Il discorso di Meloni al Consiglio europeo: cosa cambia ora per l’Italia

Debutto europeo per Giorgia Meloni, per l'ultimo vertice del 2022 tutto dedicato ai temi energetici, della guerra in Ucraina e della sicurezza

Pubblicato: 16 Dicembre 2022 09:27

Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Debutto europeo per Giorgia Meloni, per l’ultimo vertice del 2022 tutto dedicato ai temi energetici, della guerra in Ucraina e della sicurezza. Anche se la premier era già stata a Bruxelles da Presidente del Consiglio lo scorso 3 novembre per incontrare i vertici delle istituzioni Ue, ora, nel discorso alle Camere tenuto proprio in vista del Consiglio europeo, Meloni ha rimarcato quanto questo Governo sia “distante da un certo racconto disfattista, e interessato, che era stato fatto all’estero alla vigilia della sua nascita”, e la convinzione che l’Italia debba e possa giocare un ruolo da protagonista in Europa, nell’interesse dell’intera Unione ma avendo sempre, “come stella polare”, la difesa dell’interesse nazionale.

In una Bruxelles messa sotto sopra dallo scandalo Qatargate (qui i personaggi italiani coinvolti), incassato il via libera alla Manovra 2023, pur non senza aspre critiche, obiettivo del governo Meloni è “avere più Italia in Europa“, il che – spiega la premier – significa non limitarsi a ratificare le scelte a valle, ma contribuire a definire quelle scelte a monte, far sentire forte la nostra voce per indirizzare l’integrazione europea verso risposte più efficaci alle grandi sfide del nostro tempo e verso un approccio più attento ai bisogni dei cittadini, delle famiglie e delle imprese.

Il Consiglio europeo del 15 dicembre ha toccato grandi temi per l’Italia: l’aggressione russa all’Ucraina, la sicurezza e la difesa, l’energia, i rapporti con il sud dell’Europa, le relazioni transatlantiche, l’allargamento dell’Unione. “Si tratta di questioni apparentemente diverse tra loro che hanno invece un fondamentale aspetto in comune: riguardano tutte la sovranità strategica dell’UE, la sua capacità di garantire quella sicurezza e quel benessere socio-economico dei nostri cittadini che sono stati prima messi in discussione dalla pandemia e poi minacciati dalla guerra in Ucraina e dal domino di conseguenze che quella guerra ha causato, a partire dall’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia”.

Meloni si dice molto soddisfatta dell’accordo raggiunto in Consiglio, con l’approvazione attraverso procedura scritta, del pacchetto riguardante la tassazione minima delle multinazionali, l’assistenza macro-finanziaria all’Ucraina con garanzia sul bilancio UE, e l’approvazione del PNRR ungherese. “Ritengo che sia un grande successo essere riusciti a sciogliere un nodo politico così importante. Ho avuto interlocuzioni fruttuose con i Primi ministri di Polonia e Repubblica Ceca – ha sottolineato Meloni -, un incontro decisivo che di fatto ha sbloccato la situazione”.

Ucraina

Meloni ribadisce il fermo sostegno all’Ucraina contro l’aggressione della Russia. In coerenza con lo sforzo dell’Unione europea, della NATO e delle altre nazioni, il Governo ha ribadito il pieno appoggio a Kiev perché si faccia ogni sforzo diplomatico utile alla cessazione dell’aggressione da parte di Putin.

“Tra timidi segnali incoraggianti – come lo scambio di prigionieri o l’accordo sulla commercializzazione del grano e dei fertilizzanti ucraini (qui cosa prevede l’accordo e cosa succederà ai prezzi) – e continue azioni inaccettabili – come i deliberati attacchi russi alle infrastrutture civili – lo spazio di manovra per il cessate il fuoco appare oggi, purtroppo, assai limitato. Ma l’Italia sosterrà in ogni caso gli sforzi in proposito e, anzi, crede che l’Unione europea debba assumere su questo fronte un ruolo più incisivo, riappropriandosi della sua vocazione geografica e geopolitica a beneficio della sicurezza dell’intero continente”.

Perseguire questo obiettivo e assistere il popolo ucraino implica – puntualizza Meloni – che l’Italia contribuisca, anche sul piano militare, al sostegno europeo e internazionale all’Ucraina. E lo farà tramite lo strumento finanziario dello European Peace Facility, con il quale viene parzialmente rimborsato il controvalore economico degli aiuti militari ceduti a Kiev, sia attraverso la partecipazione alla missione europea di addestramento dei militari ucraini.

L’Italia è poi presente fortemente nella NATO con l’attivazione di misure di irrobustimento della difesa sul fianco est dell’area euro-atlantica. Partecipa a una serie di altri consessi promossi dagli Stati Uniti, come il Gruppo di Contatto Difesa Ucraina, nei quali vengono coordinate varie azioni a supporto di Kiev, non solo in termini di aiuti militari e umanitari, ma anche di cooperazione industriale, e anche con prospettive legate alla ricostruzione del territorio ucraino.

La nostra Difesa è impegnata, in questo momento, nel completamento delle consegne dei materiali del 5° decreto approvato a ottobre scorso, che dovrebbe ultimarsi entro dicembre, precisa la premier.

Sul fronte sanzioni, dopo il congelamento di 345 milioni di fondi e quasi 2 miliardi di euro di asset riconducibili a personalità sottoposte a sanzioni, pochi giorni dopo la previsione del massimale del prezzo del petrolio e degli oli di petrolio originari o esportati dalla Russia da parte della Commissione UE, sono iniziati i colloqui per la definizione del 9° pacchetto di sanzioni europee contro il Cremlino, che allarga le persone e i settori coinvolti.

“Certo le sanzioni sono dolorose per il nostro tessuto produttivo, ma hanno dimostrato di essere efficaci, poiché stanno avendo un indubbio effetto sullo sforzo bellico russo e svolgono un ruolo fondamentale per accelerare la fine del conflitto e portare a negoziati sostenibili”. Meloni ricorda quanto fatto per la raffineria Isab-Lukoil di Priolo, messa nelle condizioni di continuare a lavorare anche dopo il 15 settembre, data dell’entrata in vigore del divieto di importazione di greggio dalla Russia.

Poi il tema caldissimo dell’accoglienza ai profughi ucraini, che l’Italia continua a sostenere. Le registrazioni di protezione temporanea effettuate in Italia sono oltre 172mila, in larghissima parte donne e bambini. Ma c’è anche l’assistenza umanitaria, con il trasporto di oltre 66 tonnellate di beni.

Il Consiglio europeo è stato chiamato a ribadire anche l’impegno all’assistenza finanziaria e alla ricostruzione dell’Ucraina. La recente proposta della Commissione Europea di assistenza macro-finanziaria da 18 miliardi di euro per tutto il 2023 conferma la volontà di un sostegno “ambizioso e duraturo”. L’Italia ha partecipato con 110 milioni di euro di sostegno al bilancio generale e 200 milioni di prestito senza oneri. Secondo stime della Banca Mondiale e della Commissione europea, la ricostruzione dell’Ucraina richiederà 349 miliardi di euro.

Energia

Il Consiglio europeo è tornato a occuparsi anche dell’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia sulle economie europee, con l’obiettivo di far intraprendere all’Unione europea un percorso di sicurezza energetica, incentrato in particolare sulla gestione dei prezzi e sulla diversificazione rispetto alle forniture russe.

E al centro non può che esserci il nodo del price cap. L’Italia da mesi è in prima fila nel proporre il tetto dinamico dei prezzi del gas e dell’energia, posizione ormai condivisa dalla maggioranza degli Stati membri: pur con diverse sensibilità, hanno detto sì Belgio, Bulgaria, Croazia, Francia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna (qui cos’è e come funziona il price cap dinamico proposto dal governo Draghi, poi ripreso da Meloni).

“È dunque essenziale, per noi, che l’Unione europea, nelle more dell’approvazione dello strumento REpowerEU, avanzi rapidamente anche nel rendere disponibili, agli Stati membri, fondi europei per aiutare famiglie e imprese, e assicurando maggiore flessibilità sull’uso dei fondi di coesione non impegnati”.

I Paesi che hanno meno spazio fiscale – questo il ragionamento espresso da Palazzo Chigi – non vanno lasciati soli alle prese con lo sforzo economico per contenere l’impatto della speculazione sui prezzi del gas. E dai leader riuniti a Bruxelles alla fine arriva l’ok al price cap. Nelle conclusioni del vertice, i 27 Paesi invitano il Consiglio a finalizzare, il prossimo 19 dicembre, i lavori per l’approvazione del tetto, ma sulla definizione della soglia le trattative sono ancora in corso.

“Nella riunione della prossima settimana dei ministri dell’Energia si giungerà alla definizione piena di un accordo molto importante e positivo”, ha commentato il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, che sottolinea il ruolo “centrale” svolto da Meloni sia sulla questione dell’energia sia per quanto riguarda lo sblocco dell’accordo sulla Minimum tax, superando le resistenze dei polacchi; anche se – è bene ricordarlo – il progetto del price cap dinamico era del governo Draghi, e poi ripescato dalla squadra di Meloni. Prima dell’inizio dei lavori, la leader di Fratelli d’Italia ha visto i premier di Polonia e Repubblica Ceca, Mateusz Morawiecki e Petr Fiala, entrambi membri di spicco del Partito conservatore europeo di cui lei stessa è presidente, e questo senz’altro ha giovato.

Sicurezza alimentare

Al centro del Consiglio europeo anche la sicurezza alimentare globale e la “UN Black Sea Grain Initiative”, così come i corridoi di solidarietà europei. La solidarietà riguarda in questo caso sia l’Ucraina sia Stati e regioni del mondo colpiti duramente dall’aumento dei prezzi di prodotti alimentari di prima necessità.

“Contrastare la carenza di cibo è sicuramente un dovere morale dell’Unione, ma riguarda strettamente anche la sicurezza europea, perché saremmo direttamente investiti dalle conseguenze dell’instabilità dei Paesi africani in difficoltà alimentare. Non dobbiamo consentire che Putin utilizzi la carenza di cibo come arma contro l’Europa, come già sta facendo con il petrolio e il gas” attacca Meloni.

Sicurezza e difesa

Il Consiglio europeo si è occupato anche di sicurezza e difesa. L’impegno dell’Unione europea a sostegno dell’Ucraina ha visto l’Unione europea compiere un salto di qualità in direzione di una difesa comune, in complementarietà con la NATO, coerentemente con il ruolo storico e strategico delle relazioni transatlantiche per la sicurezza e la stabilità del continente. A marzo il Consiglio Ue aveva approvato la cosiddetta Bussola Strategica, sempre nell’ambito dei confini NATO.

Dal canto loro, gli Stati Uniti riconoscono all’Europa il ruolo di “partner di prima istanza” e il governo Meloni sostiene “con convinzione” una più stretta collaborazione tra Unione Europea e Alleanza Atlantica.

A far dormire sonni non certo tranquilli invece è l’Inflation Reduction Act americano, che prevede 369 miliardi di incentivi fiscali per gli investimenti e per la produzione di veicoli elettrici e batterie, di energia rinnovabile e relativo stoccaggio, di idrogeno rinnovabile e per la cattura e lo stoccaggio di anidride carbonica, per via dei potenziali effetti distorsivi e discriminatori verso le imprese europee che potrebbe generare, che aono sotto gli occhi di tutti. In questo senso, nell’ultima riunione del Consiglio commerciale e tecnologico UE-USA, si è creata un’apposita task force transatlantica per affrontare le eventuali storture derivanti dall’attuazione del provvedimento.

Allargamento Ue

Infine, il tema dell’allargamento dell’Unione europea. Con le crescenti tensioni nelle zone settentrionali del Kosovo a maggioranza serba, Meloni tocca anche il punto della stabilità del continente europeo che passa dall’allargamento ai Balcani occidentali.

“Una prospettiva di adesione credibile rimane il più potente strumento a disposizione dell’Unione europea per tenere le nazioni della regione ancorate ai nostri valori”. È questa la posizione che il Governo ha ribadito in occasione del Vertice Ue-Balcani dello scorso 6 dicembre a Tirana. In questo senso va l’apertura dei processi negoziali con Macedonia del Nord e Albania, e la concessione dello status di candidato alla Bosnia ed Erzegovina.

Migranti

Il Consiglio europeo ha aperto anche una discussione sui rapporti tra l’Ue e il cosiddetto Vicinato Sud, i Paesi del Nord Africa che anche stanno subendo le conseguenze della guerra in Ucraina. Con oltre 94mila arrivi, l’Italia, insieme ad altri Stati di primo ingresso in Europa, sta sostenendo l’onere maggiore nella protezione delle frontiere europee di fronte al traffico di esseri umani nel Mediterraneo.

La rotta del Mediterraneo centrale è stata considerata per la prima volta prioritaria in un documento della Commissione europea. “Serve un quadro di collaborazione basato su flussi legali e su un’incisiva azione di prevenzione e di contrasto di quelli irregolari, fermando le partenze e lavorando ad una gestione europea dei rimpatri” chiosa Meloni (qui cosa diceva a proposito del blocco navale).

Serve un maggior coinvolgimento dei Paesi africani “nella prevenzione e nel contrasto al traffico di esseri umani. Il fianco sud della sfida migratoria non è meno importante del fianco est, ci adopereremo perché i due fronti vengano affrontati con la stessa attenzione, cosa che non sempre è avvenuta fin qui”.

Occorre rafforzare la cooperazione con i Paesi del Mediterraneo nei settori al centro dell’attualità internazionale – energia, sicurezza alimentare e migrazioni – garantire adeguati finanziamenti a favore del Vicinato Sud, con la dovuta priorità allo sforzo comune contro la migrazione illegale.

Uno degli obiettivi principali dell’azione italiana nella regione euro-mediterranea è far evolvere la dimensione meridionale della Politica Europea di Vicinato, trasformandola in un vero e proprio “Partenariato mediterraneo” che non si esaurisca nella gestione delle crisi e che non si limiti a rapporti bilaterali.

Italia, insomma, sempre più snodo energetico, che colleghi tramite gasdotti – che in prospettiva dovranno trasportare idrogeno verde – ed elettrodotti la sponda sud del Mediterraneo con il resto dell’Europa.

Richiamando ancora il suo “piano Mattei per l’Africa” (abbiamo parlato approfonditamente qui di cos’è e cosa significa), Meloni ribadisce che in questa direzione va il recente via libera della Commissione Europea allo stanziamento di 307 milioni di euro per co-finanziare la nuova interconnessione elettrica tra l’Italia e la Tunisia, opera che sarà realizzata da TERNA e dalla società tunisina STEG, che costituirà un nuovo corridoio energetico tra Africa ed Europa, favorendo la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e l’incremento di produzione di energia da fonti rinnovabili.

Qui più info su cosa è stato deciso al Consiglio europeo del 15 dicembre 2022.

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