Tasse partita IVA, quali sono e come calcolarle

Quali sono le tasse che si devono pagare nel momento in cui si apre la partita IVA e a cosa bisogna stare attenti per non sbagliare?

Pubblicato: 8 Giugno 2023 10:00Aggiornato: 19 Giugno 2023 16:16

Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Una delle domande più diffuse tra i contribuenti con Partita IVA è quante siano le tasse da pagare. Ovviamente non è possibile dare una risposta univoca per tutti i soggetti: sono diversi i parametri che determinano quante e quali tasse debba pagare il titolare di una Partita IVA.

Tra i parametri più importanti, che condizionano la tassazione, ci sono sicuramente il regime fiscale prescelto e l’attività che viene svolta.

Conoscere le regole e le norme alla base della tassazione di una Partita Iva aiuterà il contribuente a farsi un’idea dei costi della propria attività, oltre che a rispettare le scadenze fiscali, di cui alcune fissate a giugno.

Regimi fiscali e contabili presenti in Italia

Una delle prime decisioni che devono prendere i contribuenti, nel momento in cui decidono di aprire una Partita IVA, verte sul regime fiscale da adottare. Che cosa si intende per regime fiscale? Con questo termine, in estrema sintesi, ci si riferisce a quell’insieme di regole e adempimenti che i singoli contribuenti sono tenuti a rispettare sia dal punto di vista legale che da quello fiscale.

Ma quali sono i regimi fiscali che i contribuenti possono adottare? Attualmente quelli in vigore sono tre:

Adesso cerchiamo di approfondire la tassazione che è prevista per questi tre diversi regimi fiscali.

Tasse partita IVA con regime forfettario

Sicuramente uno dei regimi fiscali più popolari e conosciuti in questo momento è il regime forfettario. Scelto principalmente dai lavoratori autonomi e dai liberi professionisti, ma anche da molte attività inquadrate nella forma giuridica “ditta individuale”, permette di gestire l’attività in maniera relativamente semplice.

Chi decide di optare per questa soluzione deve sostenere, in estrema sintesi, una sola tassa, che è costituita da un’unica aliquota sostitutiva. Quella che deve essere versata dal contribuente è un’imposta del 15% (dopo il sesto anno di attività, nei primi cinque è al 5%), che sostituisce in tutto e per tutto l’IRPEF, l’IRAP e le addizionali regionali e comunali.

Per poter procedere correttamente al calcolo del reddito imponibile, il contribuente deve calcolare il reddito imponibile sul quale applicare l’imposta sostitutiva.

Per poter effettuare questa operazione il contribuente deve individuare il coefficiente associato al proprio codice ATECO (link Content Info Codice ATECO) e successivamente andare a moltiplicare con i ricavi che ha conseguito nel corso dell’anno fiscale.

Ricordiamo che per il regime forfettario vale sempre il principio di cassa.

Regime ordinario, quali tasse si pagano

Diventa leggermente più complessa il rapporto con le tasse dei contribuenti che hanno optato per il regime ordinario. In questo caso è necessario provvedere a gestire e a pagare le seguenti oboli:

Ma vediamole una per una nel dettaglio.

IVA

Uno degli obblighi a cui devono adempiere i titolari di partita IVA è il versamento dell’IVA. L’imposta deve essere applicata direttamente in fattura: la sua percentuale varia in base alla tipologia di bene o servizio che viene ceduto. Per i beni di prima necessità l’IVA è al 4%, per gli alimentari in genere e per quelli del settore edile è al 10%. Per tutti gli altri servizi è invece al 22%.

Proviamo a fare un esempio per comprendere come funziona il calcolo dell’IVA. Il contribuente è proprietario di un negozio di scarpe. Acquista dai propri fornitori merce per un valore complessivo di 8.000 euro, sulla quale ha pagato 1.760 euro di Iva, che è pari al 22%. L’IVA applicata sugli acquisti è considerata a credito, perché è direttamente il contribuente a pagarla: per questo motivo ha un credito nei confronti dello Stato.

Ad un certo punto il contribuente vende tutta la merce per un valore complessivo di 10.000 euro. A questo punto l’IVA da versare allo stato è pari a 2.200 euro. Avendo un credito di 1.760 euro, l’importo da versare è solo la differenza: 440 euro.

L’IVA deve essere versata a cadenze prefissate, che, nella maggior parte dei casi, è mensile. A questo punto l’importo da versare è la differenza che abbiamo visto in precedenza.

L’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche: l’IRPEF

Ad essere tenuti al pagamento dell’IRPEF sono tutte le persone fisiche, le quali producono uno dei seguenti redditi:

Sono tenuti al versamento dell’IRPEF i contribuenti che abbiano optato per la le seguenti forme giuridiche:

Quando si applica l’IRPEF? Generalmente viene applicata a quanti abbiano un reddito superiore a 8.174 euro (questo è quanto previsto per il 2023). Al di sotto di questa soglia i diretti interessati rientrano nella cosiddetta “No Tax Area”, nella quale sono esenti da qualsiasi imposizione fiscale.

L’IRPEF costituisce a tutti gli effetti un’imposta progressiva: in altre parole l’importo che deve essere pagato aumenta man mano che cresce il reddito. Gli scaglioni attivi nel 2023 sono i seguenti:

Come funziona l’IRES

L’IRES, in sintesi, è l’IRPEF applica alle società. È l’acronimo di Imposta sul Reddito delle Società, e deve essere pagata da:

In questo momento l’IRES ha un’aliquota fissa al 24%, che si calcola sul reddito prodotto dalla società. Riuscire a calcolare il reddito corretto si una società è complicato: il suggerimento è quello di affidarsi ad un commercialista di fiducia.

Chi deve pagare l’IRAP

L’Imposta Regionale sulle Attività Produttive, più conosciuta come IRAP, è una tassa che le imprese devono pagare alla regione nella quale hanno la sede sociale. La Legge di Bilancio 2022 ha stabilito che l’IRAP non deve essere versata dalle persone fisiche, come invece avveniva in precedenza.

Questa imposta deve essere versata da:

Per quanto riguarda l’IRAP è stata fissata un’aliquota ordinaria al 3,9%. Ogni singola regione, però, ha la facoltà di modificarla, aumentandola o riducendola, fino ad un massimo di 0,92 punti di percentuale. A condizionare queste modifiche possono essere le attività svolte dalle varie imprese.

Regime semplificato: le tasse da pagare

Le tasse che devono essere pagate da chi ha optato per il regime semplificato sono le stesse di quello ordinario.

Nel caso in cui la tassazione della Partita IVA si riferisca ad una persona fisica si deve fare riferimento alle aliquote IRPEF in vigore nel 2023, come abbiamo visto in precedenza.

Il calcolo del reddito imponibile, in questo caso, avviene seguendo il principio di cassa, mentre nel regime ordinario si fa riferimento al principio di competenza.

Le scadenze fiscali di giugno

Anche nel 2023, come ogni anno, a giugno i contribuenti devono passare alla cassa per pagare alcune tasse. Tra gli appuntamenti più importanti del mese ci sono:

Attraverso il comunicato n. 98 del 14 giugno 2023, il Ministero dell’Economia ha annunciato una proroga per i professionisti e le imprese, per i quali siano stati approvati gli IAS (Indici Sintetici di Affidabilità fiscale), dei termini dei versamenti delle somme che devono essere versati a seguito della dichiarazione dei redditi, Irap ed Iva che sono in scadenza il 30 giugno 2023. Le nuove scadenze sono le seguenti:

Nel momento in cui si dice di aprire la partita IVA sono diverse le tasse che devono essere pagate. Il rapporto con il fisco può risultare differente a seconda del regime fiscale che si sceglie. Abbiamo visto, infatti, che il regime forfettario semplifica notevolmente i rapporti con l’Agenzia delle Entrate, mentre quello ordinario costringe il contribuente ad assolvere a più obblighi. Rivolgersi ad un professionista di fiducia per farsi consigliare può essere un’ottima soluzione per non commettere errori.

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