Già a gennaio 2024 Federalberghi, in una audizione presso la Commissione Finanze del Senato, aveva evidenziato l’importanza di istituire la city tax al posto della tassa di soggiorno. Tale proposta nasce, come evidenziato dal Direttore generale della Federazione, Alessandro Nucara, dal fatto di aver individuato, in maniera fortemente iniqua, l’esercizio ricettivo come unico punto di prelievo nei confronti dei turisti, lasciando fuori da questo assoggettamento tutti coloro che visitano le città senza pernottare o che pernottano in alloggi non autorizzati.
Se chi soggiorna nelle strutture ricettive già concorre al pagamento delle imposte locali, diventa ancora più impellente sostituire la tassa di soggiorno assegnando ai comuni una quota del gettito Iva prodotto da tutte le attività turistiche, istituendo una city tax e distribuendo il peso del finanziamento del turismo, in maniera equa, su tutti i settori che ne beneficiano.
Una regolamentazione quadro avrà il compito di disciplinare uniformemente, su tutto il territorio nazionale, l’imposizione volta a finanziare, in maniera stabile, gli interventi a sostegno della riqualificazione dell’ecosistema turismo su tutto il territorio nazionale.
Indice
I principi della city tax
Per Federalberghi i principi cardine alla base di questo tipo di regolamentazione devono essere:
- la trasparenza, in quanto ogni Comune deve rendicontare incassi, spese e risultati
- la neutralità. Non è possibile gravare su solo alcune strutture ricettive, ma l’applicazione dell’imposta deve riguardare tutto il sistema
- la ragionevolezza. È necessario confermare 5 euro per persona come importo da pagare
- il coinvolgimento degli operatori nei momenti decisionali
- la semplificazione delle procedure
- la non onerosità della riscossione.
Un altro elemento che ha accentuato le perplessità e le paure delle associazioni di settore è stato il fatto che, come ribadito sempre da Federalberghi,” in occasione del Giubileo, sarebbe possibile, per i Comuni, incrementare imposta e contributo di soggiorno fino a due euro per notte, permettendo di destinare il gettito così ottenuto a finanziare anche i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti”.
La ricerca di un equilibrio delle finanze locali non può essere focalizzato solo su una tipologia di entrata, oltretutto così regolamentata.
Gli hotel come un bancomat
Il presidente di Federalberghi mette in evidenza che “gli hotel non possono continuare a essere visti con un bancomat. Al bisogno si alza la tassa di soggiorno. L’albergo non incide mai più del 27%. Se c’è da pagare un contributo non deve essere sborsato solamente dall’albergo o dal turista che soggiorna nell’albergo, ma deve essere pagato da tutte le attività economiche che beneficiano del turismo”. La city tax deve essere, quindi, pagata da tutte le attività che traggono beneficio dal turismo.
Il presidente di Federalberghi plaude, quindi, le scelte fatte dall’amministrazione di Venezia: “Siamo molto a favore del biglietto d’ingresso nella città perché parliamo di turisti che non lasciano nulla al territorio. Per noi le città d’arte sono musei a cielo aperto e quindi non è giusto che paghi solamente chi soggiorna nell’albergo con la tassa di soggiorno, ma anche chi le visita portandosi dietro il panino e restando un solo giorno. È come la tassa di sbarco a Capri”.
Su questo argomento è intervenuta ai microfoni di Rai Radio 1 la Ministra del Turismo, Daniela Santanchè, dichiarando che si sta riflettendo su questi argomenti e la necessità di affrontare queste tematiche appare ancora più evidente perché l’Italia è ormai “tutta turistica”. La tassa di soggiorno va ripensata e va rivisto il modo in cui spendere i soldi che derivano da questo gettito. La Ministra immagina “una vera tassa di scopo” di cui tutto il turismo deve beneficiare.
Gli incassi della tassa di soggiorno
L’Osservatorio Nazionale sulla Tassa di Soggiorno di Jfc, per il 2024, prevede, per quanto concerne gli incassi della tassa di soggiorno un incremento del +7,2% del gettito, pari a 846 milioni di euro. Per Venezia è stimato un incasso di 4 milioni 800 mila euro.
Per il 2023 l’incasso finale complessivo è stato pari a 790 milioni con un significativo +25,7% rispetto agli introiti del 2022. Tra le città d’arte quelle che hanno avuto i maggiori incrementi sono state:
- Firenze, 64,1%, pari a 69,7 milioni di incasso
- Roma, +36,7%, pari a 181 milioni di incasso
- Napoli,+33,2%, pari a 17 milioni di incasso.
Le località balneare che hanno incassato di più sono state:
- Rimini
- Sorrento
- Jesolo
Le località termali con il maggior incasso sono state:
- Abano Terme
- Merano
- Ischia
Per il segmento laghi e montagna:
- Peschiera del Garda
- Lazise
- Como
- Castelrotto
- Selva di Val Gardena
- Cortina d’Ampezzo.
La tassa di soggiorno
L’imposta di soggiorno, chiamata anche tassa di soggiorno, è un’imposta applicata nei confronti di chi soggiorna in strutture ricettive alberghiere o extra-alberghiere di determinate città italiane. L’ammontare della tassa di soggiorno varia da città a città a seconda dei regolamenti comunali. L’articolo 4 del d. lgs. n°23 del 14 marzo 2011 regolamenta l’imposta di soggiorno e chi ne ha diritto.
Non tutti i comuni possono applicare l’imposta di soggiorno, ma solo alcuni, ovvero “i comuni capoluogo di provincia, le unioni dei comuni, nonché i comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d’arte possono istituire con deliberazione del consiglio una imposta di soggiorno”.
La tassa di soggiorno è applicata dal beneficiario per far fronte alle spese relative ai servizi finalizzati alla manutenzione e al miglioramento delle strutture ricettive turistiche o di qualsiasi altra struttura adibita al pernottamento, ma può anche servire per sostenere il turismo locale o la manutenzione e il miglioramento del trasporto pubblico urbano. E’ dovuta per i soggiorni di qualsiasi durata.
L’importo dell’imposta di soggiorno varia in base al comune e in alcuni casi anche in base alle stelle degli alberghi e delle attività turistico-alberghiere. Gli ospiti possono pagare l’intero importo in contanti ai gestori delle strutture ricettive oppure in carta di credito all’arrivo oppure alla fine del soggiorno.
I Comuni mettono a disposizione una piattaforma digitale, alla quale accedere per effettuare il versamento della tassa di soggiorno. Nel caso in cui la imposta sia stata pagata in contanti e il Comune non preveda l’utilizzo di servizi che agevolino il versamento, lo stesso deve essere effettuato presso la tesoreria comunale del territorio.
Sono esentati dal pagamento della tassa:
- i minori di 14 anni
- i portatori di handicap e il loro accompagnatore
- gli studenti di qualsiasi università italiana o straniera con un programma approvato per soggiorni superiori ai 30 giorni
- i militari in servizio attivo.
Anche le esenzioni variano in base al Comune e sono spesso soggette alla presentazione di una certificazione appropriata.
La storia dell’imposta di soggiorno
L’imposta di soggiorno fu istituita nel 1910 per le stazioni termali, climatiche e balneari ed estesa nel 1938 alle località di interesse turistico. Fu abolita il 1º gennaio 1989.
Fra le motivazioni per le quali in Italia fu stata soppressa (art. 10, decreto-legge 2 marzo 1989, n. 66) vi è da annoverare anche l’occasione dei campionati mondiali di calcio del 1990. In quell’occasione si considerò che l’abolizione dell’imposta avrebbe consentito prezzi più bassi da parte degli alberghi e degli altri esercizi ricettivi durante l’evento e che vi sarebbe stata una maggiore competitività.
Fu reintrodotta nel 2009. La legge n. 42/2009 sul federalismo fiscale ha aperto in Italia nuovi scenari di autonomia per gli enti locali e in questo contesto il settore turistico è stato subito interessato al mutamento in atto. L’imposta di soggiorno è stata, infatti, reintrodotta nell’ordinamento italiano con i due provvedimenti seguenti:
- Il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78. Il Comune di Roma ha stabilito la possibilità di introdurre un contributo di soggiorno a carico di chi alloggia nelle strutture ricettive della città, da applicare in proporzione alla loro classificazione fino all’importo di 10,00 euro per notte.
- Il decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, che ha conferito ad altri comuni la facoltà di istituire l’imposta di soggiorno. I capoluoghi di provincia, le unioni di comuni ed i comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d’arte possono istituire, con deliberazione del consiglio, un’imposta di soggiorno a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive, da applicare, secondo criteri di gradualità in proporzione al prezzo.