Ibm chiude il proprio reparto di ricerca e sviluppo in Cina e prevede il licenziamento di circa 1000 dipendenti, aggiungendosi così alla lunga lista di aziende americane che ridimensionano i propri piani all’ombra della Grande Muraglia. I reparti interessati, più nello specifico, potrebbero essere spostati su altre basi infrastrutturali all’estero, con i tagli del personale che colpiranno principalmente le sedi Ibm di Pechino, Shanghai e Dalian.
Ibm chiude in Cina e prepara i licenziamenti
Il nuovo piano di Ibm prevede una netta riduzione degli investimenti in Cina, con l’azienda statunitense, che nel Paese asiatico vanta a oggi circa 12mila dipendenti, che sarebbe pronta a spostare in altre aree estere la ricerca e lo sviluppo. Di recente, infatti, Ibm aveva revocato l’accesso ai sistemi di ricerca e test della compagnia ai comparti presenti a Pechino, Shanghai e Dalian e in altre aree della Cina.
A spiegare le motivazioni di questa scelta, così come riportato dal media digitale di Shangai Jiemian News, è stato Jack Hergenrother, vicepresidente di Ibm Global enterprise systems development nel corso della riunione con tutto lo staff dell’Ibm China system center. “Le imprese cinesi, in particolare quelle private – ha detto – si stanno sempre più concentrando nel cogliere le opportunità offerte dal cloud ibrido e dalle tecnologie di intelligenza artificiale, e l’obiettivo strategico locale di Ibm in Cina è di sfruttare la nostra vasta esperienza nella tecnologia e nella consulenza per formare un team con le capacità corrispondenti per aiutare i clienti cinesi a creare soluzioni che soddisfino le loro esigenze”.
Da qui partirebbe dunque la decisione di spostare la ricerca e sviluppo altrove, con Hergenrother che ha comunque garantito che Ibm non ridurrà la propria capacità di fornire supporto ai clienti in Cina.
I licenziamenti di Ibm in Cina
Ibm ha investito molto in Cina nel corso degli ultimi anni, arrivando ad avere diverse sedi e ben 12mila dipendenti, ma il calo degli ultimi tempi registrato nella locale attività infrastrutturale ha imposto al colosso tecnologico di prendere un’altra strada. Sono circa 1000 i dipendenti cinesi che rischiano il proprio posto di lavoro, con lo scenario che non rappresenta una novità per la recente gestione di Ibm.
Big Blue, questo il soprannome di Ibm, ha già provveduto a tagliare molto personale nelle diverse sedi sparse in giro per il mondo. A gennaio 2023, ad esempio, avere annunciato l’avvio di 3900 esuberi, mentre nella seconda metà di quell’anno aveva bloccato le assunzioni e pianificato la sostituzione di circa 8mila posti di lavoro con l’intelligenza artificiale. Si arriva così alla storia più recente, a quando cioè a marzo 2024 – secondo diversi media – sarebbe stato deciso dall’azienda di ridurre il personale dell’80 per cento in alcuni suoi reparti.
Ibm non è un caso isolato
Quanto deciso da Ibm in Cina non rappresenta una novità per le grandi multinazionali americane che, da qualche tempo a questo parte, sembrano aver perso interesse nei confronti del Dragone rosso. Come riferito da Bloomberg, a spingere verso l’abbandono della Cina sarebbero la recessione economica in cui verte il Paese così come l’aumento del pressing normativo e la non facile convivenza nel settore tecnologico tra operatori stranieri e quelli locali.