Procedura d’infrazione Ue contro l’Italia, abuso di contratti a tempo dei docenti

La Commissione Ue ha aperto una procedura d'infrazione sull'Italia per le condizioni di lavoro "discriminatorie" tra docenti a tempo determinato e indeterminato

Pubblicato: 13 Febbraio 2025 07:40

Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

La Commissione Ue bacchetta l’Italia sulle disparità tra i docenti a tempo determinato e i colleghi con contratto indeterminato. Bruxelles ha inviato a Roma una lettera di messa in mora, primo passo per l’apertura di una procedura d’infrazione europea, per non aver totalmente recepito le norme dell’Unione europea sul lavoro a tempo determinato, nello specifico in relazione alle condizioni degli insegnanti.

Secondo quanto comunicato da Palazzo Berlaymont, non adeguandosi in pieno alle direttive in materia, il Governo italiano trasgredisce il principio di non discriminazione di questa categoria di lavoratori e quindi si sottrae al diritto dell’Ue.

La procedura d’infrazione

Come spiegato dalla Commissione, nel nostro Paese i docenti con contratto a tempo determinato non hanno diritto ad una progressione retributiva graduale sulla base di periodi di servizio precedenti, a differenza di quanto riconosciuto agli insegnanti a tempo indeterminato. Una condizione lavorativa considerata discriminatoria per l’Unione europea.

Per questo, tra le nuove procedure d’infrazione aperte contro l’Italia, Bruxelles ha inviato una lettera di costituzione in mora al Governo di Giorgia Meloni, concedendo due mesi di tempo per rispondere e adeguarsi alle norme indicate nella direttiva 1999/70/CE del Consiglio europeo.

In caso contrario, Roma riceverebbe da Palazzo Berlaymont un parere motivato, passaggio precedente al deferimento alla Corte di Giustizia europea.

Il deferimento

L’Italia è stata già deferita dalla Commissione Ue lo scorso ottobre, per il precariato diffuso tra il personale scolastico e non aver adottato misure efficaci per contrastare l’uso abusivo di contratti di lavoro a tempo determinato successivi di personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole statali.

Secondo i dati delle sigle sindacali, nel 2024 si sono stimati circa 250mila precari, contro i 160mila contati dal ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara, su un totale di 943mila docenti, per un’età media di ingresso in ruolo di 45 anni, la più alta in Europa.

Dai numeri di Tuttoscuola, il numero degli insegnanti a tempo determinato è cresciuto costantemente negli ultimi anni, dai circa 100mila nel 2015/16, 135mila nel 2017-18, 212mila nel 2020-21, fino ai 235mila del 2022-23.

La Commissione aveva avviato una procedura di infrazione con l’invio a Roma di una lettera di costituzione in mora già nel luglio 2019, seguita da un’ulteriore comunicazione nel dicembre 2020 e da un parere motivato nell’aprile 2023.

“Una questione solo italiana, la piaga del precariato” ha dichiarato il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti Vito Carlo Castellana, che definisce “preoccupante” l’ennesima procedura d’infrazione contro l’Italia di Bruxelles “per abuso di contratti a termine, già si è verificato in passato e nulla è stato risolto”.

“Gli insegnanti italiani che siano di ruolo o non di ruolo, svolgono allo stesso modo le loro funzioni, non possono esistere docenti di serie A e di serie B Una prassi che crea discriminazioni e alimenta forti disparità” ha commentato.

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