Il 12 maggio 2024 ricorre la festa della mamma, in un periodo in cui le nascite in Italia, e di conseguenza le nuove mamme, sono in netto calo da ormai diversi anni. Per sostenere la natalità e le donne con figli, lo Stato ha pensato a diversi tipi di bonus e aiuti economici per rendere meno difficile fare un figlio. Dal congedo partale all’assegno unico, fino al bonus nido, passando per i sostegni alle mamme con figli disabili a carico.
In Italia però ancora molte donne si ritrovano costrette a scegliere tra una carriera lavorativa e il diventare mamma. Sono ancora molti i casi in cui le italiane si ritrovano costrette a smettere di lavorare per prendersi cura del neonato. Questo è dovuto soprattutto a una cronica mancanza di infrastrutture a sostegno della natalità, che uno studio ha dimostrato essere uno degli incentivi più importanti all’aumento delle nascite nei periodi di boom.
Festa della mamma: l’assegno unico
Il 12 maggio si festeggiano le mamme. Grazie a diversi bonus, lo Stato incentiva la natalità e dedica alle donne con figli una vasta offerta di aiuti. Il primo e più importante è l’assegno unico. Questa misura, voluta dal governo Draghi, ha razionalizzato le risorse abolendo diversi singoli bonus per le famiglie con figli a carico per poi riassumerli in un unica soluzione. Il suo importo varia a seconda del numero dei figli minori a carico e dell’eventuale condizione di disabilità degli stessi, oltre che al reddito dei suoi genitori e degli altri componenti della famiglia che contribuiscono alle entrate.
L‘assegno unico è una misura universale, che significa che, con diversi importi, è disponibile a chiunque. Viene caricato direttamente sul conto corrente il cui Iban deve essere indicato nella domanda. Negli anni l’assegno unico è diventato la principale misura di sostegno alle famiglie e di conseguenza alla natalità. La sua natura ne permette una modulazione da parte dei singoli esecutivi a seconda della necessità del momento e dell’orientamento che si vuole dare agli interventi per le famiglie.
Il Governo in carica guidato da Giorgia Meloni ad esempio ha maggiorato l’assegno unico per alcune famiglie riceventi. La cifra è aumentata del 50% rispetto alla quota base per chi ha figli minori di 1 anno, in modo da favorire la natalità. Questo bonus dura per i primi 3 anni di vita del bambino se si tratta del terzo figlio. la maggiorazione forfettaria per chi ha a carico più di 3 figli minori invece è aumentata di 50 euro arrivando a 150.
Il bonus mamma: 3.000 euro per le lavoratrici
Nonostante l’assegno unico sia stato pensato per sostituire tutta la galassia di bonus che esisteva in precedenza relativi al sostegno delle famiglie con figli minori a carico, esistono ancora alcune misure che sono state introdotte in seguito oppure che non hanno potuto essere integrate. Ci sono quindi anche altri bonus per le mamme, che variano da opportunità di assentarsi dal lavoro a veri e propri aiuti in denaro.
Il più conosciuto è probabilmente il cosiddetto “bonus mamma“. Non si tratta, come in altri casi, di un vantaggio versato direttamente sul conto corrente, come accade per l’assegno unico, ma di un esonero dal versamento dei contributi previdenziali. Il totale del bonus mamma può arrivare anche a 3.000 euro lordi, ma per ottenere questo vantaggio è necessario rispettare diversi requisiti. Per il 2024, bisogna essere madre di almeno tre figli, uno dei quali deve essere minorenne, oppure di due figli uno dei quali minore di 10 anni.
Il bonus mamma cambierà nel 2025, quando bisognerà obbligatoriamente avere tre figli, di cui uno minorenne, per ottenerlo. Rimarranno invece invariati gli altri requisiti, cioè essere lavoratrice dipendente con un contratto a tempo indeterminato, full time o part time. Non è necessario fare alcuna domanda per ricevere il bonus mamma. Il proprio datore di lavoro provvederà a versare i contributi non pagati direttamente in busta paga.
Il bonus nido e il congedo parentale
Un’altra opzione molto apprezzata dalle madri, in particolare da quelle lavoratrici, è quella di poter coniugare meglio la vita lavorativa e quella genitoriale. Per questa ragione lo Stato ha messo in atto diverse misure che permettono di accedere con facilità sia a strutture che a servizi di welfare che avvantaggiano le madri e permettono loro di continuare ad occuparsi dei figli pur lavorando.
Una di queste iniziative è il bonus asilo nido, un aiuto diretto alle famiglie nel pagare la retta delle strutture che accolgono bambini da 1 a 3 anni. Spesso infatti i posti nei nidi pubblici vanno in esaurimento molto rapido e quelli negli asili privati hanno costi proibitivi per determinate famiglie. Per questa ragione lo Stato ha previsto un bonus per i nuclei in maggiore difficoltà economica. L’importo del bonus nido varia da regione a regione e a seconda dell’Isee della famiglia che lo percepisce. Al momento può arrivare anche a 3.500 euro all’anno per i figli successivi al primo.
Sempre nell’ottica di coniugare meglio lavoro e vita da madre, il governo ha recentemente potenziato anche il congedo parentale. Per i primi due mesi dalla nascita di un nuovo figlio, almeno per il 2024, l’indennità riconosciuta a un lavoratore che chiede questa misura di welfare è salita. Nei primi 30 giorni è arrivata all’80% dello stipendio originale, anche se scende poi al 60% durante il secondo.
Il tema di mantenere il lavoro dopo ave avuto un bambino è molto pressante in Italia. L’impossibilità di mantenere la doppia entrata familiare infatti pesa molto sulle possibilità economiche di un nucleo e quindi anche sul numero di figli che si è disposti a fare. Un rapporto con dati che risalgono al 2022 ha fatto emergere lo scorso anno che ben il 18% delle donne tra i 18 e i 49 anni che ha avuto un figlio si è trovata costretta, per accudirlo, a lasciare il lavoro.
Questo indica che esiste una significativa mancanza di strutture, come gli asili nido, che permettano a una famiglia di continuare a lavorare anche dopo aver avuto un figlio. Un articolo del portale americano Work in Progress ha individuato proprio nelle infrastrutture per il sostegno alle famiglie una correlazione con il baby boom degli anni ’60, la maggiore espansione della natalità negli anni recenti.