Stellantis, Urso convoca un tavolo al ministero su scioperi e rilancio degli stabilimenti

Scioperi, cassa integrazione, incentivi e rilancio degli stabilimenti: sono i punti che saranno oggetto della trattativa fra Stellantis e il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso

Pubblicato: 21 Ottobre 2024 12:52

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Adolfo Urso convoca Stellantis per discutere degli scioperi, conseguenti al ricorso alla cassa integrazione, e per trattare il rilancio dei siti produttivi in Italia. Così ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy a margine dell’inaugurazione della Casa del Made in Italy a Milano.

Il tavolo Mimit-Stellantis

“È mia intenzione – ha dichiarato il ministro Urso – convocare oggi il tavolo specifico che abbiamo istituito con Stellantis, cosicché si possa entrare nel vivo delle richieste che il Sistema Italia nella sua unanimità ha fatto a questa azienda multinazionale. Mi riferisco alle mozioni parlamentari approvate con nostro consenso dall’aula di Montecitorio, così come allo sciopero che i sindacati insieme hanno realizzato venerdì scorso”.

E ancora: “Da tutti giunge unanime la richiesta a Stellantis di investire nel nostro Paese per dare orgoglio al Made in Italy dell’auto e noi sappiamo che si può fare. La risposta deve venire da loro, perché un’azienda multinazionale può e deve contribuire allo sviluppo e al mantenimento della filiera dell’auto nel nostro Paese”.

Lo sciopero

Lo sciopero dei lavoratori Stellantis è stato indetto il 18 ottobre in segno di protesta contro il calo della produzione, il ricorso alla cassa integrazione e la stretta sugli investimenti.

Nella stessa giornata dello sciopero, Stellantis ha comunicato ai sindacati il ricorso alla cassa integrazione ordinaria dal 14 al 27 ottobre nello stabilimento di Atessa e dal 14 al 20 ottobre nello stabilimento di Termoli. In entrambi i casi, il ricorso alla cassa integrazione è stato giustificato con il rallentamento del mercato.

Braccio di ferro Tavares-governo

Più volte il Parlamento italiano e il Governo Meloni si sono occupati del caso Stellantis. Gli attriti sono iniziati a febbraio, quando il ceo Carlos Tavares aveva giudicato del tutto insufficienti gli ecobonus sulle auto elettriche. “Se non si danno sussidi per l’acquisto di veicoli elettrici, si mettono a rischio gli impianti in Italia”, dichiarò Tavares.

Già in quell’occasione Adolfo Urso si dimostrò aperto al confronto, ma invitò i vertici di Stellantis a giocare a carte scoperte: “Se vogliono una partecipazione attiva ne possiamo sempre discutere, se ritengono che quello sia necessario ce lo chiedano e possiamo ragionare”.

Lo scontro è poi andato aumentando di intensità, fino a raggiungere l’apice nei giorni scorsi: durante l’audizione in Parlamento dell’11 ottobre, Tavares è tornato a richiedere incentivi per sostenere gli stabilimenti Stellantis in Italia. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha replicato con durezza: “Non è più in condizioni di chieder niente per come hanno mal gestito e male amministrato un’azienda storica italiana. L’amministratore delegato e la dirigenza di Stellantis dovrebbero chiedere scusa agli operai, agli ingegneri, ai tecnici, agli italiani e alla storia dell’auto italiana”.

L’ombra dei licenziamenti

Tavares ha replicato con un’intervista che apre all’ipotesi di chiudere stabilimenti in Italia, procedendo a licenziare: “Non dovremmo escludere nulla… Se guadagneremo meno, dovremo adeguare di conseguenza il nostro livello di investimenti e vedere se riusciremo a progredire con la stessa rapidità dei nostri concorrenti cinesi”. Stellantis, come detto, ha inoltre proclamando ulteriori ore di cassa integrazione.

L’origine del “male”, denuncia Tavares, è il costo delle auto cinesi (e in particolare di quelle elettriche) così basso da mandare fuori mercato i concorrenti occidentali.

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