Tira una brutta aria in Lombardia. Secondo i dati forniti da IQAir, un sito svizzero specializzato nella valutazione della qualità dell’aria a livello globale, Milano si è classificata come la terza città più inquinata al mondo nella giornata di domenica, con un punteggio di 193. Questo la collocava dietro solamente a Dacca, in Bangladesh, Lahore, in Pakistan. Purtroppo non solo Milano e la Lombardia se la passano male. Nel corso degli ultimi giorni, tutta la Pianura Padana ha sperimentato livelli significativi di smog.
Domenica sotto la Madonnina la concentrazione di PM2.5, che rappresenta le particelle sospese più sottili nell’aria, ha raggiunto un livello 27,4 volte superiore al valore massimo annuale indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Secondo i dati resi noti dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Lombardia (Arpa) la media giornaliera di domenica di PM10 è stata di 136 microgrammi di PM10 per metro cubo, valore che supera ampiamente il limite consentito di 50. Questo dato tuttavia, secondo Arpa, non porrebbe Milano come una delle metropoli più inquinate del pianeta. Intervistato da Qui Finanza Guido Lanzani, responsabile della Qualità dell’aria dell’Arpa della Lombardia, spiega qual è la situazione.
Qual è la sua opinione riguardo alla classifica che indica Milano come una delle città con la peggiore qualità dell’aria al mondo?
Non ci ritroviamo d’accordo con la classifica che colloca Milano tra le città con la peggiore qualità dell’aria al mondo. Non riteniamo affidabile questa fonte di informazione, principalmente perché si basa su dati che variano continuamente. Se si controlla ad una data ora, potrebbe essere la terza più inquinata, ma successivamente peggiorare ulteriormente, e così via. Inoltre, su base annuale, Milano risulta essere indicata come 531esima, il che dimostra quanto sia poco sensato fare affidamento su singoli momenti.
Anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, non ha accettato questa classifica e si è rivolto criticamente agli autori: “Sono le solite analisi estemporanee gestite da un ente privato. Chi fa queste analisi? Arpa fa altre analisi che dimostrano tutto il contrario”.
Quali sono, dunque, le principali criticità legate alla raccolta dei dati di questa classifica sull’inquinamento atmosferico a Milano?
Le criticità principali di questo tipo di classifica riguardano la fonte dei dati e la loro raccolta. Le informazioni provengono da diversi metodi di misurazione, alcuni dei quali meno affidabili rispetto ad altri. Ad esempio, le centraline di Arpa gestite da noi sono più attendibili rispetto ad altre misure indicative meno costose e che non devono rispettare gli stessi criteri di validazione e garanzia di qualità. Questa eterogeneità di metodologie può influenzare l’affidabilità complessiva dei dati.
In ogni caso la condizione dell’inquinamento atmosferico in Lombardia non è delle migliori. Situazione che ha portato alla limitazione della circolazione della auto inquinanti a Milano e in altre 8 province lombarde. Qual è attualmente la situazione riguardante il superamento dei livelli di PM10 a Milano?
Al momento, ci troviamo in una situazione critica in cui i livelli di PM10 superano di più del doppio gli standard di qualità dell’aria stabiliti. Il limite giornaliero è fissato a 50, ma abbiamo misurato il livello di 136 domenica. Segnando in generale un aumento continuo dei giorni di superamento. Purtroppo, questa è diventata una situazione tipica in questo periodo, in cui le condizioni meteorologiche e la presenza di varie fonti contaminanti contribuiscono a un accumulo di inquinanti atmosferici.
Quali sono quindi le cause principali di questo accumulo di inquinanti nell’aria?
In questo periodo diversi fattori contribuiscono al deterioramento della qualità dell’aria a Milano e in Lombardia. Da un lato, le condizioni meteorologiche giocano un ruolo significativo, quindi la mancanza di pioggia e vento. L’orografia della regione, e di tutta la pianura Padana, caratterizzata dalla presenza delle Alpi e degli Appennini, favorisce l’accumulo degli inquinanti, poiché l’aria rimane intrappolata a causa della bassa ventilazione, mentre la mancanza di precipitazioni, tipica di questo periodo, è associata ad un’alta pressione stabile.
Rientrano anche le attività dell’uomo nelle cause?
Non possiamo trascurare l’impatto delle varie fonti di inquinamento, tra cui il traffico automobilistico, che rappresenta sicuramente uno dei principali contribuenti. Anche l’industria svolge un ruolo significativo nelle emissioni inquinanti. Inoltre, non è da sottovalutare il contributo dei riscaldamenti domestici, in particolare quelli alimentati a legna, che rilasciano una quantità importante di PM10 nell’aria. Anche le emissioni provenienti dall’agricoltura e dagli allevamenti hanno un ruolo, specialmente durante questo periodo in cui avvengono gli spandimenti di reflui zootecnici, i quali contribuiscono ulteriormente all’aumento dei livelli di inquinamento atmosferico.