Inflazione, recessione, aumento dei tassi? Lagarde spiega cosa succederà

L'area euro finirà in recessione? L'inflazione continuerà ad aumentare o inizierà a diminuire? Cosa farà la Bce con i tassi di interesse? Ecco il piano di Lagarde

Pubblicato: 28 Febbraio 2023 11:12

Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Nessun Paese dell’area euro finirà in recessione quest’anno. Il 22 febbraio, in un discorso fondamentale per il futuro dell’Europa, la presidente della BCE Christine Lagarde ha chiarito che le proiezioni più recenti sia del Fondo Monetario Internazionale che della Commissione europea suggeriscono che quest’anno non ci sarà una contrazione dell’economia nell’Eurozona. Benché fosse prevista una recessione a inizio anno, ci possiamo quindi dire salvi?

L’inflazione complessiva è ancora “inaccettabilmente” elevata, ha detto Lagarde, ma è probabile che diminuisca a causa del calo dei costi dell’energia. I prezzi del greggio e del gas naturale sono già scesi ai livelli pre-pandemia. L’inflazione, senza considerare i prezzi dell’energia e dei generi alimentari, corre ed è attualmente ancora al livello più alto di sempre: a gennaio era del 5,3% per l’area euro nel suo insieme.

Quanto ha inciso la guerra in Ucraina sull’economia europea: il nodo sanzioni

A un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, l’Europa e l’Occidente hanno cambiato faccia ma sono rimasti uniti: “Il tentativo di Putin di turbare, disorganizzare e dividere gli europei è stato un completo fallimento. Perché gli europei sono rimasti uniti. La NATO è stata rafforzata. Abbiamo trovato fonti di energia alternative. Abbiamo notevolmente ridotto la nostra dipendenza dal gas e dal petrolio provenienti dalla Russia e l’Ucraina è più forte. Semmai gli europei hanno dimostrato solidarietà tra di loro” afferma Lagarde.

Diverso invece l’approccio alle sanzioni. Ciascun Paese protegge i propri interessi, e lo fa pesare in sede decisionale: l’ultimo pacchetto di sanzioni europee contro la Russia appena approvato, ad esempio, ha visto un aspro scontro tra le amiche si sempre Italia e Polonia sull’import della gomma sintetica.

La Commissione europea aveva suggerito di fissare un limite di quote all’importazione di questo materiale a 560mila tonnellate metriche, ma il compromesso non è per nulla piaciuto al governo di Varsavia, che ha presentato una sua controproposta sperando nell’ok di Italia e Germania, che invece volevano continuare a importare gomma dalla Russia. Alla fine, il compromesso è stato trovato: ok all’embargo all’importazione di gomma sintetica da Mosca ma con una deroga per il 2023: fino alla fine dell’anno, insomma, i Paesi Ue potranno importare al massimo 355mila tonnellate, meno dunque di quelle proposte dalla Commissione europea.

Dal pacchetto di sanzioni erano uscite in extremis anche anche altre due misure caldeggiate dall’Ucraina: le sanzioni al nucleare e al commercio di diamanti. Le prime non piacevano a tutti quei Paesi, Ungheria in testa, le cui centrali nucleari dipendono dalla tecnologia russa. La seconda, invece, non faceva dormire sonni tranquilli al Belgio, considerato che il porto di Anversa è tra i più “caldi” al mondo proprio grazie al traffico di diamanti in arrivo da Mosca.

Insomma, l’Europa è unita fino a un certo punto. Ma ora la preoccupazione massima per tutti i cittadini europei sono gli aumenti. Da un anno ormai l’inflazione è il tema. L’incremento incontrollato dei prezzi è stato in gran parte dovuto all’aumento del costo dell’energia e alle strozzature negli approvvigionamenti. Molti esperti hanno pensato (sperato) che si trattasse di una fase transitoria, come spesso accade con gli shock legati all’offerta. Ma poi è arrivata la guerra in Ucraina, la rarefazione dell’offerta di petrolio e gas e le stangate a cui abbiamo assistito impotenti. La guerra in qualche modo ha davvero cambiato tutto.

La Bce aumenterà i tassi di altri 50 punti a marzo?

Cosa succederà quindi nei prossimi mesi? La Banca centrale europea – ha spiegato Lagarde in una intervista rilasciata al giornale indiano The Economics Times il 27 febbraio – prevede di aumentare i tassi di interesse di ulteriori 50 punti base a marzo, ed è determinata a riportare il tasso di inflazione al 2%, mentre la politica monetaria – ha assicurato – sarà determinata da dati quali l’inflazione, il costo del lavoro, l’occupazione. Riportare l’inflazione al livello target è la cosa migliore che possiamo fare per la nostra economia, ha chiosato.

All’inizio di febbraio la Banca centrale europea ha aumentato i tassi di interesse di 50 punti base come previsto, e ha chiarito che li aumenterà ancora di altri 50 punti il mese prossimo, ribadendo che ce la metterà tutta a contrastare l’aumento generalizzato dei prezzi, che sta schiacciando le famiglie europee ed erodendo i loro risparmi.

I tassi di interesse devono aumentare per combattere l’inflazione, ma l’entità degli aumenti è qualcosa che appare difficilmente arginabile in questo momento. “Abbiamo dovuto prendere misure tempestive e significative. Nel dicembre 2021, abbiamo annunciato che avremmo interrotto i nostri acquisti netti di asset legati alla pandemia. Da luglio, abbiamo aumentato i tassi di interesse a un ritmo e con dimensioni senza precedenti. I tassi di interesse sono lo strumento più efficiente nelle circostanze attuali. Vi sono tutte le ragioni per ritenere che a marzo raggiungeremo altri 50 punti base. Dopo, vedremo. Dipendiamo dai dati” chiarisce la numero uno della Bce.

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Al momento, il mercato si aspetta che la Banca centrale europea alzi i tassi di interesse almeno altre due volte. Goldman Sachs prevede che la Bce completerà questo ciclo di rialzi dei tassi di interesse a giugno, portando il tasso di interesse del meccanismo di deposito dall’attuale 2,5% al ​​3,5%. Il tasso di interesse è ancora di 100 punti base. Ma ancora nulla è deciso.

Il Consiglio direttivo potrebbe quindi aumentare i tassi di altri 50 punti base anche dopo marzo? Lagarde non ha la sfera di cristallo, o non la vuole svelare: “Voglio vedere i nuovi dati e voglio sentire le opinioni dei miei colleghi quando vedono gli stessi dati. È su questa base che prenderemo la nostra decisione”.

Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea, ha affermato la scorsa settimana che c’è ancora molta strada da fare prima di sconfiggere l’inflazione e che riportare l’inflazione sotto controllo richiederà più risposte da parte della Banca centrale europea. Il presidente della Bundesbank tedesca Joachim Nagel ha messo in guardia dal sottovalutare la sfida dell’inflazione nella zona euro, affermando che sono necessari ulteriori, forti, aumenti dei tassi.

Lagarde: obiettivo è riportare l’inflazione al 2%

La Bce potrebbe però decidere di ridurre il ritmo degli aumenti dei tassi, ma, “se necessario”, Lagarde si dice pronta a ulteriori aumenti per riportare l’inflazione all’obiettivo Ue del 2% in modo tempestivo. “Ci vorrà quello che ci vorrà. Quello che so è che riporteremo l’inflazione al 2%. E vogliamo non solo riportarlo al 2%, ma mantenerlo in modo sostenibile. Dobbiamo aumentare i tassi di interesse a un livello sufficientemente restrittivo da riportare l’inflazione al 2% e mantenerli lì per tutto il tempo necessario per essere sicuri che l’inflazione ritorni al 2% subito. Quello che stiamo cercando di fare è adeguare la domanda. Valuteremo ad ogni incontro quello che faremo”.

Gli aumenti dei tassi hanno un impatto sui mercati finanziari, incalza il giornalista. In un discorso del 2015, in qualità di amministratore delegato del Fondo monetario internazionale, Lagarde aveva messo in guardia sulle conseguenze dell’aumento dei tassi di interesse.

“Per combattere l’inflazione, vogliamo che i nostri aumenti degli interessi passino al settore finanziario, comprese le banche. La mia speranza è che, poiché vogliamo che la trasmissione monetaria sia incanalata attraverso l’economia, le banche riflettano anche questi aumenti dei tassi di interesse nella loro remunerazione dei depositi” (i conti deposito stanno già realmente facendo guadagnare il +372%, come rileva uno studio dell’Osservatorio di SOStariffe.it e ConfrontaConti.it).

La presa di posizione della numero uno della Bce giunge dopo che due settimane fa la divisione di Vigilanza della Banca d’Italia aveva emanato un richiamo agli istituti di credito, che metteva nel mirino le modifiche unilaterali alle condizioni dei conti correnti e guardava anche agli interessi praticati sui depositi. Bankitalia ha proprio voluto bacchettare le banche, ricordando che la fase di normalizzazione della politica monetaria della Bce segue un lungo periodo di tassi di interesse straordinariamente bassi o negativi, che avevano già spinto alcuni istituti ad azzerare la remunerazione dei depositi o ad aumentarne gli oneri a carico dei clienti.

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A questo si aggiunge il problema della liquidità: con i costi dei conti correnti e dei prelievi alle stelle, il rischio di una contrazione e di una crisi di liquidità è tutt’altro che remota. Ma Lagarde appare sicura, definendo il sistema bancario “molto più forte”: i coefficienti patrimoniali, i coefficienti di liquidità, la leva finanziaria, tutto è “notevolmente migliorato”.

La Bce reinvestirà sui mercati finanziari solo parzialmente, a partire da marzo, ma lentamente, garantisce la presidente della Bce: gli investimenti diminuiranno in media di 15 miliardi di euro al mese fino alla fine di giugno 2023. Ma “i mercati sanno cosa aspettarsi. Possono prepararsi, e penso che lo faranno”.

Cosa sta funzionando nell’economia europea

Le buone notizie ci sono, però. Anche se non si percepisce ancora, l’inflazione nell’Eurozona sta diminuendo: è scesa infatti all’8,5% a gennaio, dal 9,2% di dicembre. C’è stato un forte calo dei prezzi dell’energia, in particolare del gas. Questa è una parziale inversione dello shock stagflazionistico che abbiamo avuto l’anno scorso. Questo shock di offerta è ottimo per il PIL e dovrebbe anche abbassare il tasso di inflazione, spiegano gli esperti della Bce.

Fortunatamente, dati alla mano, l’economia della zona euro è anche molto migliore del previsto, visto che ha registrato una crescita positiva nell’ultimo trimestre 2022, riducendo i timori di una recessione. Tuttavia, sebbene le prospettive suggeriscano che l’inflazione continuerà a diminuire, non si prevede che Bruxelles raggiunga l’obiettivo del 2% almeno fino al 2025.

Poi c’è stato l’allentamento delle strozzature commerciali, che dà respiro all’economia di casa nostra, in primis l’industria automobilistica. Anche la riapertura della Cina è un buon segno, dicono, perché la Cina è destinata a crescere di nuovo rapidamente quest’anno e questo dovrebbe stimolare la domanda globale di materie prime e la domanda estera per l’area euro.

Un altro “shock” favorevole lato domanda è rappresentato dal mercato del lavoro. “Ci sono continui aumenti dell’occupazione” spiega la Bce.

Cosa succederà all’economia globale: il ruolo della politica fiscale

Cosa aspettarsi per il prossimo futuro a livello economico globale? Se per anni il WTO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, è stato il “deus ex machina” che tutto decideva e tutto ispirava, probabilmente nei prossimi anni non sarà più così.

Uno dei nodi più intricati è senz’altro quello del rapporto tra Usa e Cina. “Spero che non si assisterà a un disaccoppiamento né nel commercio né nella tecnologia, perché danneggerebbe i vantaggi che possiamo trarre dal commercio” dice Lagarde. “E questo annullerebbe ciò che abbiamo ottenuto nell’ultimo decennio. Credo fortemente in un sistema commerciale ed economico che si basi su regole, e non su chi ha il braccio più forte per difendersi”.

Lagarde parla anche di politica fiscale: “Il principio generale nella situazione attuale è che la politica fiscale e monetaria non dovrebbero funzionare in modo incrociato. Perché, se la politica fiscale è troppo espansiva, se stimola troppo, la politica monetaria dovrà inasprirsi più di quanto farebbe altrimenti. Quindi ci deve essere un buon coordinamento. Stiamo cercando di farlo funzionare in questo modo in Europa, ma da noi è molto più difficile: abbiamo una Banca centrale e 20 autorità fiscali”.

La politica fiscale e la politica monetaria sono state completamente allineate durante la pandemia. I governi dovevano prendere decisioni fiscali per sostenere l’economia ed evitarne il collasso, e per prevenire fallimenti e massicci licenziamenti. la Bce ha reagito ai rischi legati alla pandemia per i prezzi e la stabilità finanziaria lanciando un programma di acquisto dedicato e fornendo prestiti mirati. Ma l’attuale contesto di alta inflazione è diverso. “Pertanto – conclude Lagarde – abbiamo aggiustato la politica monetaria ponendo fine agli acquisti netti e alzando i tassi. E siamo del parere che il sostegno fiscale debba essere mirato, personalizzato e temporaneo”.

Per rendere efficaci le politiche monetarie, la politica fiscale è essenziale. “Stiamo dicendo ai governi che dovrebbero assicurarsi che il loro sostegno fiscale sia temporaneo. Se, ad esempio, un governo sostiene le persone a causa degli alti prezzi dell’energia, se i prezzi dell’energia scendono, il sostegno dovrebbe essere ridotto. I governi dovrebbero indirizzare il loro sostegno alle persone che ne hanno più bisogno. E dovrebbe essere fatto in modo tale che le persone abbiano ancora un incentivo a ridurre il proprio consumo di energia. Quindi, temporaneo, mirato e su misura. Questi sono i tre principi fondamentali”.

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