati in Italia: quanti trovano lavoro, chi sono e quanto guadagnano
In base agli ultimi dati dell’Istat, il tasso di occupazione in Italia dei laureati compresi nella fascia d’età che va dai 20 ai 64 è del 79,2%. Al contrario, il tasso occupazionale per i diplomati è del 65,2%.
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Per quanto riguarda l’Italia, la quota di 25-34enni in possesso di un titolo di studio terziario è cresciuta in Italia, passando dal 10% nel 2000 al 28% nel 2022. Tuttavia, l’incidenza vede l’Italia ancora indietro rispetto non solo ai Paesi più virtuosi come Canada o Giappone, ma anche rispetto alla media OCSE.
La bassa incidenza di laureati italiani è collegata al fenomeno dell’abbandono dei corsi: il 31% degli iscritti ad un corso di laurea triennale non risulta né laureato né iscritto alla fine dei 3 anni. Ma non c’è solo questo: a creare problemi agli studenti italiani ci sono anche i tempi di conseguimento del titolo di studio.
Secondo i dati OCSE, l’Italia presenta un tasso di completamento più basso rispetto ad altre economie dell’OCSE: il 53% degli studenti di laurea triennale consegue il titolo entro 3 anni dalla fine prevista del ciclo di studi, rispetto al 68% in media in tutta l’area OCSE.
Con la pandemia, anche in Italia è considerevolmente aumentata la quota di NEET, cioè dei giovani che non studiano e non lavorano. Un aumento che ha toccato soprattutto la fascia dei 20-24enni e ancora più quella dei 25-29enni. Infatti, dopo essere aumentata fino al 31,7% nel 2020, la quota di NEET di età compresa tra 25 e 29 anni in Italia ha continuato ad aumentare fino al 34,6%nel 2021.
Tutte le novità sulle cosiddette lauree abilitanti: quali sono e come funzionano
Le lauree più utili a trovare lavoro in Italia: la nuova classifica
Per quanto riguarda lo sbocco sul mercato del lavoro, il conseguimento del titolo di studio universitario premia in termini di tasso di impiego, anche se in Italia meno che in altri Paesi OCSE.
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A un anno dal conseguimento del titolo di studio in Italia si guadagna in media 1.340 euro nel caso di una laurea di primo livello, mentre si sale a 1.407 euro per una laurea di secondo livello, il 7,7% in più rispetto alle rilevazioni del 2019.
Ma quali sono le lauree che consentono di trovare di più lavoro in Italia?
Medicina, Professioni sanitarie, Servizi sociali
Secondo i dati Ocse, la laurea in Medicina si conferma ancora una volta quella che consente di trovare lavoro più facilmente in Italia: il tasso di occupazione è dell’89%.
Idem le lauree delle Professioni sanitarie e i corsi di laurea collegati ai Servizi sociali.
Ingegneria e ICT
Arriva quasi allo stesso livello di occupabilità la laurea in Ingegneria, che garantisce un lavoro all’88% dei suoi studenti: si tratta di uno dei valori più elevati secondo il rapporto “Education at a Glance 2022”.
Stesso discorso per le lauree ICT, quelle del settore informatico e tecnologico, che offrono sempre l’88% di probabilità di trovare lavoro in Italia: nel Belpaese, nonostante una arretratezza cronica che ci portiamo indietro da sempre, le professioni hi-tech sono tra le più ricercate.
Economia
Ottime performance anche per la laurea in Economia, che assicura un tasso di occupazione dell’85%.
Scienze naturali, Matematica, Statistica e Giurisprudenza
Tra le migliori lauree per trovare lavoro in Italia ci sono anche quelle in Scienze naturali, Matematica e Statistica: il tasso d’occupazione, secondo il report Ocse, è dell’81%.
Stessa percentuale è raggiunta da Giurisprudenza: il settore giuridico si conferma tra quelli con il più alto tasso d’occupazione nel nostro Paese.
Facoltà umanistiche
Meno bene ma non male, a sorpresa, nemmeno per le lauree umanistiche. I laureati in facoltà umanistiche e in Arte hanno ben il 76% di probabilità di trovare lavoro nel nostro Paese.