Hai fatto operazioni finanziarie? Potresti dover pagare la Tobin tax

Come funziona realmente la Tobin tax in Italia? Quando viene applicata e su quali operazioni è necessario pagare questa imposta

Pubblicato: 16 Agosto 2023 09:00

Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

In cosa consiste la Tobin tax? Ma soprattutto come funziona? Con questa espressione, oggi come oggi, si fa riferimento ad una particolare imposta sulle transazioni finanziarie. Il termine Tobin tax richiama direttamente il premio Nobel James Tobin, che, nel lontano 1972, per primo aveva proposto di sottoporre le transazioni finanziarie ad una tassazione.

James Tobin aveva teorizzato un tipo di tassazione che è molto diversa rispetto a quella che viene applicata oggi. Quanto era stato ipotizzato nel 1972 era riferito ad un contesto economico-finanziario completamente differente rispetto a quello di oggi. Ma soprattutto aveva un obiettivo ben diverso.

In cosa consisteva la Tobin tax teorizzata da James Tobin? Secondo le indicazioni originali avrebbe dovuto consistere in un piccolo prelievo percentuale sulle transazioni valutarie. Il suo scopo era quello di andare a scoraggiare la speculazione su questi particolari mercati. Si puntava, inoltre, a limitarne la volatilità in un contesto economico finanziario che aveva appena visto l’abolizione degli accordi di Bretton Woods. Questi accordi avevano limitato le fluttuazioni dei cambi valutari, grazie ad un rapporto di cambio rigido tra il dollaro e l’oro.

La Tobin tax oggi ha cambiato leggermente volto. Viene applicata alle transazioni azionarie e ai contratti derivati, che hanno i titoli azionari come sottostanti. L’obiettivo di questa tassa è la produzione di un gettito fiscale nel contesto di un mercato tendenzialmente speculativo.

Il significato della Tobin tax

A cosa serve, oggi come oggi, la Tobin tax? Quale è il suo significato? Prima di procedere è bene sottolineare che, almeno a livello internazionale, i paesi con i mercati finanziari maggiormente avanzati vedono abbastanza negativamente questa imposta. La Tobin tax trova applicazione nei paesi i cui mercati finanziari non risultano essere particolarmente avanzati, come ad esempio è l’Italia.

Decidere di introdurre una qualsiasi imposta sulle transazioni azionarie in paesi come l’Italia, dove i mercati finanziari non appaiono sufficientemente sviluppati – in un contesto di globalizzazione internazionale – può stupire. Questa imposta non potrà, in alcun modo, stimolare in qualche modo gli investimenti finanziari. Se questa valutazione risulta essere teoricamente corretta, è necessario sottolineare che la Tobin tax favorisce lo sviluppo del sistema bancario, che diventa il principale strumento di finanziamento per le piccole e le medie imprese.

Come funziona in Italia

A regolare la cosiddetta Tobin tax, in Italia, è l’articolo 1 – commi da 491 a 499 – della Legge 228/2012, che è entrata in vigore il 1° gennaio 2013 e risulta essere a tutt’oggi in vigore.

Attraverso diverse modalità di applicazione, risultano essere sottoposti alla Tobin tax, gli eventuali trasferimenti di proprietà di:

L’imposta deve essere applicata a queste transazioni e anche quando le azioni non risultano essere quotate nei mercati regolamentati.

La Tobin tax si applica anche al trading ad alta frequenza, che viene svolto attraverso l’utilizzo di computer entro la soglia temporale di mezzo secondo. Queste operazioni, comunque vada, non sono oggetto del nostro articolo, in quanto ci soffermeremo unicamente sulle operazioni di trading di stampo discrezionale.

Quando deve essere versata l’imposta

Nel momento in cui vengono effettuate delle operazioni che risultino essere soggette alla Tobin tax non ha importanza il luogo dove viene conclusa l’operazione. E nemmeno la nazionalità o lo Stato di appartenenza dei contraenti. Il perimetro dell’operazione viene definito unicamente dall’oggetto della transazione.

L’imposta deve essere versata entro o non oltre il 16 del mese successivo rispetto a quello in cui è stato effettuato il cambio di proprietà dei titoli. Il versamento deve essere effettuato dal sostituto d’imposta, che può essere un intermediario – residente o meno – nel caso in cui oggetto dell’operazione siano dei titoli quotati sui mercati regolamentati o siano dei derivati. Nel caso in cui l’operazione ha oggetto dei titoli non quotati, il sostituto d’imposta è il notaio. I sostituti provvedono ad addebitare al soggetto passivo l’ammontare dell’imposta.

I casi di esenzione dalla Tobin tax

La normativa fiscale italiana prevede che, in alcuni casi, sia prevista l’esenzione dalla Tobin tax. Questo avviene per:

La Tobin tax non risulta essere deducibile dalle imposte sui redditi – indipendentemente che sia Irpef o Ires – è dall’Irap.

Azioni o altri strumenti partecipativi analoghi

Nel caso in cui le operazioni abbiano come oggetto le azioni o altri strumenti partecipativi, l’imposta deve essere applicata sui titoli italiani posseduti fino alla giornata successiva. In altre parole la Tobin tax su questi titoli non si applica sulle operazioni intraday: stiamo parlando di quelle operazioni che si aprono e si chiudono nell’arco della stessa giornata.

Il legislatore ha previsto un’aliquota dello 0,10% per i titoli che sono quotati nei mercati regolamentati e dello 0,20% per quelli negoziati nei mercati che non sono regolamentati. L’aliquota deve essere calcolata sul valore della transazione, che è costituita dal prezzo d’acquisto del titolo moltiplicato per il numero dei titoli in possesso dell’investitore.

I contratti derivati aventi come sottostante azioni

Sono sottoposti alla Tobin tax anche i derivati che hanno come sottostante azioni – o altri titoli partecipativi – italiane. L’imposta, in questo caso, risulta essere in misura fissa, anche se il suo importo varia in base alla tipologia del contratto derivato utilizzato e in base al suo valore.

In questo caso l’imposta deve essere applicata alle transazioni multiday e a quelle intraday, indipendentemente che costituiscano delle posizioni d’acquisto o di vendita.

L’ammontare dell’imposta è ridotto a un quinto della misura fissa prevista se il contratto derivato è quotato su un mercato regolamentato, come può essere il caso dei contratti future e non essere il caso dei contratti per differenza (i cosiddetti CFD).

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