Alla fine non è arrivata la proroga dello smart working nel settore della Pubblica Amministrazione per i lavoratori fragili e i genitori con figli sotto i 14 anni. Esteso fino al 31 marzo con il Decreto Anticipi per gli stessi lavoratori del settore privato, il lavoro agile per i dipendenti pubblici è invece rimasto fuori dal Decreto Milleproroghe fresco di approvazione.
La vera sfida del Governo Meloni è ora quella di evitare la disparità di trattamento tra pubblico e privato sullo smart working per i dipendenti fragili. Proprio per questo il ministro della Funzione pubblica, Paolo Zangrillo, ha predisposto una direttiva ad hoc che “salva” la categoria. Ecco in cosa consiste.
Pubblica amministrazione, come cambia lo smart working nel 2024
Nell’ambito delle PA lo smart working agevolato, senza accordo individuale, sarà dunque consentito solo fino al 31 dicembre. Ore contate, più che giorni. Una situazione definita “inaccettabile” dalla Cgil. La misura sul lavoro da remoto è stata introdotta per la prima volta durante la pandemia Covid e da allora ha registrato varie proroghe. Un primo stop al prolungamento della misura era già arrivato il 18 dicembre, con la bocciatura in Commissione Bilancio al Senato di un emendamento del Pd alla Manovra che proponeva l’estensione dello smart working agevolato nel pubblico impiego fino al 31 gennaio 2024.
Fino a quel momento la norma sul lavoro agile era stata rinnovata per permettere ai soggetti con malattie gravi di continuare a lavorare senza vedere ridotto lo stipendio. Le patologie che rendono i soggetti tecnicamente “fragili” sono state stabilite un decreto interministeriale del febbraio 2022 (Governo Draghi). Prima della direttiva del ministro Zangrillo, l’unica via che da gennaio 2024 i lavoratori fragili e i genitori con figli under 14 della PA avrebbero potuto percorrere per conservare lo smart working riguardava i Piao, i Piani di organizzazione previsti dalle singole amministrazioni.
Per quanto riguarda il settore privato, invece, potranno continuare a ricorrere al lavoro da remoto i lavoratori affetti da patologie certificate che li espongono a un rischio sanitario e i genitori di figli sotto i 14 anni, la cui mansione sia però compatibile con lo smart working (ne abbiamo parlato anche qui).
La norma “salva-fragili” firmata dal ministro Zangrillo
“Si ritiene necessario evidenziare la necessità di garantire ai lavoratori che documentino gravi, urgenti e non altrimenti conciliabili situazioni di salute, personali e familiari, di svolgere la prestazione lavorativa in modalità agile, anche derogando al criterio della prevalenza dello svolgimento della prestazione lavorativa in presenza“, ha sottolineato il ministro Zangrillo nel giorno in cui ha firmato la cosiddetta norma “salva-fragili”.
Spetterà poi alle singole amministrazioni definire le modalità per gestire lo smart working, anche se gli esperti sottolineano un problema di risorse per quanto riguarda il comparto scolastico e il settore della sicurezza. In particolare, spetterà al dirigente responsabile il compito di individuare “le misure organizzative che si rendono necessarie, attraverso specifiche previsioni nell’ambito degli accordi individuali, per rendere concreta e immediatamente applicata la presente direttiva”.
Piena libertà di gestione per le amministrazioni, dunque, ma con dei dubbi. I più stringenti riguardano i costi, giudicati evidentemente troppo elevati vista la decisione del Cdm di escludere la proroga dello smart working dalla Manovra 2024. Nella scuola questo meccanismo è più evidente, visto che per ogni professore in smart working ne va assunto un altro che faccia lezione in presenza. C’è poi la questione dei genitori di figli under 14, che nel privato continuano a beneficiare di una corsia di accesso preferenziale al lavoro agile, mentre nel pubblico no.