Concordato preventivo, Tesoro e fisco bloccano il condono fino al 2018

In arrivo un emendamento per correggere il condono: la retroattività non arriverà fino al 2018 e niente sanatoria sull’Iva

Pubblicato: 23 Settembre 2024 10:55

Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Cambiano ancora i termini del concordato preventivo. La maggioranza voleva sanare le irregolarità passate fino al 2018, ma sembra sia arrivato lo stop dai tecnici del Tesoro e del Fisco per incostituzionalità e per le regole europee in materia di Iva.

Perché è stato fermato l’emendamento

Nei giorni scorsi era spuntato un emendamento di maggioranza al Dl Omnibus, firmato da Fausto Orsomarso (FdI), Massimo Garavaglia (Lega) e Dario Damiani (FI), che permetteva a coloro che avrebbero aderito al concordato preventivo biennale per il 2024-25 entro il 31 ottobre potevano avere la possibilità di usufruire di un ravvedimento speciale anche per gli anni precedenti, dal 2018 al 2023. Un condono che prevedeva una sanatoria con un ravvedimento che copriva tra il 10% e il 15% delle somme evase negli ultimi 6 anni.

Tuttavia, i tecnici hanno sollevato due questioni cruciali. La prima, le normative europee attuali vietano il condono dell’Iva, considerata un’imposta comunitaria. Qualora il governo Meloni proseguisse in questa direzione, si rischierebbe un nuovo scontro con l’Unione Europea, dopo quello già in atto per l’infrazione per deficit eccessivo. Secondo, emergono dubbi di incostituzionalità: un condono esteso a sei anni, limitato alle sole partite Iva, non ha precedenti e potrebbe essere accusato di creare disparità di trattamento tra i contribuenti.

Come cambiano le regole del concordato preventivo

In risposta a queste criticità, la maggioranza è già al lavoro per rivedere la proposta, sebbene il testo definitivo del nuovo emendamento non sia ancora disponibile. “Si tratterà di modifiche tecniche, ma l’impegno politico rimane lo stesso della versione iniziale”, ha dichiarato Damiani, uno dei firmatari del primo emendamento.

Dalle prime indiscrezioni, sembra che il periodo di riferimento sarà ridotto, le sanzioni aumentate e che l’Iva non versata sarà esclusa dalla sanatoria, per i motivi già menzionati. Resta però un nodo: aderire a una sanatoria per imposte non pagate in passato comporta implicitamente l’ammissione di non aver versato non solo le imposte sui redditi, ma anche l’Iva.

Le aspettative del governo

Ma il condono, anche se ridotto, rimarrà in vigore. Questo nonostante l’ultima volta che è stato messo in atto un concordato non sia stato un successo; l’ultima edizione, vent’anni fa, portò a un gettito pari solo all’1,6% delle previsioni, nonostante fosse stata preceduta da un condono fiscale. Per evitare un esito simile, il viceministro alle Finanze, Maurizio Leo, ha introdotto una serie di incentivi per le partite Iva: assenza di controlli retroattivi e futuri, e una tassa piatta sugli aumenti di reddito.

L’obiettivo attuale è di raccogliere due miliardi e mezzo di euro, destinati a finanziare i tagli alle aliquote Irpef per i redditi compresi tra i 30mila e i 60mila euro, in aggiunta a quelli già previsti per i redditi più bassi. Resta però la questione di come la maggioranza giustificherà all’Unione Europea il finanziamento di tagli fiscali permanenti attraverso una fonte di entrata una tantum. Per questa ragione, è probabile che la durata del taglio fiscale sia limitata a un anno, come avvenuto quest’anno per la riduzione delle imposte sui redditi fino a 28mila euro.

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