Stati Generali della Green Economy, nel 2023 l’Ue ha tagliato il 31% delle emissioni

L'impegno climatico riguarda tutte le principali economie del mondo, Cina, Usa e Ue hanno avviato ingenti investimenti e programmi per l'obiettivo "net zero"

Pubblicato: 6 Novembre 2024 17:25

Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

L’impegno verso la sostenibilità climatica è ormai una priorità per le principali economie mondiali, con i grandi emettitori come Cina, Stati Uniti, Unione Europea e India che giocano un ruolo centrale. Questi paesi sono responsabili di circa il 60% delle emissioni di CO2 globali e stanno investendo ingenti risorse in progetti e programmi per raggiungere l’obiettivo del “net zero”, un traguardo che prevede la riduzione delle emissioni a livelli tali da bilanciare quelle rilasciate nell’atmosfera. Questi sforzi, sebbene cruciali, sono ancora lontani dall’essere sufficienti per fermare il riscaldamento globale, ma rappresentano un passo fondamentale verso un cambiamento sistemico globale.

Il tema dell’impegno climatico è stato al centro della seconda giornata degli Stati Generali della Green Economy, un summit verde organizzato dal Consiglio Nazionale della Green Economy. Questo consesso, composto da 66 organizzazioni di imprese, si è svolto in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) e con il patrocinio della Commissione Europea e del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimi). L’edizione di quest’anno ha avuto un focus sui temi internazionali, con particolare attenzione alle strategie e politiche ambientali messe in campo da Europa, Stati Uniti, Cina e India, quattro dei principali attori nel panorama delle politiche climatiche globali.

L’impegno dell’Unione europea nella lotta ai cambiamenti climatici: progressi e obiettivi futuri

L’Unione europea ha dato un forte impulso alla sua politica climatica attraverso il Green Deal Europeo, un ambizioso piano che include misure normative e strumenti di regolazione pensati per accelerare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Questi provvedimenti hanno cominciato a dare i loro frutti, con progressi tangibili che segnano il ritorno sulla giusta rotta verso la decarbonizzazione. Nel corso del 2023, infatti, l’Ue è riuscita a ridurre le emissioni di gas serra del 31% rispetto ai livelli del 1990, un risultato che segna un passo significativo verso gli obiettivi climatici fissati.

Particolarmente rilevante è stato il recupero del processo di decarbonizzazione dopo la pausa temporanea del 2022, anno in cui si erano registrati rallentamenti a causa di eventi eccezionali, come la crisi energetica legata alla guerra in Ucraina. Tra il 2022 e il 2023, le emissioni di gas serra sono scese di quasi 200 milioni di tonnellate, un segnale positivo che indica come le politiche attuate stiano avendo un impatto reale sull’ambiente. Se l’Unione Europea continuerà su questa traiettoria, raggiungerà il suo obiettivo intermedio di ridurre le emissioni di almeno 55% entro il 2030, come stabilito nel pacchetto Fit for 55.

Inoltre, con la Legge europea sul clima, l’Unione ha stabilito l’obiettivo vincolante della neutralità climatica entro il 2050, impegnandosi a ridurre le emissioni nette di gas serra fino a raggiungere l’azzeramento, bilanciando le emissioni con gli assorbimenti di carbonio. Questo traguardo ambizioso richiederà ulteriori investimenti in innovazione, tecnologie verdi e politiche integrate a livello nazionale e internazionale. Il cammino verso la neutralità climatica non sarà facile, ma i primi risultati sono incoraggianti e confermano che l’Ue è sulla buona strada per contribuire a un futuro più sostenibile per le generazioni a venire.

La Cina e la transizione energetica: tra impegno e sfide verso un futuro sostenibile

La Cina, principale emettitore mondiale di CO2, ha visto un aumento significativo delle sue emissioni negli ultimi anni, arrivando a un incremento del 39%. Nonostante ciò, il paese è fortemente impegnato nella transizione energetica per diversi fattori.

Innanzitutto, gli enormi impatti della crisi climatica sull’esteso territorio cinese stanno spingendo il governo a intraprendere azioni concrete per mitigare i cambiamenti climatici. La crescita delle capacità tecnologiche e produttive cinesi sta inoltre giocando un ruolo cruciale nel facilitare questa transizione. La Cina ha scelto di puntare sulla leadership mondiale delle tecnologie di decarbonizzazione, riconoscendo che questa scelta non solo contribuisce alla riduzione delle emissioni, ma offre anche significative opportunità economiche.

Nel 2022, la Cina ha dimostrato notevoli successi in questo ambito. Il paese ha venduto il 60% delle auto elettriche su scala mondiale, il 50% degli impianti eolici e il 45% di quelli solare fotovoltaici. Questi risultati evidenziano la capacità della Cina di diventare un leader globale nelle tecnologie verdi e di sfruttare le opportunità offerte dalla transizione energetica.

Tuttavia, nonostante questi progressi, la Cina rimane la principale utilizzatrice mondiale di carbone, responsabile di circa il 70% delle sue emissioni totali. Questo rappresenta una sfida significativa per il paese, che deve bilanciare la necessità di ridurre le emissioni con la dipendenza dal carbone come fonte di energia.

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La Cina sta affrontando la transizione energetica con determinazione, spinta da fattori ambientali, tecnologici ed economici. I successi ottenuti nel settore delle auto elettriche e delle energie rinnovabili dimostrano la capacità del paese di diventare un leader globale nelle tecnologie di decarbonizzazione. Tuttavia, la dipendenza dal carbone rappresenta una sfida importante che la Cina deve affrontare per raggiungere i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni e contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico.

I fattori chiave della transizione energetica in Cina:

Questi fattori evidenziano sia le opportunità che le sfide che la Cina deve affrontare nella sua transizione energetica. La determinazione del paese nel perseguire la decarbonizzazione e il suo ruolo crescente come leader globale nelle tecnologie verdi sono segnali positivi, ma la dipendenza dal carbone rappresenta una sfida significativa che deve essere affrontata per raggiungere gli obiettivi climatici.

Gli Stati Uniti e la sfida climatica: politiche ambiziose e obiettivi green

Gli Stati Uniti, secondo emettitore mondiale di gas serra ma il primo pro capite, hanno ridotto le emissioni del 14,5% nel 2022. Questo risultato è stato ottenuto grazie a una serie di iniziative e politiche volte a promuovere una riduzione più forte e più rapida delle emissioni di gas serra. L’amministrazione Biden ha mobilitato livelli senza precedenti di sostegno governativo per raggiungere questi obiettivi, con l’ambizioso traguardo di ottenere il 100% di elettricità green entro il 2035.

Le azioni intraprese dalle grandi città e dagli stati:

L’amministrazione Biden ha dimostrato un forte impegno nella lotta contro il cambiamento climatico. Attraverso una serie di politiche e investimenti, il governo sta promuovendo la transizione verso un’economia più sostenibile. Questo include il sostegno alle energie rinnovabili, l’incentivazione delle tecnologie verdi e la promozione di pratiche sostenibili nei settori industriali, dei trasporti e dell’edilizia.

Ora, la politica climatica degli Stati Uniti passerà al vaglio della nuova amministrazione. Sarà fondamentale che il nuovo governo continui a sostenere e implementare le misure necessarie per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni. La continuità delle politiche climatiche è essenziale per garantire che gli sforzi compiuti fino a questo punto non vengano vanificati e che gli Stati Uniti possano mantenere il loro ruolo di leader globale nella lotta contro il cambiamento climatico.

L’India di fronte alla sfida climatica: un equilibrio delicato

Il livello totale delle emissioni dell’India è simile a quello dell’Unione europea, ma con una popolazione tre volte più numerosa. Questo significa che le emissioni pro capite dell’India sono ancora basse, meno della metà della media mondiale e circa un quarto di quelle della Cina. Nonostante ciò, l’India è la nazione più popolosa al mondo e uno dei paesi più colpiti dalla crisi climatica. Gli eventi meteorologici estremi, come ondate di calore, inondazioni e cicloni, sono sempre più frequenti e gravi, mettendo a dura prova le infrastrutture e le comunità locali.

Alla Cop26 di Glasgow, il governo indiano ha annunciato la sua intenzione di diventare un emettitore netto zero solo entro il 2070. Questo obiettivo ambizioso richiede una serie di misure e politiche per ridurre le emissioni di gas serra e promuovere uno sviluppo sostenibile. Per raggiungere tale obiettivo, l’India ha messo in atto diverse strategie chiave.

Una delle principali strategie adottate dall’India è l’aumento della produzione di energia rinnovabile. Il paese sta investendo massicciamente in tecnologie solari, eoliche e idroelettriche per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Questo non solo contribuisce alla riduzione delle emissioni, ma crea anche nuove opportunità economiche e posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili.

L’India sta inoltre promuovendo lo sviluppo di tecnologie a basse emissioni di carbonio. Questo include l’innovazione nei settori dell’efficienza energetica, dei trasporti elettrici e delle tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio. Investire in queste tecnologie è fondamentale per ridurre l’impatto ambientale delle attività industriali e dei trasporti.

Per sostenere queste ambiziose iniziative, il governo indiano ha programmato di raddoppiare gli investimenti in energia pulita entro il 2030, rispetto ai circa 60 miliardi di dollari del 2022. Questo significativo aumento degli investimenti è necessario per accelerare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e per raggiungere gli obiettivi climatici fissati.

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