Sciopero balneari, venerdì 9 agosto ombrelloni chiusi contro il Governo: gli orari e cosa sapere

Scatta lo sciopero dei balneari con gli stabilimenti di diverse spiagge italiane chiusi per due ore. La protesta però spacca la categoria: chi aderisce e chi no

Pubblicato: 8 Agosto 2024 21:55

Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Ombrelloni e sdraio chiuse sulle spiagge di quasi tutta Italia per lo sciopero dei balneari. Le associazioni di categoria si presentano divise alla protesta contro il Governo per il mancato intervento sulle concessioni: se Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti tirano dritto sull’agitazione indetta per venerdì 9 agosto altre sigle si smarcano.

Lo sciopero dei balneari

Sui manifesti e nei messaggi diffusi dagli altoparlanti degli stabilimenti balneari di tante spiagge d’Italia si informano bagnanti che nella giornata di domani i lidi che aderiscono alla protesta, dalla Versilia alla Riviera romagnola fino alla Costiera amalfitana, rimarranno chiusi per due ore, dalle 7.30 alle 9.30.

“Chiediamo comprensione, solidarietà e magari suggerimenti” si legge nella locandina distribuita dal Sindacato italiano balneari (Sib, aderente a Fipe-Confcommerci) e della Federazione italiana imprese balneari (Fiba), dove si spiega che “potremmo incrociare le braccia” ma “al momento manifestiamo il nostro disagio ritardando l’apertura“.

Gli stabilimenti saranno dunque preparati più tardi, ma i bagnini saranno operativi sin dal primo mattino: “Saranno però garantiti i servizi come quello di salvamento, perché siamo responsabili e abbiamo a cuore la sicurezza dei nostri clienti”, ha spiegato il presidente Sib, Antonio Capacchione.

Non è uno sciopero di bandiera, è nell’interesse generale della categoria”, ha tenuto a precisare il presidente di Fiba, Maurizio Rustignoli, stimando un’adesione all’80% e ricordando che con il Sib la sua “rappresenta in Italia quasi il 90% degli operatori balneari”.

Lo sciopero dei balneari, infatti, divide i sindacati, con Assobalneari, Federbalneari e Cna che ha annunciato la loro assenza a quella che hanno definito un'”iniziativa spot”.

“Non è giusto penalizzare migliaia di consumatori che hanno scelto gli stabilimenti balneari italiani per le loro vacanze, riconoscendone qualità e funzionalità. Per questo migliaia di aziende associate ad Assobalneari e La Base Balneare con Donnedamare, le organizzazioni maggiormente rappresentative degli operatori balneari italiani, si asterranno dallo sciopero convocato da alcune sigle sindacali per venerdì 9 agosto”, hanno dichiarato i presidenti delle due associazioni, rispettivamente Fabrizio Licordari e Bettina Bolla, affermando la necessità di “sostenere la validità della mappatura fatta dal governo italiano”, secondo cui il 67% delle coste è disponibile al libero mercato.

I motivi della protesta

Il nodo della protesta riguarda la mancata proroga delle concessioni balneari, scadute lo scorso dicembre, da parte del Governo, in seguito della bocciatura del Consiglio di Stato vista la procedura di infrazione aperta dall’Ue nei confronti dell’Italia per non aver fatto ancora partire le nuove gare, come previsto dalla direttiva Bolkestein.

“Con grandissima difficoltà il Governo sta cercando di mettere in ordine le idee – sostiene il presidente di Federbalneari, Marco Maurelli, tra i contrati allo sciopero -. Serve una riforma che scongiuri una terza sentenza della Corte di Giustizia che ingesserebbe il sistema, una norma di riordino che garantisca la competitività in un quadro però di tutela del sistema turistico balneare italiano”.

Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha assicurato intanto che “se dall’Europa ci danno l’ok chiudiamo dopo 15 anni il percorso“, spiegando che il negoziato è su “prelazione per le uscite, indennizzo per chi farà altre scelte e anche una proroga” per permettere al settore di organizzarsi.

Nonostante i negoziati con la Commissione europea siano in corso, però, secondo quanto dichiarato da un portavoce dell’esecutivo Ue “il parere motivato” spedito a Roma a novembre “è l’ultimo passaggio prima di un possibile deferimento alla Corte di giustizia Ue”.

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