La pace in Ucraina sembra un orizzonte sempre più lontano, tanto sul campo di battaglia quanto su quello degli effetti economici della guerra. Uno dei settori più in crisi è senza dubbio quello dei carburanti, soprattutto in Italia, travolto da una nuova ondata di forte aumento dei prezzi a causa delle quotazioni dei prodotti petroliferi nel Mediterraneo. Una situazione che rischia di sfuggire di mano, vista anche la decisione europea sull’embargo al petrolio russo.
Di quanto aumentano benzina e diesel
Quotidiano Energia ha elaborato i dati comunicati dai gestori all’Osservaprezzi del MISE, aggiornati al 31 maggio. È emerso che il prezzo medio nazionale, praticato della benzina in modalità self, sale a 1,914 euro/litro (dai precedenti 1,902). Anche il diesel evidenzia un incremento simile, portando il costo a 1,831 euro/litro (dai precedenti 1,821).
Per quanto riguarda la modalità “servito”, per la benzina il prezzo medio aumenta invece a 2,049 euro/litro (da 2,037), mentre il diesel servito sale a 1,973 (da 1,963).
Il piano del Governo sulle accise
In questi mesi il Governo è intervenuto per porre un freno alla situazione, disponendo il taglio delle accise fino all’8 luglio. Secondo la sottosegretaria all’Economia Maria Cecilia Guerra, un nuovo intervento sulle accise statale è “molto probabile” per cui ci si chiede cosa succederà alla benzina ovvero al prezzo che continua ad essere elevato.
“Banalmente l’aumento dei prezzi fa anche aumentare il gettito dell’Iva, che non vogliamo mettere nelle casse dello Stato, ma lo utilizziamo per abbassare le accise e tenere calmierato il prezzo”, ha proseguito Guerra, ricordando che per l’energia “il Governo ha fatto già interventi per 30 miliardi di euro”.
Ora bisognerà però verificare se l’extragettito Iva sarà sufficiente a finanziare la proroga della misura e fino a quando. Finora l’amministrazione Draghi ha già varato due decreti ministeriali e due decreti legge, per un totale di 3,36 miliardi di euro.
Cronaca di una stangata: cosa dicono i dati
L’Unione Nazionale Consumatori ha commentato la situazione, auspicando che la riduzione delle accise venga innalzata “di almeno altri 10 centesimi di euro, superando i vincoli europei che scatterebbero per il gasolio”.
I dati ufficiali pubblicati del ministero della Transizione Ecologica “sono preoccupanti“, ha osservato il presidente dell’associazione Massimiliano Dona. “La benzina, nonostante l’intervento del Governo pari a 30,5 centesimi, da due settimane è tornata a prezzi superiori a quelli decollati dopo l’invasione dell’Ucraina”. Si parla di 1,869 euro al litro rilevati il 28 febbraio per cui si nota che benzina è aumentata anche con i tagli delle accise.
Per il gasolio “peggio ancora: non è mai sceso sotto i rialzi seguiti allo scoppio del conflitto, ossia ai 1,740 euro al litro”. Da quando è iniziata la guerra, il 24 febbraio, un litro di benzina costa oltre 3 centesimi in più (+3,552), per un rialzo dell’1,9% pari a 1 euro e 78 centesimi per un pieno da 50 litri. Il diesel mostra un incremento maggiore di 9 centesimi (+9,043), per un rincaro percentuale del 5,3% pari a 4 euro e 52 centesimi a rifornimento.
Costi maggiori per le famiglie
Rispetto a un anno fa, secondo il Codacons, per un litro di verde si spende il 20% in più e il 26% per il diesel. Per Federconsumatori, i rincari si traducono così in un aggravio di 264 euro per una famiglia che fa due pieni da 50 litri al mese.