L’azienda tedesca Thyssenkrupp, che si occupa principalmente di produzione di acciaio, sarebbe pronta a licenziare in 6 anni 11mila dipendenti dei 27mila totali che impiega nella sua divisione siderurgica. Una drastica riduzione del personale che deriva soprattutto dalla crisi della Germania e dal prezzo dell’energia troppo alto.
I tagli derivano da una crisi che ha però a che fare anche con la transizione energetica. Thyssenkrupp ha scelto di utilizzare l’idrogeno per produrre acciaio che impatti meno sull’ambiente. Una decisione che si è rivelata troppo costosa per mantenere il prodotto finito competitivo, soprattutto rispetto a quello orientale realizzato con tecniche tradizionali.
Thyssenkrupp pronta a licenziare
Il gruppo industriale tedesco Thyssenkrupp è pronto a licenziare 11mila lavoratori dei 27mila totali che impiega nella sua divisione acciaio. Un taglio netto che porterà le quattro società del gruppo che si occupano di siderurgia soltanto a 16mila totali. La decisione, riportata dall’agenzia di stampa Ansa, è stata presa in seguito agli ultimi risultati trimestrali che hanno sancito la crisi del gruppo, in particolare della divisione materials, che include le acciaierie.
Secondo la dirigenza, i costi sono diventati troppo elevati a causa della concorrenza orientale. Questo ha portato alla decisione di eliminare in totale 5mila posti di lavoro e di delocalizzarne lontano dall’Europa altri 6mila, per arrivare alla riduzione sperata di 11mila lavoratori in 6 anni. Prevista anche una diminuzione della spesa per gli stipendi dei dipendenti rimanenti del 10%, in modo da adattarsi al nuovo mercato.
I tagli ai posti di lavoro erano già cominciati a ottobre in Italia, con il licenziamento unilaterale di 550 lavoratori della Berco, azienda che fa parte del gruppo Thyssenkrupp. Solo le mobilitazioni dei sindacati sono riuscite a imporre alla società il ritiro di 480 provvedimenti di licenziamento. Un tavolo ministeriale per la gestione della crisi di Berco si è svolto proprio il 25 novembre, giorno dell’annuncio dei tagli di Thyssenkrupp.
La crisi della divisione acciaio di Thyssenkrupp
I problemi di Thyssenkrupp derivano in parte consistente dalla sua divisione acciaio. Il gruppo ha tentato di rendere meno inquinante il procedimento di produzione che parte da materie prime come il carbone e che è quindi tra quelli a più alte emissioni nell’industria. L’idea era quella di puntare su una tecnica che impiegasse l’idrogeno, che si è però rivelata molto costosa e non ha abbattuto la Co2 prodotta quanto la dirigenza pensava.
I risultati sono stati immortalati in un terzo trimestre molto complicato. Perdite per 54 milioni di euro alla luce di un utile di 83 milioni del 2023. Nel corso dell’anno, l’utile operativo si è quasi dimezzato, arrivando a 100 milioni di euro. Da inizio anno, le azioni di Thyssenkrupp hanno perso quasi il 36% del loro valore.
La crisi di Thyssenkrupp è dovuta soprattutto a quella dell’industria tedesca. La minore domanda di acciaio, in particolare dall’edilizia e dal settore automobilistico, ha ridotto le entrate. Il costo dell’energia molto alto, causato dalle tensioni internazionali con la Russia, ha fatto poi aumentare i costi, insieme ai tentativi di transizione ecologica sulla base dell’impiego dell’idrogeno. Circostanze e scelte sbagliate che hanno costretto la dirigenza a tagli radicali.