Il comparto lattiero caseario sta attraversando una fase difficile a causa di molteplici fattori. Gli effetti della pandemia di Covid e della guerra in Ucraina hanno innescato l’innalzamento dei prezzi nel settore energetico, che si è ripercosso poi su tutte le filiere. Gli allevatori stanno cercando di contenere i costi riducendo le quantità di mangime acquistato ed eliminando le vacche meno produttive e anziane. Di conseguenza c’è una minore disponibilità di latte vaccino. Per questo i prezzi, tanto della materia prima quanto dei formaggi e dei latticini, sono destinati ad alzarsi ulteriormente, con pesanti rincari che interesseranno i consumatori, come spesso stiamo osservando in questo periodo caratterizzato dall’inflazione.
Di quanto sono aumentati e aumenteranno latte e formaggi: i rincari
Il fatturato del solo latte vaccino è di 16,7 miliardi di euro all’anno, che valgono l’11% del totale del fatturato dell’industria agroalimentare italiana. Le famiglie spendono circa 21 miliardi di euro in latte di vacca. Nel corso dell’ultimo anno è anche aumentato l’export di formaggi e latticini. Ma tutto il settore è chiamato a trovare al più presto un nuovo equilibrio, considerando i dati allarmanti che arrivano dall’Istat. Latte e derivati hanno subito rincari di oltre il 4%. A ottobre 2022 i prezzi su base annua sono aumentati del 14,8%. I consumi per questi prodotti sono scesi del 3% nei primi nove mesi dell’anno. E le previsioni sono tutt’altro che rosee.
Secondo quanto prevede Confagricoltura, entro la fine del 2022 il prezzo di un litro di latte arriverà a 60 centesimi, in salita del 40% in più rispetto all’anno precedente. Con un aumento simile per l’industria della trasformazione e per i distributori, potremmo arrivare a trovare nei supermercati ad avere confezioni di latte da un litro che costeranno anche 3 euro. Un prezzo spropositato rispetto agli standard a cui siamo abituati, ma che rischia di concretizzarsi anche a causa della riforma della Politica agricola comune dell’Unione Europea, con un abbassamento progressivo dei contributi destinati alle aziende.
Gia due mesi fa è stato lanciato l’allarme sul prezzo del latte al supermercato, in procinto a inizio autunno di arrivare a 2 euro. Oltre a latticini e formaggi, anche la carne potrebbe presto subire ulteriori rincari senza precedenti.
Le riflessioni di Confagricoltura con i produttori di latte e latticini
Per questo i dirigenti dell’associazione hanno espresso a più riprese, nel corso del dibattito che si è tenuto alle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona, che tutto il settore deve necessariamente evolvere verso nuove direzioni. Per fare fronte alla scarsità di latte vaccino, ad esempio, una soluzione potrebbe essere quella di investire maggiormente nella produzione ovicaprina, che rappresenta un’eccellenza del nostro Paese in Europa .
L’Italia è infatti al primo posto per la produzione di formaggi a base di latte di pecore, al terzo, dietro la Grecia e la Spagna, per quella di latte ovino e al settimo per quella di carni ovicaprine. Assieme valgono circa 0,8 miliardi di euro, che incidono solo per poco più dell’1% della produzione agricola nazionale e per il 4,4% della produzione zootecnica. Ma si tratta di presidi essenziali, che contribuiscono all’occupazione in alcune aree vocate e alla crescita di tutto il nostro Paese, considerata anche la loro importanza per il Made in Italy e le produzioni DOP e IGP.
Lo sviluppo di questa filiera potrebbe essere cruciale per la sopravvivenza di tutto il settore. Ma non basterà da solo a entrare in una nuova era produttiva che dovrà fare importanti riflessioni, come ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, sui modelli nutrizionali e agricoli, sulla costruzione di economie di scala che vadano incontro al consumatore, sull’applicazione di scienza e tecnica e, soprattutto, sul tema della sostenibilità ambientale, e non solo economica. Poca apertura invece sul cibo sintetico, che come detto tante volte non ha mai incontrato il favore dei produttori tradizionali.