I risultati delle Elezioni europee fanno aumentare l’incertezza e l’instabilità sui mercati internazionali. Reagisce male lo spread tra Btp e Bund tedeschi, che sale oltre i 140 punti in apertura come non avveniva da aprile. Alti i tassi di interesse sia per i titoli della Germania che per quelli italiani, rispettivamente oltre il 2% e il 4% di rendimento.
Male anche le Borse europee, che risentono dei risultati spesso avversi alle forze di governo di alcuni Paesi, in particolare Germania e Francia. Il presidente Macron ha annunciato lo scioglimento della camera bassa del parlamento e le elezioni anticipate. Male anche Piazza Affari, trascinata al ribasso da Stellantis dopo un avvio non lontano dalla parità.
Sale lo spread dopo le elezioni europee
All’apertura dei mercati i titoli di Stato italiani hanno aumentato nettamente la propria distanza da quelli tedeschi in fatto di rendimenti. I Bot decennali emessi dallo Stato hanno raggiunto il 4,04% di interessi, portandosi a 140 punti da quelli emessi da Berlino. Un risultato che non veniva registrato da inizio aprile e che segna una certa instabilità sia per quanto riguarda i mercati internazionali che la politica interna ed europea.
L’aumento del rendimento dei titoli di Stato è un problema per il governo. Una delle questioni maggiormente urgenti che l’esecutivo dovrà affrontare sarà la situazione debitoria italiana, che non rientra nei parametri europei. Non sembra possibile che possa essere eletta una Commissione molto diversa da quella che si è insediata dopo le ultime elezioni europee nel 2019 e di conseguenza è sarà complesso per Giorgia Meloni trattare su più flessibilità per i conti pubblici italiani.
Con ogni probabilità quindi il ministero dell’Economia e delle Finanze dovrà iniziare a lavorare a una cosiddetta manovra correttiva. Tagli alla spesa pubblica di fatto, che dovrebbero permettere allo Stato di cominciare una traiettoria di rientro nei parametri europei concordati per quanto riguarda debito e deficit. Il rendimento alto dei titoli di Stato, se troppo alto, può rappresentare un altro fattore di spesa e quindi una difficoltà aggiunta nel far quadrare i conti.
Borse in calo in tutta Europa: le conseguenze del voto
La vittoria dei nazionalisti ha mandato giù le Borse. Parigi è stata la peggiore, aprendo con un calo del 2% recuperare alcuni decimi durante la mattinata. Il risultato francese è stato tra i più clamorosi: Rassemblemant national, partito di estrema destra di Marine Le Pen, ha raccolto il 31% dei voti, più del doppio di quello del presidente Emmanuel Macron. Improvvisa rinascita dei socialisti, che dopo anni difficilissimi sfiorano il 14% al terzo posto per pochi decimi di punto percentuale.
Il risultato è stato così decisivo che Macron, subito dopo l’uscita dei primi exit poll, ha annunciato lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale, la camera bassa e più importante per poteri del parlamento francese. Questo non comporta un’elezione del presidente, che rimane in carica in Francia a prescindere dal sostegno del parlamento, ma potrebbe cambiare radicalmente la composizione del governo. La prospettiva di elezioni che potrebbero essere vinte in maniera schiacciante dall’estrema destra ha agitato i mercati facendo crollare i listini del Cac 40.
Apre in calo attorno al punto percentuale anche Francoforte. Il panorama politico tedesco si conferma completamente cambiato rispetto alle ultime elezioni politiche. Tutte le forze della coalizione di governo, Socialisti, Liberali e Verdi, hanno perso voti e sono stati superati da AfD, partito di estrema destra. Il vero successo è però quello della Cdu-Csu, la coalizione di centrodestra cristiana che per anni ha guidato il Paese quando era capeggiata da Angela Merkel. Dopo un periodo molto difficile in seguito all’addio alla politica della storica leader, il partito sembra aver riacquisito la sua posizione dominante.
Pur essendo ancora lontane, il risultato delle future elezioni tedesche preoccupa gli investitori in Germania. Il Paese ha faticato molto a riprendersi dalla crisi post pandemica, anche a causa del taglio delle forniture di gas russo che ha causato un aumento del costo dell’energia, proprio mentre venivano chiuse le ultime centrali nucleari.
Non rimane immune all’effetto delle elezioni europee anche la Borsa di Londra, che nonostante l’uscita del Regno Unito dall’Ue perde circa mezzo punto percentuale. Il Paese si sta preparando ad affrontare le proprie elezioni a luglio. Dopo un complesso periodo al governo, è previsto che i Tories, di centrodestra, calino fortemente lasciando con ogni probabilità spazio a un esecutivo di segno opposto, quindi laburista di centrosinistra.
Male anche Piazza Affari: pessimi risultati per Stellantis
Apertura da dimenticare anche per la Borsa di Milano. Nonostante i risultati delle elezioni in Italia premino i due partiti maggiori sia al governo che all’opposizione, rinforzando quindi lo status quo e dando stabilità al quadro politico del nostro Paese, i listini risentono molto di quanto accaduto nel resto d’Europa, specialmente per quanto riguarda aziende molto legate all’estero, come il gruppo automobilistico Stellantis, che ha una significativa parte della propria produzione industriale e delle proprie risorse in Francia.
Il Ftse Mib ha perso oltre l’1% del proprio valore in mattinata, e Stellantis ha fatto registrare proprio una delle peggiori performance in assoluto. Il listino sembra essersi attestato attorno al -2%, ma non è il peggiore in assoluto. La società di infrastrutture energetiche Sapiem ha perso oltre il 2,7%, diventando rapidamente il titolo peggiore della prima parte della giornata a piazza affari. Piuttosto male anche Tim, che sfiora il -2%, e i bancari con Banco Bpm e Mediobanca tra i peggiori.
Tra le uniche aziende che risultano in positivo a Piazza Affari questa mattina c’è Leonardo, la controllata dello Stato produttrice di armamenti e della difesa. Il valore delle sue azioni cresce di oltre un punto percentuale e mezzo, anche grazie alla sostanziale stabilità della Commissione europea dopo le elezioni. Nell’ultimo periodo infatti Ursula Von der Leyen aveva avviato un processo di investimenti e di integrazione nell’ambito della difesa europea. L’obiettivo era quello di spingere le grandi realtà europee del settore, come Leonardo, a collaborare per progetti che andassero a riempire i vuoti lasciati dalle forniture di armamenti all’Ucraina. In questo modo si sarebbe realizzata una maggiore integrazione degli eserciti europei e al contempo un rafforzamento dell’industria della difesa dell’Ue.