L’autunno che si appresta ad iniziare rischia di essere uno dei più difficili della storia recente del nostro Paese, almeno per quanto riguarda la condizione economica di cittadini e imprese. Dopo alcune settimane di spensieratezza in occasione delle ferie di agosto, gli italiani sono tornati alle prese con le difficoltà e le incertezze che hanno caratterizzato tutto il periodo estivo.
I fattori che mettono a dura prova l’Italia sono molteplici, ma l’aspetto che li accomuna è la violenza con cui stanno impattando sulle tasche delle famiglie e sui bilanci delle imprese. In particolare, a ritrovarsi in una situazione ormai divenuta insostenibile sono soprattutto le aziende medio-piccole e le partite Iva, che risentono in maniera devastante dell’aumento irrefrenabile del prezzo delle bollette per le forniture di gas e per l’energia elettrica, giunto a dei livelli mai visti prima negli ultimi anni.
Moltissimi ristoranti chiusi a Roma: ecco perché i gestori non riaprono dopo l’estate
I primi a denunciare l’impossibilità di continuare a lavorare sono stati gli imprenditori attivi nel comparto siderurgico, uno dei più colpiti a livello nazionale ed europeo. Decine di industriali hanno scelto di non riaprire i propri stabilimenti per le vacanze, optando per un ricorso massiccio alla cassa integrazione. Troppo alte le spese, dicono, descrivendo un quadro davvero drammatico: per i soli costi di gestione e per le utenze, le uscite sono quadruplicate rispetto allo stesso periodo del 2021, compromettendo già in partenza la nuova stagione.
Un altro settore che rischia di ritrovarsi con l’acqua alla gola è quello della ristorazione. Ebbene sì, anche il mondo del food, un’eccellenza del Made in Italy – motivo che ogni anno spinge milioni di turisti a calcare le nostre terre – sta attraversando quella che in molti hanno definito una vera e propria tempesta perfetta. Infatti, oltre alle bollette in aumento, titolari e gestori sono alle prese con l’inflazione record che ha portato il rincaro dei prezzi degli alimenti alcuni dei quali divenuti introvabili e quello dei canoni di affitto per i locali.
Ristoranti chiusi in tutta Roma, i titolari si fermano e prevedono la catastrofe
Soprattutto nei grandi centri abitati, i cittadini hanno iniziato a vedere tutto questo con i loro occhi. L’esempio principe è quello di Roma, dove moltissime serrande sono rimaste abbassate sia nel periodo di Ferragosto che nelle settimane successive. A lanciare l’allarme è la Fiepet Confesercenti, la Federazione italiana degli esercenti pubblici e turistici, che ha stimato come ben 30 ristoranti si siano ritrovati a chiudere nei soli primi dieci giorni di settembre.
“In tutto sono oltre 120 i ristoranti romani a rischio chiusura definitiva” spiega Claudio Pica, presidente della Fiepet Confesercenti capitolina. E anche chi è riuscito a rimanere aperto ha dovuto aumentare i prezzi dei piatti presenti nei menù, anche quelli tipici della cucina romana. “Solo per acquistare i prodotti necessari a preparare un’amatriciana ci volevano 3 euro, mentre oggi ne servono almeno 5,50″ commenta Pica, che aggiunge anche come tutto questo si stia ripercuotendo sui clienti: “allo stato attuale, a meno di 12 euro oggi un piatto simile si fa fatica a trovarlo al ristorante”.