La casa automobilistica Porsche, controllata da Volkswagen, ha comunicato il taglio di 1.900 posti di lavoro negli impianti di Zuffenhausen e Weissach, nella regione di Stoccarda, in Germania. Non si tratterà di licenziamenti forzati, ma di uscite volontarie, dato che ai dipendenti Porsche è garantito da contratto un impiego fino al 2030.
Porsche, come il resto del gruppo Volkswagen, sta cercando di tagliare i costi a causa della crisi del mercato dell’auto. Le case tedesche sono particolarmente in difficoltà durante questo periodo difficile anche a causa della loro esposizione al mercato cinese. Porsche ha già ripensato la propria strategia in ambito di transizione energetica, puntando meno sulle auto elettriche.
I tagli al personale di Porsche in Germania
I tagli annunciati giovedì da Porsche equivalgono a circa il 15% dei 23mila dipendenti dell’azienda nell’area di Stoccarda, storica sede della casa automobilistica di lusso tedesca. Come detto, non si tratta di licenziamenti. La società non può licenziare né mandare in cassa integrazione nessuno dei suoi lavoratori in Germania con un contratto a tempo indeterminato fino al 2030, ma questo non impedisce loro di dimettersi. Si tratta quindi di uscite volontarie, da completare in 4 anni per tagliare i costi di produzione.
Questa non è la prima misura di questo tipo per Porsche negli ultimi mesi. Come riporta il sito Stuttgarter Zeitung, il primo quotidiano tedesco a dare la notizia dei tagli, nel 2024 l’azienda non ha rinnovato 1.000 contratti a tempo determinato. La dirigenza prevede che altri 1.000 lavoratori precari perderanno il lavoro in questi termini nel 2025. In totale quindi, tra 2024 e 2029 Porsche diminuirà la sua forza lavoro di 3.900 unità.
Tutto il gruppo Volkswagen sta affrontando un processo di taglio netto dei costi di produzione, per superare la crisi del mercato dell’automobile. I sindacati sono riusciti per lo più a evitare i licenziamenti, ma hanno accettato di sospendere gli aumenti salariali e ridurre la produzione in molti stabilimenti.
Da dove arriva la crisi di Porsche
Nonostante sia controllata da Volkswagen, Porsche è nettamente diversa dagli altri marchi automobilistici tedeschi. Produce auto di lusso, che puntano a una clientela dalla grande disponibilità economica. Ha però volumi molto più alti della concorrenza rappresentata da aziende come Ferrari o Lamborghini. Vende circa 300mila auto all’anno contro le 8mila della casa di Maranello. Non è comunque paragonabile ad altri marchi di fascia alta tedeschi, come Mercedes, Audi e Bmw, che superano il milione di auto vendute ogni anno.
Mentre altre case che producono auto di lusso sembrano immuni alla crisi, Porsche sta soffrendo. Il problema diventa evidente quando si scorporano le vendite del marchio nel 2024 per area geografica, aggiungendo la variazione rispetto al 2023:
- Germania: 35mila auto vendute, +11%;
- Nord America: 86mila auto vendute, +1%;
- Europa (Germania esclusa): 75mila auto vendute, +8%;
- Mercati emergenti: 55mila auto vendute, +6%;
- Cina: 56mila auto vendute, -28%.
Le vendite di Porsche in Cina sono crollate da un anno all’altro di più di un quarto. Il Paese è passato dall’essere il secondo mercato per importanza a diventare paragonabile ai mercati emergenti. Le ragioni di questo calo sono varie. La crisi economica in Cina sta riducendo la capacità di spesa dei cittadini. Le case automobilistiche locali, anche di lusso, stanno investendo molto e hanno dato vita a una concorrenza molto agguerrita. Infine il governo sta spingendo per un approccio più diffidente nei confronti dei prodotti occidentali, politica che ha duramente colpito anche altri ambiti del lusso, come la moda.
Gli investimenti di Porsche in Cina non stanno quindi più dando i frutti sperati. A questo si aggiungono le difficoltà che comporta la transizione energetica, con un calo del numero di componenti delle auto che comporta una minore necessità di manodopera. Porsche aveva in programma di rendere la propria gamma quasi completamente elettrica entro il 2030. Strategia completamente ripensata dopo il calo della domanda di Bev: la casa di Stoccarda continuerà a produrre una linea gamma con motori a combustione.