La famiglia e la natalità sembravano essere tra le priorità dell’attuale governo, almeno stando a quanto dichiarato dai ministri e dalla stessa premier Giorgia Meloni. Tuttavia, la decisione di aumentare le imposte sui prodotti destinati all’infanzia e sugli assorbenti ha suscitato un acceso dibattito. Tale misura è proposta nella bozza della legge di Bilancio e, se approvata, comporterebbe un aumento dell’IVA al 10% su assorbenti, pannolini e altri beni per bambini.
Come cambierà la tampon tax
Nella bozza della legge di Bilancio del governo di Giorgia Meloni è stata presa la decisione di rimuovere l’IVA al 5% su prodotti anche alimentari destinati all’infanzia, come pannolini, latte in polvere e preparazioni per l’alimentazione dei bambini, ma anche su assorbenti, tamponi e coppette mestruali. Il fatto però che da 5 è stata aumentata a 10, facendo lievitare così il prezzo di questi prodotti.
Contro la cosiddetta “tampon tax”, ovvero la tassa che si deve pagare per comprare prodotti igienici femminili, per abbassare il prezzo degli assorbenti femminili era stata condotta una battaglia importante negli ultimi anni, riuscendo a ottenere l’abbassamento dell’Iva dal 22% al 5%; se la bozza della legge di Bilancio verrà approvata nella sua forma attuale, si annullerà la vittoria ottenuta l’anno scorso e sarà come se questa riduzione non fosse mai avvenuta.
Si tratta della stessa legge di Bilancio che dovrebbe porre i sostegni alla famiglia in cima alle priorità. Appena una settimana fa, durante la conferenza stampa di presentazione della bozza della manovra, recentemente approvata dal Consiglio dei Ministri, la premier Giorgia Meloni ha enfatizzato il sostegno del governo alle donne, in particolare alle madri.
Pertanto, la decisione di aumentare nuovamente le imposte su prodotti essenziali nella vita di tutte le donne e in particolare delle madri sembra oggi alquanto contraddittoria, considerando che proprio le madri sono state indicate in più occasioni da questo governo come uno dei gruppi che dovrebbero essere maggiormente tutelati e protetti.
Gli altri provvedimenti che riguardano le donne
Ma non c’è solo questo provvedimento che riguarda la famiglia e la donna. Tra i 91 articoli della bozza, ci sono iniziative come la decontribuzione per le mamme dal secondo figlio in poi, il potenziamento del bonus asilo nido e la rimodulazione del congedo parentale, presentate dal governo come segni di una politica a favore delle famiglie e della natalità.
Dal primo gennaio 2024 fino al 31 dicembre 2026, si legge nel documento del governo, alle lavoratrici madri «di tre o più figli con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, ad esclusione dei rapporti di lavoro domestico, è riconosciuto un esonero del cento per cento sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore fino al compimento del diciottesimo annodi età del figlio più piccolo, nel limite massimo di 3 mila euro riparametrato su base mensile».
Poi ci sono congedi parentali facoltativi: nel 2024 due mesi sul totale dei sei a disposizione entro i sei anni di vita del figlio, saranno retribuiti all’80% dello stipendio anziché al 30%. Negli anni successivi però si cambia ancora: per uno dei due mesi la retribuzione sarà pari al 60% dello stipendio, l’altro resterà all’80%.
Infine c’è il bonus nido per i soli nati dopo il primo gennaio 2024, in nuclei familiari con Isee sotto i 4omila euro. Verrà incrementato a 3.600 euro, purché nel nucleo sia già presente un altro figlio sotto i 10 anni. Attualmente il bonus già arriva a 2.500 euro l’anno tra 25mila e 40mila euro di Isee e arriva a 3mila euro sotto la soglia di 25mila euro.