Nel caso in cui il Modello 730 sia a debito, come si devono muovere i contribuenti per effettuare i pagamenti? Ma soprattutto come si fa ad ottenere la dilazione di quanto dovuto in sei rate?
Lavoratori dipendenti e pensionati, anche nel 2023, sono tenuti a trasmettere la dichiarazione dei redditi entro il 2 ottobre. A partire dallo scorso 2 maggio 2023, invece, l’Agenzia delle Entrate ha messo a disposizione dei contribuenti il Modello 730 precompilato e dallo scorso 11 maggio i diretti interessati hanno la possibilità di accettare o modificare la dichiarazione dei redditi. E quindi anche di trasmetterla telematicamente. I contribuenti, però, dopo aver consultato il Modello 730 posso ricevere una brutta notizia. Può capitare, infatti, di essere a debito con il fisco, magari con un importo particolarmente alto. Questa è una conseguenza della tassazione Irpef e delle regole di calcolo che la connotano direttamente.
Nel momento in cui il contribuente sia in possesso di due o più CU può accadere – non sempre, ma è ragionevole che possa avvenire – che nel momento in cui si effettui il conguaglio possa risultare un debito Irpef da dover versare. Sono diversi i motivi che possono portare a questa situazione: nel momento in cui il lavoratore stia svolgendo più attività lavorative, può capitare che i datori di lavoro – nella qualità di sostituti d’imposta – non effettuino le trattenute. O molto più semplicemente si potrebbe aver fruito di un bonus non spettante.
Questo è, in estrema sintesi, il motivo per il quale il contribuente potrebbe trovarsi nella situazione di procedere ad un pagamento, che può essere effettuato in sei rate. Attenzione però: il numero massimo di sei rate può essere fruito solo e soltanto nel caso in cui la dichiarazione dei redditi venga presentata nel corso del primo mese utile.
Indice
Modello 730, cosa devono sapere i lavoratori
Dallo scorso 11 maggio 2023, i contribuenti hanno la possibilità di iniziare ad inviare il Modello 730 precompilato con o senza modifiche. A poter usufruire di questa possibilità sono i:
- pensionati;
- lavoratori dipendenti.
Queste due particolari tipologie di contribuenti si avvalgono della figura del sostituto d’imposta – il datore di lavoro o l’ente previdenziale che versa la pensione – che provvede ad erogare i vari redditi. Grazie al Modello precompilato – che è disponibile dallo scorso 2 maggio 2023 – i contribuenti hanno a disposizione una dichiarazione dei redditi sostanzialmente già pronta all’uso, che può essere immediatamente inviata. Questo è, senza dubbio, un bel vantaggio per i diretti interessati, ma è necessario prestare la dovuta attenzione, in quanto i dati potrebbero essere inesatti o incompleti.
I contribuenti – è bene ricordarlo – hanno la possibilità di accedere alla propria area riservata per consultare la dichiarazione dei redditi precompilata grazie allo Spid o alla Cie.
Una volta che ci si è loggati con le opportune credenziali, è possibile inviare la dichiarazione dei redditi, verificare che i dati inseriti siano corretti, ma soprattutto apportare le modifiche che si ritengono necessarie. In questo modo è possibile andare a modificare la dichiarazione precompilata, che è stata predisposta direttamente dall’Agenzia delle Entrate.
I contribuenti, in alternativa, hanno la possibilità di presentare il proprio Modello 730 grazie all’assistenza di un intermediario. Quelli abilitati, che possono effettuare questa operazione, sono i:
- Centri di Assistenza Fiscale (conosciuti con l’acronimo CAF);
- dottori commercialisti abilitati.
Dichiarazione dei redditi a debito
Può capitare, purtroppo, di ricevere una brutta notizia nel momento in cui si consulta il Modello 730 precompilato: il contribuente può scoprire di essere a debito con il fisco. A volte gli importi possono essere anche molto alti. Questo avviene a causa dell’Irpef e della tassazione che lo condiziona direttamente. Nel momento in cui il contribuente risulti essere a debito, quanto dovrà pagare viene trattenuto direttamente dalla busta paga o dell’assegno previdenziale, nel caso in cui percepisca una pensione. I tempi sono gli stessi rispetto a quelli previsti per i vari rimborsi Irpef.
Prima di procedere è necessario ricordare che la tassazione Irpef, in Italia, risulta essere basata su alcune fasce di reddito, che fanno passare un contribuente dall’area no tax allo scaglione tassabile, che viene applicato unicamente a specifiche categorie di lavoratori. Tra questi rientrano quelli part time e quanti hanno più rapporti di lavoro.
I soggetti che rientrano in queste categorie, pur svolgendo più attività e pur avendo un reddito particolarmente basso, in sede di conguaglio – andando a sommare tutti i redditi percepiti nel corso dell’anno – passano in maniera automatica da una zona incapiente ad uno scaglione tassabile.
Che cosa comporta tutto questo? Può accadere, infatti, che il singolo datore di lavoro non provveda ad applicare le ritenute prevista dalla legge, ma nel momento in cui si compilare il Modello 730 si vanno a cumulare le diverse certificazioni uniche ed è necessario andare a pagare la differenza tassabile.
Nel caso in cui il lavoratore abbia delle spese da detrarre o degli oneri deducibili, questa cifra potrebbe diminuire, andando ad abbassare il reddito. Il calcolo finale di quanto dovuto, comunque vada, potrò essere sempre effettuato nel momento in cui si procede con il conguaglio 730.
La possibilità di accedere alla rateizzazione del debito Irpef permette di accedere ad un vantaggio diretto e preciso: evitare di vedersi trattenuto il debito Irpef in un’unica soluzione. Attenzione, però, sarà necessario pagare degli interessi mensili, pari allo 0,33%, che verranno trattenute nelle rate successive alla prima.
Rateizzare il debito
I contribuenti hanno quindi la possibilità di procedere con la rateizzazione del pagamento delle somme dovute. Il suggerimento, in questo caso, è quello di procedere con l’invio della dichiarazione dei redditi il prima possibile, in modo da poter ottimizzare i benefici di questa opportunità.
Nel caso in cui dovesse risultare un debito maturato per qualsiasi motivo, l’Irpef verrà trattenuta direttamente dalla prima busta paga. Nel caso in cui la retribuzione non dovesse risultare sufficiente, la parte residua – maggiorata degli interessi previsti per l’ipotesi di incapienza – verrà trattenuta nel corso dei mesi successivi.
Nel caso in cui, invece, i lavoratori siano senza sostituto d’imposta, il pagamento dell’Irpef emerso dalla presentazione del Modello 730 dovrà essere effettuato attraverso un Modello F24. In entrambi i casi, la gestione della rateizzazione del debito diventa più semplice per chi presenta prima il Modello 730, anche per l’effetto delle regole relative al pagamento di saldo e primo acconto delle imposte sui redditi.
Come effettuare i versamenti
Nel caso in cui il Modello 730 risulti essere a debito, il contribuente deve effettuare il versamento dei tributi. La prima scadenza da tenere a mente è quella del 30 giugno, mentre l’ultima è quella del 30 novembre: entro questa data si dovrà provvedere al pagamento a rate del saldo e del primo acconto delle imposte sui redditi, così come del secondo acconto, da versare in un’unica soluzione.
Le rate dei versamenti del debito Irpef sono le seguenti
- Prima rata: 30 giugno (interessi: 0,00);
- Seconda rata: 22 agosto (interessi: 0,33);
- Terza rata: 31 agosto (interessi: 0,66);
- Quarta rata: 30 settembre (interessi: 0,99);
- Quinta rata: 31 ottobre (interessi: 1,32);
- Sesta rata: 30 novembre (interessi: 1,65).
Per quanto riguarda l’acconto delle tasse le rate sono le seguenti:
- Prima rata: 22 agosto (interessi: 0,00);
- Seconda rata: 31 agosto (interessi: 0,00);
- Terza rata: 30 settembre (interessi: 0,33);
- Quarta rata: 31 ottobre (interessi: 0,66);
- Quinta rata: 30 novembre (interessi: 0,99);
- Sesta rata: 30 novembre (interessi: 1,32).